Settimana molto movimentata per gli annunci relativi ai videogiochi: dopo la presentazione del nuovo DLC di Mortal Kombat 11 e lo story trailer dedicato a The Last of Us Part II, ieri è stato il turno di Microsoft che tramite l’ormai collaudata formula dell’Inside Xbox, ha dedicato una mezz’ora di live streaming ai giochi in uscita su Xbox One e la nuova Series X, la piattaforma di prossima generazione della casa di Microsoft. Tramite i suoi profili social il colosso americano ha preventivamente comunicato che questa presentazione avrebbe dato spazio ai titoli di terze parti e non a quelli degli studi interni che saranno annunciati e mostrati tramite le prossime puntate dell’evento chiamato Xbox 20/20 e che prevede dirette come quello di ieri a cadenza mensile fino al rilascio della console: niente Halo né Gears così come il prossimo titolo di Double Fine che parrebbe essere prossimo all’annuncio. Nonostante ciò fosse stato chiaro sin da subito la fanbase che ha seguito l’evento ha dimostrato un’enorme delusione nei confronti dell’evento, con il video della diretta su YouTube che nel momento in cui scrivo conta ben 22mila dislike contro i 17mila like, e a questo giro non si può dare troppo torto all’utenza: sia nei comunicati stampa di annuncio sia nel nome stesso della diretta su Mixer e su YouTube troneggia il titolo di questo Inside Xbox, ovvero “First Look Xbox Series X Gameplay” e sarebbe stato bellissimo vedere dell’effettivo gameplay dei 13 giochi annunciati, cosa che purtroppo non è avvenuta. O meglio, alcuni di questi trailer erano effettivamente dei gameplay trailer, ovvero mostravano delle sezioni di gameplay catturate (stando a quanto dichiarato) direttamente da un devkit di Xbox Series X, ma è facile comprendere che se il trailer più lungo fra quelli mostrati aveva una durata di poco più di 2 minuti diventa difficile percepire le potenzialità di questa nuova generazione di console che ci accompagnerà nei prossimi anni. C’è però un aspetto che secondo chi vi scrive va preso in considerazione: se da una parte la comunicazione diretta agli utenti è stata deludente, diversa è la lettura che si può fare dei messaggi che Microsoft ha voluto indirizzare alla concorrenza, nello specifico Sony che costituisce il principale competitor nella sfida in campo console. Ma prima di dirvi quale sia questo aspetto, vediamo quali sono gli annunci di questo Inside Xbox, ricordandovi che, nel caso voleste rivedere i trailer degli annunci, vi basta clickare qui oppure visitare il nostro canale YouTube.
La diretta si apre in maniera piuttosto inaspettata con il trailer di Bright Memory: Infinite, un titolo indipendente di produzione cinese e seguito di un gioco del 2019 passato in sordina e sviluppato da un’unica persona che si firma con lo pseudonimo di FYQD. Un po’ Crysis e un po’ Bulletstorm, questo FPS con elementi melee in realtà è stato uno dei pochissimi giochi ad esibire i muscoli durante questa presentazione, mostrando giochi di luce ed effetti particellari difficili da immaginare possibili per un gioco realizzato con un budget limitato. Speriamo solo che a questo giro l’autore non abbia commesso gli stessi errori del passato, quando si scoprì aver saccheggiato i modelli per il suo gioco da altri titoli. Secondo titolo della rassegna e prima produzione di rilievo ad essere mostrata è stato Dirt 5: il gioco di rally di Codemaster si presenta per la prima volta nella sua nuova incarnazione con un trailer che ha fatto intuire le atmosfere che si potranno respirare nel gioco, ma rivelando ben poco su quelle che saranno le sue feature e le novità rispetto ai precedenti capitoli. Subito dopo ci è stato mostrato un teaser di Scorn, un FPS a tinte horror nato come progetto Kickstarter e sviluppato da un team serbo con sede a Belgrado: le inquietanti immagini del trailer hanno rivelato un’ambientazione ispirata a due maestri dell’arte orrorifica, ovvero il polacco Zdzisław Beksiński e lo svizzero Hans Ruedi Giger, quest’ultimo noto per aver ideato il design dei celebri xenomorfi della saga di Alien.
È stato poi il turno di Chorus, gioco fantascientifico single-player prodotto da Deep Silver ne quale indosseremo i panni di Nara, una pilota di caccia stellari che insieme al suo fido veicolo, Forsaken, dovrà affrontare un viaggio di redenzione per lottare contro il culto oscuro al quale è legato il suo tormentato passato. Gli ambienti interni visti nel trailer e la direzione artistica mi hanno ricordato vagamente Control, ma da quello che si è potuto vedere credo che il grosso dell’avventura si svolgerà nello spazio profondo. È giunto poi il momento di Madden 21, uno dei videogiochi sportivi più celebri negli Stati Uniti e l’equivalente di FIFA per noi europei: mi scuserete se non so dare ulteriori dettagli sul gioco, ma capirete che dai pochi minuti di trailer visti faccio fatica a dire qualcosa di più di “è il nuovo capitolo dello sportivo di EA sul football americano”. Ho molto di più da dire invece sul prossimo gioco, Vampire: The Masquerade – Bloodlines 2: il titolo di Paradox in realtà sembrerebbe anche interessante e chi conosce il gioco di ruolo o il precedente capitolo di Bloodlines sa che i punti di forza di questo nuovo capitolo dovrebbero essere la narrativa e le tinte oscure che caratterizzano l’ambientazione di questo action RPG, ma all’interno di questa presentazione il gioco non ne è uscito benissimo. In una live in cui tutta l’attenzione del pubblico era focalizzata sulla resa grafica e sul gameplay dei giochi che avrebbero accompagnato il lancio di Series X, il trailer di Bloodlines 2 sembrava essere fuori luogo, sia per la resa di certi dettagli che lo fanno apparire tecnicamente sotto la media anche di questa generazione, sia per i volti e le espressioni facciali al limite dell’imbarazzante (e no, non parlo dei cadaveri con i sorridi uncinati). Diciamocelo, non si sta parlando di una release definitiva e se comunque il gioco dovesse rivelarsi valido gli si potrebbe anche perdonare il comparto tecnico datato, ma un titolo come questo non era da presentare all’interno di questo specifico evento.
Call of the Sea è un adventure-puzzle game in prima persona che narra le vicende di Norah, una donna degli anni ’30 che seguendo le tracce del marito scomparso si ritrova in un’isola del sud del Pacifico che nasconde dentro di sé numerosi misteri, pronti per essere svelati dal giocatore. I colori vivaci del gioco di Out of the Blue ben rappresentano le atmosfere esotiche dell’isola, ma nelle fasi finali del trailer si lascia intendere che Call of the Sea avrà una forte componente sovrannaturale nell’incedere dell’avventura. The Ascent è invece un RPG isometrico con elementi da twin stick shooter ambientato in un universo cyberpunk completamente controllato dalle corporazioni: le vicende iniziano quando queste corporazioni, denominate Gruppo Ascent, giungono al collasso e con esse l’intera società che cambia radicalmente. In The Ascent l’obiettivo sarà quello di aiutare i deboli difendendoli dagli attacchi degli uomini della Ascent e dalle gang ostili: caratteristica del gioco è quella di poter affrontare l’intera campagna da soli oppure in coop con altri tre amici. I polacchi di Bloober Team, autori di giochi come Layers of Fear e Observer, hanno annunciato The Medium, il loro nuovo horror psicologico incentrato sulla figura della medium Marianne: grazie ai suoi poteri, ella potrà viaggiare fra il mondo dei vivi e quello degli spiriti alla ricerca di indizzi che le permetteranno di risolvere il caso dell’omicidio di un bambino al quale ha assistito attraverso una visione. Fra le persone che hanno partecipato alla creazione del progetto spicca il nome di Akira Yamaoka, polistrumentista noto per aver composto le colonne sonore di una famosissima serie di videogiochi horror, ovvero Silent Hill.
Il nuovo gioco di Bandai Namco, Scarlet Nexus, è un action game che mi ha ricordato a tratti un’altra loro recente produzione, Code Vein, ma che stavolta ci immerge in un setting molto più sci-fi e ci mette nei panni di Yuito Sumeragi, un giardiniere ragazzo reclutato da un’organizzazione denominata OSF per combattere delle creature che attaccano la città. I poteri psionici di Yuito ed il loro sviluppo saranno indispensabili per sconfiggere i mostri che paiono essere delle chimere che ibridano parti di corpo umane e/o animali a… piante, alberi e mazzi di fiori. Prodotto e sviluppato da Avalanche Studios a.k.a. “quelli di Just Cause” (ma per i più smemorati sono anche quelli di Rage 2, titolo per il quale non avevo imbastito grandi lodi), Second Extinction è un FPS cooperativo a tre giocatori nel quale l’obiettivo principale è quello di debellare il pianeta Terra dalle creature che lo hanno colonizzato: i dinosauri. Perciò se vi manca sparare ai lucertoloni come accadeva in Turok e siete rimasti (giustamente) delusi dalla sua incarnazione del 2008, l’FPS di Avalanche potrebbe fare al caso vostro. Sorpresa della serata ma non troppo è stato il trailer di Yakuza: Like A Dragon: il nuovo capitolo della serie di SEGA non è il primo ad approdare su console Microsoft dato che proprio durante i primi mesi del 2020 sia Yakuza 0 che Kiwami sono stati pubblicati su Xbox One e inseriti nel Game Pass, ma si tratta comunque del primo gioco della serie ad essere rilasciato sulle piattaforme della casa di Redmond in contemporanea con l’uscita per PlayStation 4, o almeno per quanto riguarda il rilascio occidentale, dato che in Giappone il gioco è già uscito esclusivamente sulla piattaforma di Sony. Oltre a questo, Like A Dragon si differenzia dai titoli precedenti cambiando protagonista, setting e gameplay rivelandosi quindi un ottimo punto di partenza per i nuovi giocatori, oltre ad essere un ottimo prodotto per la redazione di Famisu che gli ha assegnato un 38/40. La diretta si chiude con quella che è la vera delusione di tutto l’Inside Xbox, il titolo che doveva mostrarsi in pompa magna e che invece a causa di scelte poco condivisibili da parte di Ubisoft e Microsft ha lasciato maggiormente l’amaro in bocca: parlo ovviamente di Assassin’s Creed Valhalla. Dopo aver visto BossLogic realizzare in live l’immagine di Eivor che funse da reveal del gioco (con la chat piena di persone che scrivevano “NORPG” e spoiler su The Last of Us), dopo il bellissimo teaser fatto come solo Ubisoft e pochi altri sanno fare che si chiudeva con i loghi di Xbox e Series X, ritengo fosse lecito aspettarsi qualcosa di più durante la livestream odierna rispetto al nuovo trailer di un minuto e mezzo denominato “gameplay trailer” ma che di gameplay di fatto aveva ben poco: non dico una sessione lunga quanto il resto della live, ma almeno un assaggio di quello che sarà effettivamente il nuovo Assassin’s Creed in modo tale da non rendere vane le aspettative di coloro che hanno seguito l’evento principalmente per un momento che non è mai arrivato.
Come già detto, questo primo episodio dell’Xbox 20/20 ha lasciato molti delusi per il suo potenziale sprecato, qualcuno è invece rimasto pienamente soddisfatto da ciò che è stato mostrato, mentre tanti altri (io compreso) hanno apprezzato ciò che hanno visto ma speravano in una presentazione più coraggiosa. Si può ipotizzare che questa sia il primo passo falso fatto da Microsoft all’interno di una campagna di marketing che sino ad ora è stata perfetta? Non sono completamente d’accordo perché se l’utenza non è rimasta particolarmente entusiasta, mentre guardavo la live non potevo non pensare al guanto di sfida che Microsoft stava lanciando a Sony. Partiamo da un presupposto: tutti i giochi presentati ieri erano anticipati dalla scritta World Premiere, ovvero quella dicitura che abbiamo già visto durante le conferenze dell’E3 con la quale Microsoft indica i giochi che hanno deciso di mostrarsi per la prima volta sul palco di Xbox, ma ciò non significa che siano titoli in esclusiva per Xbox o per l’ecosistema Microsoft, ed è stato poi confermato nelle ore successive all’evento che molti di questi 13 giochi usciranno anche su PlayStation 4 e sulla sua versione next-gen se non addirittura su altre piattaforme come Steam e Switch, (rimangono esclusi Scorn, Call of the Sea e The Medium che oltre ad essere previsti solo su PC e Xbox saranno anche presenti al lancio su Game Pass). Partendo da questa informazione, ci sono degli elementi che sono stati resi noti o confermati in questa live che mi fanno pensare che Microsoft stia giocando molto bene le sue carte relativamente ai multipiattaforma. La prima è sicuramente lo Smart Delivery, il programma ideato da Microsoft che permetterà ai possessori di giochi cross-gen in versione Xbox One di ottenerne gratuitamente una copia per Series X nel momento in cui passerà alla nuova generazione, a patto che quel gioco aderisca al programma. Fino a pochi giorni fa l’unico publisher che aveva dichiarato di aderire allo Smart Delivery è stato CD Projekt Red (confermando implicitamente una versione next-gen di Cyberpunk 2077) alla quale si è accodata Ubisoft, mentre ieri all’elenco si sono aggiunti importantissimi nomi dell’industria: Bandai Namco, SEGA e persino una insospettabile Electronic Arts. Se ben vi ricordate fra il 2013 ed il 2014 l’utenza di Xbox 360 non rimase legata indissolubilmente alla console di Microsoft, ma una buona fetta decise di buttarsi fra le braccia di Sony, un po’ perché la pessima presentazione della console a Los Angeles creò enormi problemi di immagine al brand Xbox e un po’ perché l’assenza di retrocompatibilità su entrambe le console non permise di creare una fedelizzazione fra brand e utente che senza la console della scorsa generazione non avrebbe potuto usufruire dei giochi in suo possesso. A questo giro entrambe le console sono retrocompatibili almeno con quelle della generazione precedente, pertanto la scelta di Microsoft di implementare lo Smart Delivery sui giochi cross-gen è un’ulteriore mossa per la fidelizzazione, per portare l’utente a decidere di rimanere legato alla piattaforma Xbox ed al suo ecosistema sapendo che non dovrà spendere ulteriori soldi per un porting con le dovute migliorie di un gioco che già possiede, non solo per i fist party ma anche per i multipiattaforma di terze parti: se Sony non dovesse adottare le stesse misure almeno per quanto concerne le sue esclusive come The Last of Us Part II (perché una versione PlayStation 5 di questo gioco non è una questione di sé, è una questione di quando) lo Smart Delivery potrebbe incidere sulle vendite dell’hardware durante i primi anni dal lancio. I rumor scaturiti da alcune dichiarazioni di Blake Jorgensen, CFO di EA, lasciano presagire che anche Sony si stia muovendo in questa direzione, ma in attesa di dichiarazioni ufficiali meglio riservarsi il beneficio del dubbio.
Il secondo elemento è la presenza di un gioco come Yakuza: Like A Dragon, titolo di stampo estremamente nipponico che non solo approderà in occidente su Xbox One e Series X in contemporanea con le versioni PlayStation 4 e 5, ma è anche uno dei giochi che presentava il sigillo di qualità di Microsoft, il logo “ottimizzato per Series X” presentato durante la mattinata di ieri, poche ore prima della conferenza. Non sappiamo ancora quali siano i miglioramenti dei quali beneficeranno i giochi riportanti questo badge, ma il fatto che anche SEGA come altri publisher nipponici stia proponendo su Xbox sia i suoi titoli vecchi titoli usciti originariamente come esclusiva PlayStation che quelli nuovi che diventano così multipiattaforma sin dal day one dimostra l’intenzione sempre maggiore di Microsoft di voler aggredire un territorio finora dominato da Sony e Nintendo. Non penso tanto al mercato nipponico, nel quale la divisione Xbox ha cercato di mettere il becco a più riprese fallendo ogni volta e dovendo ammettere lo strapotere della concorrenza, quanto conquistare quella fetta di pubblico occidentale costituita da amanti di giochi di stampo giapponese che hanno sempre visto PlayStation come console di riferimento per avere un’esperienza più completa possibile ed incline ai loro gusti (oltre che a Switch che brulica di questo tipo di giochi in esclusiva). Certo, per ora abbiamo visto solo grossi publisher far approdare le proprie serie sulla console di Microsoft, manca ancora quel sottobosco di giochi indipendente o a medio budget che hanno una certa visibilità solo nel mercato giapponese dove le regole sono completamente diverse e che non ricevono conversioni per piattaforme che non siano PlayStation o Switch perché considerati investimenti poco redditizi, ma il lavoro che sta facendo Microsoft sul suo catalogo di titoli nipponici mi è parso come una dichiarazione di intenti nel voler ridurre il più possibile il gap con la concorrenza anche su questo fronte. Infine i rinnovati rapporti con le terze parti sono la prova che anche su questo fronte Microsoft stia aumentando al sua influenza: ad inizio generazione, quando PlayStation 4 non aveva ancora lanciato le sue prime esclusive di spessore che arrivarono solo nel 2015 con Uncharted 4 e Bloodborne, uno degli elementi che permise a Sony di vendere così tante unità furono gli accordi di contenuti esclusivi o in anteprima per giochi multipiattaforma ed in alcuni casi anche bundle con console in edizione limitata. Non una tattica nuova nel mondo del marketing applicato ai videogiochi, ma ai tempi Sony fece un lavoro così ben studiato ed eseguito che riuscì a rafforzare enormemente l’immagine del brand PlayStation, pur non avendo un parco titoli in grado di offrire qualcosa di veramente differente rispetto a quello di Xbox One. Call of Duty, FIFA, Assassin’s Creed, Metal Gear Solid, l’allora neonato Destiny furono alcune delle molteplici saghe che hanno legato il loro nome a quello di PlayStation e adesso Microsoft sta cercando di battersi sullo stesso terreno di scontro: lo abbiamo visto con Sekiro il cui primissimo teaser fu mostrato durante la conferenza Sony del 2017 ma il reveal avvenne sul palco di Microsoft del 2018, lo abbiamo visto con Cyberpunk 2077 con la console dedicata e le comparsate di Keanu Reeves al Microsoft Theater e lo vediamo ora con Assassin’s Creed che (nonostante il deludente trailer di ieri) nel suo primo teaser non ha mostrato i loghi delle piattaforme concorrenti, quindi né quello di Stadia né tantomeno quello di Playstation 4 e 5. Insomma, Microsoft sta cercando di apparire agli occhi di Sony e dell’utenza come un temibile contendente: non che non lo fosse mai stata nelle generazioni precedenti, ma a questo giro oltre a proporre una sua strategia vincente come un servizio come il Game Pass e una console tecnicamente all’avanguardia, cerca di infiltrarsi anche in quei campi che Sony ha dominato incontrastata negli ultimi anni. Considerando quindi che il guanto di sfida è stato lanciato, la domanda è quindi la seguente: come reagirà Sony a queste mosse? Lascerà correre dando carta bianca all’avversaria o prenderà delle contromisure? E quando si decideranno a scoprire le carte di PlayStation 5?