Di Metal Gear Survive si è parlato davvero parecchio negli ultimi tempi. Per un super appassionato della saga di Metal Gear Solid come chi vi scrive, non è stato affatto facile riuscire ad accettare che un titolo dedicato alla sopravvivenza contro zombie e creature varie potesse portare il nome della saga di Kojima. Saga che per me, come sicuramente per molti altri, ha rappresentato qualcosa che ci ha accompagnato nella crescita come uomini e ci ha insegnato, fin da bambini, che i videogiochi potevano essere qualcosa in più di semplice divertimento fine a se stesso. Ma sono comunque riuscito in questa tabula rasa mentale, provando a valutare l’ open beta del gioco come se si chiamasse, semplicemente, Survive. Ed ecco quali sono state le impressioni.
Sopravvivere da survival, o morire da stealth game
Certamente devo ammettere una cosa. Ho giocato moltissimo a The Phantom Pain e, nonostante tutti i difetti di trama, ne ho apprezzato moltissimo il gameplay. E ho sempre immaginato come sarebbero stati quei meccanismi di infiltrazione, quasi perfetti, se associati a una modalità cooperativa con amici: organizzarsi su come abbattere un gruppo di nemici, utilizzare un difersivo, avanzare ad armi spianate raccontando momenti di trama non coperti dai capitoli principali, ma comunque integrati nella meravigliosa lore della saga. Questo poteva essere un Metal Gear Solid cooperativo. Si è invece inspiegabilmente optato per wormholes, timeline alternative e robe del genere, ma rimandiamo questo discorso all’uscita del gioco completo, dato che l’open beta si dedicava solo a testare la resa del multiplayer. Ed è un multiplayer che ci è apparso piuttosto solido in termini di puro design: i compagni potranno dedicarsi a diverse missioni di sopravvivenza, raccogliendo risorse, craftando armi e oggetti, e gestendo in comune ciò che si riuscirà a guadagnare. Man mano che si salirà di livello, starà alla squadra decidere su cosa investire: se puntare su armi più potenti, se portarsi addosso uno spropositato numero di barricate, anche in base alle diverse tipologie di nemici che si andranno ad affrontare (ognuno con resistenze diverse). Insomma, il focus sulla libertà di scelta e sulla necessità di far lavorare la squadra come un solo uomo è riuscita anche ad essere coinvolgente. Ma c’è un problema di base, che chiaramente rivaluteremo in sede di recensione: stiamo parlando della cronica mancanza di originaiità e idee davvero nuove. Fin dai tempi di Horde Mode in Gears of War avevamo avuto modo di apprezzare questo tipo di gameplay. Con il passare degli anni, però, questo genere si è evoluto drasticamente, portandosi a livelli con i quali Metal Gear Survive non dà l’impressione di poter competere. Ed è un peccato, perchè la struttura di base appare decisamente solida.
Anche le stelle muoiono
Dicevamo della base: il gameplay di The Phantom Pain. Questo è presente e si fa sentire, cosi come il Fox Engine e le meccaniche di shooting. Il feeling con il personaggio e con le armi (anche da mischia) è risultato infatti più che convincente. Le possibilità di crafting ci sono apparse davvero profonde e stratificate: sono infatti moltissime le armi e le strutture che è possibile costruire per riuscire a difendersi dalle orde nemiche. Nella nostra prova a 4 giocatori non ci siamo nemmeno avvicinati a scoprirle tutte. E’ possibile anche personalizzare in modo molto vario gli equipaggiamenti dei personaggi e la loro estetica, dando ad ognuno dei caratteri diversi: sarà infatti davvero difficile riuscire a realizzare soldati uguali tra loro, considerando la buona qualità dell’editor. E anche il primo impatto con il gameplay non ci era dispiaciuto. Avvicinarsi al punto designato cercando di non attirare l’attenzione, con qualche kill stealth e il supporto reciproco, metteva giù un presupposto che però viene inesorabilmente tradito nel momento in cui si entra nella fase di orda. Qui si torna a qualcosa di classico, scolastico, e drammaticamente già visto.
Si tratta comunque di aspetti che andranno certamente rivalutati in fase di recensione del prodotto completo. Ciò che la beta doveva testare, più che altro, riguardava la connettività e la stabilità del sistema online. E su questo c’è davvero poco da dire. Durante la nostra prova (su PS4 Pro) inviti, partite e tutto il resto si sono svolti in maniera assolutamente impeccabile. In totale assenza di qualsiasi lag o problemi tecnici di qualsiasi genere. Sotto quest’aspetto, la beta può certamente essere definita un successo. In termini meramente tecnici, il Fox Engine ha dato un’ottima impressione di solidità, con 60 FPS piuttosto stabili e molti nemici su schermo. Questo però ad un prezzo: siamo infatti ben lontani (finora) dalla spettacolare resa visiva di The Phantom Pain. Questo è anche confermato dal fatto che si sia scelto di oscurare gran parte della mappa con una nebbia desertica che ostacola la visuale. Più che una scelta di stile dovuta all’ambientazione “alternativa” ci è sembrato più un espediente per riuscire a non sovraccaricare troppo le console. Ma, tutto sommato, ci potrebbe anche stare.
Aspettative
- Sistema di crafting apparentemente molto profondo
- L’ottimo gameplay di base di The Phantom Pain
- Focus sul teamwork e sulla gestione delle risorse
- Connettività molto solida
Dubbi
- Manca drammaticamente di originalità e idee davvero nuove
- Il setting alla base delle trama non ha molto senso
- Togliete subito quel “Metal Gear” dal titolo
Versione Testata: PS4 Pro
Metal Gear Survive porta sulle spalle il peso enorme di un nome leggendario. Abbiamo provato ad analizzarlo dimenticandoci il titolo, e siamo anche riusciti a divertirci per un pò. L’ottimo gameplay di base di The Phantom Pain e l’enorme varietà nel crafting e nella gestione delle risorse di squadra non sembrano però bastare a coprire quello che sembra il difetto maggiore di quest’ultima creatura di Konami: la drammatica mancanza di idee davvero nuove. Ma si tratta di considerazioni che ci sentiamo di rimandare all’uscita del gioco completo, in sede di recensione. Per ora, testando ciò che l’open beta doveva effettivamente andare a mettere alla prova, possiamo dire che in termini tecnici il gioco appare decisamente solido, e apparentemente pronto a sottoporsi al giudizio degli utenti senza particolari problemi di connettività. Se siete fan di MGS e volete quantomeno dargli una chance, provate a immaginare che si chiami solo Survive. Quando però vedrete il cappellino “Diamond Dogs” su un soldato, però, sentirete per forza un brivido di rabbia…