Nel recente passato si è fatto molto parlare dei contratti di publishing di Epic Games, da molti lodati come magnifici, da alcuni criticati senza vere e proprie argomentazioni a sostegno, al punto da vedersi definire idioti da Rami Ismail.
Qui di seguito, vogliamo esaminare i motivi per cui tali contratti sono a tutti gli effetti quanto di meglio il mondo del publishing abbia da offrire agli studi di sviluppo.
Per cominciare, il contratto in questione offre un finanziamento completo dello sviluppo, e della campagna di marketing, nonché la gestione della stessa.
A seguire, i profitti derivati dalle vendite vengono divisi al 50% una volta recuperati i costi delle sopracitate operazioni a carico del publisher.
Al team di sviluppo viene lasciata piena libertà creativa, il che già da se vale moltissimo, e la proprietà intellettuale rimane di proprietà degli sviluppatori.
I contratti della concorrenza invece offrono anch’essi un finanziamento completo dello sviluppo e della campagna di marketing, nonché la sua gestione.
La prima fondamentale differenza sta, però, nella ripartizione degli utili, divisi al 20%-80% (o 30%-70%), in cui al team di sviluppo tocca la fetta più piccola e solo dopo che il publisher avrà recuperato i costi delle operazioni precedenti a suo carico.
Il publisher ha spesso diritto di esprimersi sulla forma dell’opera, privando a tutti gli effetti gli sviluppatori della libertà creativa, e non è garantito che la proprietà intellettuale rimanga nelle mani del team di sviluppo a lavoro compiuto.
Le differenze tra i due tipi di contratto è abbastanza palese: meno introiti, meno libertà e pochi diritti sulla proprietà intellettuale creata nei contratti standard.
Può andare anche peggio, poiché esistono contratti che includono i guadagni degli sviluppatori nei costi di produzione, e che quindi li tagliano totalmente fuori dai profitti derivati dalle vendite.
Infine, poiché non c’è mai limite al peggio, c’è anche l’eventualità che il publisher possa offrire una piccola fetta dei ricavi (20/30%) al team di sviluppo, lasciandogli libertà creativa ma non la proprietà intellettuale garantita, ma senza prevedere alcun tipo di finanziamento (se non forse parziale) dello sviluppo.
Va da se che, allo stato attuale delle cose, l’offerta di Epic Games faccia gola a moltissimi studi di sviluppo, e a ragion veduta.
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