Sembra strano doverlo dire ancora, eppure eccoci a ripetere il principio che uno sparatutto (e specialmente un Call of Duty) non diventa bello o brutto solo in base all’ambientazione. Fosse così bisognerebbe riservare ottimi giudizi a giochi come CoD Ghosts o Medal of Honor: Warfighter e dure critiche a Halo o Titanfall. Invece in ormai quindici anni di uscite annuali infatti si è visto come anche capitoli con ambientazioni contemporanee non fossero esenti da gravi difetti, pertanto il fatto che Infinity Ward sia tornata all'”usato sicuro” con Modern Warfare non è una garanzia.
C’è solo un capitano. Il Capitano Price
Call of Duty: Modern Warfare è a tutti gli effetti una reimmaginazione della serie da zero, pertanto funge da nuovo punto di partenza per un ciclo narrativo senza collegamenti al precedente. L’iconico Capitano Price ritorna come personaggio simbolo, impegnato a dare la caccia ai mandanti di attacchi terroristici londinesi, finirà per trovarsi al centro di un conflitto mediorientale tra locali ed esercito occupante russo.
Da questo punto Infinity Ward parte bene, pescando dalla geopolitica, da precisi eventi storici come l’assedio dell’ambasciata americana di Teheran del 79 o l’invasione russa dell’Afghanistan e il supporto dei servizi americani ai talebani, ma rimescolando tutto nell’immaginario stato dell’Uzkistan per inserire anche altri elementi a piacere, come le comandanti guerrigliere curde e i capi terroristi dediti alla comunicazione mediatica (come un certo sceicco saudita). Abbondano i momenti crudi e brutali, che puntano esplicitamente a turbare il giocatore, così come situazioni in cui la moralità dei personaggi si tinge di grigio, il tutto però presentato in modo non banale.
Dall’altro però sono presenti tante note stonate, con la solita approssimazione nella scrittura ormai tipica di Infinity Ward senza i suoi fondatori West&Zampella (basti ricordare in MW3, con la Russia che invade l’Europa e vengono chiamate le truppe americane a combattere nel vecchio continente).
Senza fare troppe anticipazioni, basti citare genericamente i cattivi che indulgono in inutili crudeltà “perché sono cattivi” (tipo la scena dell’interrogatorio con tortura al waterboarding, consapevolmente inutile col senno di poi), il comandante dell’esercito occupante che diventa una specie di despota alla Bioshock, tappezzando la città di manifesti con il suo volto in stile propaganda del culto della personalità, scafati agenti della CIA che si riscoprono romanticamente e ingenuamente idealisti.
Manca quindi la pulizia nella sceneggiatura, a causa di tante piccole sbavature che sporcano un’altrimenti buona trama, rafforzando invece l’idea che COD tratti il tema bellico con una facilità votata a strappare lo “WoW”, più che al voler essere credibile. (Ed è abbastanza curioso che quando Treyarch ha presentato una trama con colpi di scena ad incastro e doppie chiavi di lettura in stile Christopher Nolan, che ribaltavano il senso di tutti quanti gli eventi, nessuno se ne è accorto o l’ha capita. Allego referto come prova per gli increduli).
C’è una certa incostanza anche in termini ludici nelle missioni. Alcune di queste contengono le consuete fasi sparatutto, articolate in modo lineare ma denso di azione. Dall’altro invece ci sono diversi mini-livelli che durano poco, pochissimo e non servono ad altro che a contenere la rappresentazione di eventi particolarmente duri, intesi per suscitare più una reazione emotiva nel giocatore, ma che offrono ben poco in termini di durata e giocabilità (cito Piccadilly e l’appartamento di Tabula Rasa). Le fasi pseudo stealth, sempre a malapena abbozzate, diluiscono ulteriormente i momento di vero sparatutto. La durata complessiva della campagna si assesta sulle 5 ore circa giocata a normale, risultando a malapena in media con la serie, ma sicuramente molto più breve rispetto i passi avanti fatti nelle modalità in singolo degli ultimi capitoli.
Multigiocatore – tra esport, Battlefield e tradizione
Il multigiocatore invece presenta diverse novità. La prima è la modalità 2vs2 già presentata durante la prima Beta. In questa due squadre di due giocatori si sfidano utilizzando armi assegnate casualmente, ma uguali per tutti. Il ritmo e il modo di giocare tipici di Call of Duty qui vengono stirati e rimodellati alla maniera di un blocco di plastilina, creando qualcosa che sicuramente parte da una base che già si conosce, ma lo stravolge positivamente. Ogni ripresa può durare in media dai 10 ai 30 secondi circa, innalzando in modo vertiginoso l’adrenalina e comprimendo tutta la tensione che solitamente si spalma in una partita da 10 minuti. E’ molto facile che 2vs2 diventi anche una sotto categoria florida per la scena esport di Call of Duty, in quanto non solo risulta coinvolgente da giocare, ma anche avvincente da seguire come spettatore.
La seconda invece è la Grande Battaglia Terrestre, la quale proietta Deadmatch a Squadre e Dominio su mappe di estensione molto elevata, paragonabili a quelle di Battlefield e riempite anch’esse con mezzi corazzati, elicotteri ed altro ancora. L’inserimento di questa modalità risulta più compatibile con la formula classica, limitandosi ad espanderla, ma conservandone in modo pedissequo il funzionamento. Pur trattandosi di un’implementazione priva di originalità e solo per colmare la lacuna nei confronti del collega, Battaglia Terrestre si adatta senza troppi problemi di giocabilità.
Il competitivo classico presenta pure alcuni cambiamenti, introducendo un nuovo sistema di personalizzazione, diverso dal Pick 10, ma comunque attento ad evitare combinazioni troppo forti. Purtroppo la tardiva ricezione del materiale per effettuare questa recensione non ha permesso di soffermarsi così a lungo da poterne verificare minuziosamente l’efficacia nell’evitare di mettere a disposizione combinazioni di perk e armi troppo forti. Pertanto, pur constatando un bilanciamento generale buono, riservo un aggiornamento successivo qualora serva.
Discorso a parte per il bilanciamento armi e velocità di abbattimento. Il tempo richiesto per atterrare un nemico è complessivamente medio. Non troppo basso come era all’uscita di Infinite Warfare o in Advance Warfare, né troppo alto come in Black Ops 4. Questo da un lato ha livellato in positivo le armi automatiche, rendendo meno forti le mitragliette (che nei titoli con basso TTK risultavano molto più forti dei fucili d’assalto), ma ha anche indirettamente potenziato i fucili da cecchino, i quali ora sono molto più facili ed immediati ad usare. La rilevanza di questi ultimi però non è dettata tanto dalla loro efficacia in termini di statistiche, quanto dal design delle mappe (che ricordiamo si intende come strutturazione e non come design estetico).
Le arene di questo nuovo Call of Duty: Modern Warfare infatti sono molto elaborate, presentando numerosi anfratti, dislivelli e rialzamenti, ma anche parecchie aree che si prestano ad un abuso del camperaggio. In modalità come Deadmatch a Squadre ciò pesa di meno, in quanto l’azione è distribuita in modo libero lungo la mappa, tuttavia in partite di Dominio o Quartier Generale, dove ci sono zone calde che convogliano necessariamente i giocatori lungo determinati punti, si creano postazioni ad alto rischio di abuso da parte dei camperanti. Ci sono dunque diverse mappe che possono risultare godibili in alcune modalità, quanto più stucchevoli in altre. L’attenzione per la progettazione e la prova delle mappe nel comparto competitivo rimane ancora il punto debole di Infinity Ward come studio, per quanto il livello generale sia comunque molto superiore a capitoli come Ghosts e Infinite Warfare (che però c’è da dire, erano il punto più basso dell’intera saga di COD come map design).
Cooperativa – da Black Ops a Spec Ops
Chiudono le Spec Ops, in cui una squadra di soldati deve compiere alcune missioni che fungono da collante agli eventi della campagna. Le Spec Ops si articolano su quattro mappe di grande estensione, su ciascuna di queste verranno assegnati di volta in volta dei compiti secondari, come estrarre dei dati da un computer, salvare un ostaggio, scortare un convoglio o raggiungere un punto di estrazione. Tuttavia in ciascuna tutto si riduce a spostarsi da un punto all’altro e cercare di resistere alle ondate di nemici controllati dalla cpu. Manca quindi quel guizzo creativo delle vecchie Spec Ops, in cui bisognava affrontare delle micro-missioni, ma con assegnazioni leggermente più varie e fantasiose in termini di giocabilità. Nel complesso questa è una sezione cooperativa in cui si gioca una specie di partita contro i bot che mescola Grande Battaglia Terreste e Orda/Sopravvivenza. E’ sproporzionata però la difficoltà, per cui risulta proibitivo affrontarle da soli e anche in cooperativa a due possono risultare esageratamente ostiche, a causa delle ondate mal gestite con cui la cpu lancia gli antagonisti contro i giocatori.
Comparto tecnico – sinfonia in Bang minore per violini e mitragliatori
Teoricamente Modern Warfare dovrebbe sfoggiare un nuovo motore grafico. Il condizionale però si fa d’obbligo in quanto su console questo salto tecnico fatica a palesarsi anzi, mostra parecchi spigoli. In diverse sequenze infatti i volti dei personaggi subiscono cali drastici di dettaglio e con molta frequenza si caricano in ritardo le texture ambientali nelle fasi in gioco. Le animazioni stesse, osservando i movimenti dei personaggi nel multigiocatore, hanno ancora la medesima goffezza di quelle precedenti. Come non bastasse qui e là, fanno anche capolino asset riciclati in modo spudorato (come la piscina e l’albergo di Prypiat, importati con “copia incolla” da Modern Warfare 1 Remastered e piazzati nelle mappe delle Spec Ops). Su PC è molto probabile che la differenza invece si faccia sentire, ma forse la scarsa pratica dello studio sul nuovo motore non ha permesso loro di sfoderare un prodotto che sfruttasse a pieno la potenza aggiuntiva su console, la quale invece è stata più plausibilmente impiegata per gestire agilmente le mappe di dimensioni giganti, lasciando il resto a metà strada.
Ottimo il comparto audio, che riproduce minuziosamente gli effetti sonori come passi e spari, rendendo ogni partita in mutigiocatore un concerto di musica bellica, dove un’orchestra di soldati virtuali suona una sinfonia in Bang Minore per archi e fucili.
PRO
- Un passo avanti nella media delle produzioni della nuova Infinity Ward
- Quantità di contenuti piuttosto buona tra singolo, multigiocatore e cooperativa
- Alcune novità interessanti in chiave esport e pvp
CONTRO
- Design delle mappe nel multigiocatore abbastanza carente e incentivante il camperaggio
- Il nuovo motore grafico ha ancora delle incertezze su console
- Diverse sbavature nella scrittura della trama
Versioni disponibili: PC, PlayStation 4, Xbox One
Versione provata: PlayStation 4