Bel periodo, per The Witcher. Con una serie Netflix che infrange bellamente ogni record, i libri di Sapkowski nuovamente esauriti pressoché ovunque e un porting, quello di The Wild Hunt su Switch, capace ancora di stupire la massa a distanza di mesi dall’uscita, sembra che mai come negli ultimi mesi quel belloccio di Geralt se la stia spassando alla grande. Che CD Projekt non sbagli un colpo, del resto, lo sapevamo già da tempo – sì ok, hanno rinviato Cyberpunk, ma nessuno è perfetto: ecco perché è quasi ridondante sottolineare che Thronebreaker: The Witcher Tales, la nuova accoppiata CDPR e Switch uscita soltanto da pochi giorni, sia un’altra mezza bomba clamorosa. Anzi no, diciamocelo chiaramente: è la miglior versione dello spin-off dello strigo su cui potrete mettere le mani da qui a parecchio tempo.
Thronebreaker: The Witcher Tales, sin dal suo primo giorno di vita, si è dimostrato una mossa geniale dello sviluppatore polacco, abilissimo nel fondere un paradigma narrativo smisurato come quello di The Witcher ad un modello di gioco atipico, che mescola la visual novel e il Gwent ad un’avventura dal leggero retrogusto rolistico. Un punto di ingresso ideale per chiunque volesse avvicinarsi all’universo di Geralt di Rivia, che cela al proprio interno una complessità ludica comunque non indifferente. Non è infatti un segreto che quel maledetto Gwent sia tutto tranne che una partita a rubamazzetto: perché dunque non spingere ulteriormente l’acceleratore su queste meccaniche, cercando di trasporre combattimenti o altre situazioni squisitamente fantasy in un tavolo di gioco, pieno zeppo di carte animate? Detto, fatto: e tra missioni principali, enigmi a base di carte, side quest e altre mille diavolerie nascoste in una mappa di gioco tutto tranne che contenute, Thronebreaker: The Witcher Tales è pronto a ridurre a brandelli la batteria dell’Ibrida di casa Nintendo. E potete star certi che sì, ci riesce sin troppo bene.
Meve di Rivia (e pure di Lyria)
Thronebreaker: The Witcher Tales si snoda all’interno di un binario narrativo “parallelo” alla timeline principale della saga maestra, mettendoci nei panni della bellissima Regina Meve – protagonista, proprio malgrado, di una lunga serie di eventi più o meno funesti che mettono a serio repentaglio il di lei regno. Narrativamente parlando è evidente (e, permetteteci, pure riuscitissimo) il tentativo di CD Projekt di allargare la propria fanbase di affezionati, proponendo al giocatore una storia affascinante e schietta che si incastra a menadito in quell’ordito di tradimenti, segreti e pericoli a cui lo Strigo ci ha abituato già da una manciata d’anni. Lo stile grafico di Thronebreaker, il suo sistema di narrazione e ancor più la gestione dei numerosi dialoghi disponibili (localizzati, per l’occasione, in un italiano perfetto sia da leggere che da ascoltare) non possono che ricordare gli stilemi della Visual Novel: che di per sé non sarebbe un male così grave, ma non dimentichiamoci che, dietro ai mazzi del Gwent, c’è davvero parecchia sostanza.
Una sostanza che, da un lato, attinge alle meccaniche tradizionali del GDR occidentali, con missioni principali e secondarie (di vario tipo) indicate da appositi segnali sulla mappa e una progressione del personaggio, seppur basilare, articolata su uno skill tree basato sulla raccolta di oro e legname. Materiali presenti in grande abbondanza nei regni di gioco, utili da un lato a potenziare il nostro accampamento itinerante, dall’altro a sbloccare abilità della nostra protagonista o, già che ci siamo, a mettere le mani (grazie proprio all’oro) su carte speciali più interessanti della norma. La creazione del mazzo di carte perfetto rappresenta un aspetto di interesse primario nell’economia di gioco di Thronebreaker, anche se i giocatori di Gwent più smaliziati andranno a prediligere un set di carte più votate all’attacco diretto rispetto ad altri fronzoli più coreografici. Vale però la pena ricordare che, in questo spin-off, alle battaglie tradizionali “a mazzo libero” andranno ad affiancarsi sfide speciali con carte obbligate: ne consegue che, al netto delle preferenze personali, la progressione nell’avventura richiederà uno studio via via più attento delle frecce al proprio arco. Le regole base, lo ricordiamo, sono quelle del Gwent: saranno tuttavia numerosissime le varianti di battaglia, dove – ad esempio – dovremo impedire ad una carta nemica di spostarsi nel mazzo da sinistra a destra, oppure colpire l’intera armata nemica lasciando ciascuna carta avversaria con un solo punto vita. Questi round speciali, di norma, richiedono una soluzione che va ponderata con attenzione e che richiede sia una pianificazione oculata, sia un minimo di visione strategica per non incappare in errori grossolani – non a caso, si parla di enigmi veri e propri. Riuscire trasporre situazioni del genere in un semplice tavolo di carte, ancora una volta, è un risultato ai limiti del prodigioso ottenuto dai combat designer di CD Projekt: e al netto di un fisiologico periodo di rodaggio iniziale per i neofiti dl Gwent, fila liscio come l’olio anche nelle battaglie più serrate.
La carta vincente di CD Projekt per Nintendo Switch
Che Thronebreaker, in sostanza, funzionasse come un orologio svizzero lo sapevamo già dai tempi della nostra prima recensione: che funzionasse in modo cosi strepitoso anche su Switch potevamo solo immaginarlo. La direzione artistica di questo The Witcher Tales, un grazioso cel shading ricco di dettagli e dal forte richiamo al mondo delle miniature dell’universo fantasy, va a braccetto che è un piacere con la diagonale ridotta di Switch, che nella propria modalità portatile trova il terreno perfetto per combattere a fianco di Meve. Non che giocato in docked il titolo perda alcunché, anzi: ma è proprio la natura stessa del gioco e delle sue battaglie, tanto numerose quanto veloci, a rendere ideale il gioco in mobilità. Anche quegli aspetti che inizialmente abbiamo definito quasi da Graphic Novel vengono ulteriormente valorizzati dalla variante handheld, che tiene comodamente il confronto anche sul versante tecnologico se paragonata alle versioni “maggiori” per PC o console.
Il che porta ad un’unica, incontrovertibile deduzione: la versione Switch di Thronebreaker è la migliore attualmente disponibile sul mercato. Chiunque abbia già spolpato il gioco in ogni suo anfratto, magari, troverà relativamente difficile anche solo pensare ad un secondo acquisto del titolo CD Projekt (anche se, giocato in mobilità, state pur certi che Thronebreaker guadagna un sapore del tutto nuovo): ma se siete in quella frangia di giocatori indecisi, incuriositi dal Gwent e amanti del mondo di Sapkowski, da ora non dovreste più avere alcun dubbio.
PRO
- Gameplay azzeccatissimo e funzionale
- Una Visual Novel con elementi rolistici, imperniata su meccaniche riadattate di un card game…
- Ogni dannatissimo aspetto, su Switch, è impeccabile.
CONTRO
- Nessuna novità rispetto a quanto già disponibile su PC
- Qualche calo occasionale di frame rate, ma è davvero poca cosa.
Versioni disponibili: PC, PS4, Xbox One, Nintendo Switch
Versione provata: Nintendo Switch