Wandavision è senza ombra di dubbio la serie del momento. La prima iterazione post-avengers affronta il dolore di Wanda Maximoff, imbastendo una trama per certi versi geniale, controversa e ricca di spunti. Ma noi parliamo di videogiochi, non di serie tv e sono stati tanti i titoli che ci sono venuti in mente guardando le nove puntate. Dalla dislocazione della realtà all’indottrinamento involontario dei personaggi fino ad arrivare alla collisione di due mondi. In questo episodio di Game & Watch esploreremo dunque quei titoli che, almeno in parte, mostrano affinità con la serie TV targata Disney.
We Happy Few
Il primo pensiero, guardando Wandavision, la sua realtà “inventata” e lo stato mentale dei personaggi che vi ruotano attorno è sicuramente volto a We Happy Few. Sebbene le tinte della produzione di Compulsion Games siano più Orwelliane, almeno nei termini dell’ordine e della soppressione, il parallelismo tra due realtà contrastanti, una fisica, l’altra indotta, rendono We Happy Few un candidato ideale per il Game & Watch. Se i tratti mistery di Wandavision ci portano a pensare infatti a produzioni come Bioshock (del quale parleremo più avanti ), lo stato mentale dei cittadini di Westview, privati del libero arbitrio, oppressi da una realtà inconcepibile e costretti a recitare un ruolo come vere e proprie marionette non può che alimentare quella parvenza horror che sfiora We Happy Few nelle sue trame quasi grottesche. L’unica differenza in questo caso è che i personaggi di We Happy Few non erano pienamente consapevoli del mondo intorno a loro, vivendo così in una completa illusione ed essendone parte integrante soltanto in maniera passiva.
BRAID
Nelle ultime puntate di WandaVision assistiamo ad un ribaltamento del punto di vista, alla rivelazione di alcuni dettagli sui personaggi protagonisti e non che ci fanno cambiare il modo di vedere la situazione e le intenzioni dei singoli personaggi. Questa scelta narrativa non è stata di certo vista per la prima volta in Wandavision: si possono citare diversi film che ne fanno uso, ma in ambito videoludico un ottimo esempio è quello di Braid. Il puzzle-platform di Johnathan Blow, basato sul potere del riavvolgimento temporale, inizia con il più classico degli incipit: il protagonista, Tim, deve salvare la principessa da un malvagio mostro. La lettura dei libri disseminati nel mondo di gioco ci cominceranno ad instillare dei dubbi relativamente alle intenzioni di Tim, fino a giungere al livello conclusivo nel quale tutto quello che avevamo creduto finora viene completamente sovvertito attraverso una sequenza completamente priva di dialoghi e basata su un level design sopraffino che rende Braid una vera gemma del panorama indie. Mi rendo conto di aver già detto fin troppo su questo gioco che va apprezzato in prima persona e l’uscita della Anniversary Edition su tutte le piattaforme nel corso del 2021 potrebbe essere una perfetta occasione per riscoprire il titolo.
BioShock
Quando si parla di due mondi, si parla implicitamente di Bioshock. Da una parte l’idilliaca illusione di una città senza Dio e senza Re di Andrew Ryan, dall’altra la disperazione, la dipendenza fisica e mentale ed il paradosso del capitalismo, troppo instabile per reggere alla pressione di una società perfetta. Le crepe nel fantastico mondo creato da Wanda ci hanno ricordato il tracollo di Rapture, della sua società e dei suoi valori. Il concetto di inferno dentro all’apparente paradiso, racchiuso all’interno dell’esagono intorno a Westview così come in fondo all’oceano, ignora quello che succede fuori dall’inquadratura della cinepresa. Un mondo di ideali che si scontra con una realtà decisamente più terribile e spaventosa. Bioshock è un capolavoro e su questo ci sono davvero pochi dubbi ed è forse quel fascino di sfavillante decadenza a giocare un ruolo decisivo, quel momento in cui qualcosa non funziona a dovere, anche soltanto per un attimo, un attimo capace di compromettere l’imponente struttura fatta di ideali, fantasie e sogni sulla quale si basa un mondo troppo bello per essere vero.
L’intro di Prey
Prey non è esattamente affine a Wandavision, lo sappiamo benissimo. Tuttavia non abbiamo potuto non pensare alla parte iniziale del titolo targato Arkane Studios e del mondo costruito intorno a noi, una menzogna fatta e finita. Abbiamo fatto presto a metterci nei panni di Visione che, come un novello Truman, affrontava il mondo di Westview giorno dopo giorno. L’introduzione a Prey, così come il discorso alla Tavola Calda ne Le Iene, è un piccolo gioiellino capace di staccarsi completamente dal suo contesto, brillando di luce propria. Se quella parte fosse stata presentata come una tech demo, un minivideogioco alla stregua di Ground Zeroes, sarebbe comunque stato fenomenale. Scoprire progressivamente il velo di menzogna che ci viene posto davanti, le crepe in un mondo tutt’altro che perfetto, il tutto con un ritmo ingannevole, spesso volutamente provocatorio ci ha fatto pensare a quel Visione inconsapevole, un attore della sua stessa vita costretto a mettere in discussione il tessuto stesso della sua realtà.
In conclusione, il mistero di Wandavision ci ha coinvolti, il mondo immaginato da Wanda Maximoff apre ad un mondo di possibilità. Non sono molti i videogiochi che reintepretano la loro stessa realtà, raggiungendo profondità di questo genere ma se vi è piaciuta l’ultima serie targata Marvel, non lasciatevi sfuggire i titoli che abbiamo citato.