Se avete vissuto il lancio dell’attuale generazione console, avvenuto durante il mese di Novembre 2013, ricorderete sicuramente le difficoltà incontrate dalla divisione Xbox al lancio e nel periodo successivo.
La visione di Don Mattrick non è mai andata a genio agli utenti, troppo ambiziosa forse, ma probabilmente troppo lontana dal concetto stesso di videogame domestico.
Quel TV, TV, TV inneggiato alla presentazione di Xbox One è stato uno dei motti più discussi, se poi ci aggiungiamo la connessione internet permanente per utilizzare il giochi e relativo retrofront da parte di Microsoft il disastro era praticamente annunciato.
Questa serie di eventi, unita alle decine di comparazioni dei vari titoli che evidenziavano i 900p e 1080p a favore della rivale Playstation 4 hanno praticamente spianato la strada a Sony che ha da subito conquistato terreno, grazie anche ai moltissimi utenti Xbox 360 passati a Playstation 4 a causa anche della perdita di fiducia nella divisione Xbox.
Ebbene, di fronte ad un scenario davvero poco felice, Microsoft è intervenuta passando lo scottante incarico di risollevare la divisione Xbox a Phil Spencer, in quale ha raccontato quelle fasi proprio in queste ore.
Il boss della divisione di Xbox durante un discorso tenuto in apertura del summit DICE 2018 Spencer ha raccontato le situazione post lancio di Xbox One, di seguito un estratto del suo discorso:
“Era ovvio che Microsoft avesse bisogno di un reboot, quando subentrai a Don Mattrick il morale era ai minimi storici, eravamo tutti enormemente frustrati di dover continuare a non centrare i grandi obiettivi prefissati. In qualche modo, sembrava che la reale innovazione fosse impossibile. E gli scontri interni e le fazioni erano così diffuse che persino la gente comune ci prendeva in giro”.
“Era passato un mese da quando avevo ottenuto l’incarico, quando ebbi l’opportunità di parlare a tutti nel team durante un meeting trovai un team immerso in un mondo di dolore, non avevamo fatto il nostro lavoro migliore con l’annuncio di Xbox One, il prodotto che avevamo sviluppato non stava rispettando le aspettative dei nostri consumatori, la nostra quota di mercato colava a picco ed era doloroso leggere tutte quelle notizie. In aggiunta, cosa più importante, il team pensava che la leadership fosse completamente sorda alle richieste dei nostri clienti.
Sapevo di dover fare più che limitarmi a comunicare la nostra strategia ai clienti, dovevo riguadagnare la fiducia del team. Quindi ho scelto di dire al nostro team alcune news riservate che non avremmo reso pubbliche per un paio di mesi. Migliaia di persone nel mio team sentirono quelle notizie quel giorno e la cosa incredibile è che non ci fu alcun leak. Non un solo tweet, non un solo post su un forum. Una milestone significativa nel nostro percorso di ricostruzione della fiducia tra i leader e il team”.
Queste dichiarazioni svelano quindi alcuni retroscena sul disastroso lancio di Xbox One, ma sottolineano la volontà (e le capacità aggiungiamo noi) di riuscire a risollevare una situazione tutt’altro che semplice.
Il leader di Xbox ha aggiunto inoltre che Microsoft “punta sull’inclusività” e che è suo specifico impegno “provare a fare meglio”, di seguito le sue parole:
“Credo sia compito del leader assorbire i colpi, assumersi personalmente la responsabilità. Tanto per essere chiari sulla nostra filosofia: chi siamo e cosa rappresentiamo”, osserva Spencer. “Proprio come la cultura rinnova Microsoft, credo che la cultura possa essere uno strumento con cui realizzare il vero potere e il potenziale del gaming”.
“Onestamente, i comportamenti tossici non fanno male solo al singolo, ma danneggiano l’intera industria”, ha proseguito Spencer. “Quando la tossicità si rivolge a uno di noi, e come se fosse rivolta a tutti quanti. Ecco perché sono rincuorato quando la nostra community si riunisce per parlare di azioni specifiche”.
Ma non è tutto, Spencer ha anche ribadito come una delle pecularità dei videogiochi è legata alla loro capacità di includere gli individui:
“È l’unica forma d’arte dove si vestono i panni di qualcun altro e si vede il mondo con i propri occhi. È l’unica forma d’arte dove ci si trova sullo stesso piano, a prescindere dall’età, dall’istruzione, dal censo, dalla razza, dalla religione, dalle convinzioni politiche, dal sesso, dall’orientamento, dall’etnia, dalla nazionalità o dall’abilità. Ecco perché il gaming può essere uno dei grandi equalizzatori e grandi unificatori per la società. Insieme, possiamo rendere il gaming espressione di un mondo che non ci limitiamo solo a guardare, ma che vogliamo anche cambiare”.
Se volete vedere la replica del suo intervento al summit DICE 2018 lo trovate nel video in testa alla notizia.