Ci sono sviluppatori fuori dal tempo e dallo spazio, artisti in grado di lavorare su livelli differenti dal normale. Vanillaware è una di queste case di sviluppo. Qualità rispetto a quantità se vogliamo, rispecchia perfettamente quello che è la filosofia di sottofondo. Takafumi Noma, director del gioco, si vocifera abbia lavorato a Unicorn Overlord per ben dieci anni prima di arrivare alla sua conclusione. Un lavoro in sinergia con Nakanishi, amico di lunga data e seconda mente dietro al titolo. E se così fosse, se davvero Unicorn Overlord avesse sulle spalle dieci lunghi anni di sviluppo, dimostrerebbe ancora una volta che non seguire gli schemi, che prendersi il proprio tempo e realizzare le idee in maniera totale paga quasi nella totalità dei casi. Con tanta curiosità dunque, ci siamo apprestati ad esplorare le terre di Favrith e siamo pronti a raccontarvi quel gioiello splendente che è il nuovo titolo Vanillaware, nella nostra recensione di Unicorn Overlord.
Una narrativa stratificata
“Il diavolo non contratta” diceva la famosa canzone, e questo i giocatori lo potranno scoprire appena messo piede in Unicorn Overlord. Alain, giovane protagonista dell’avventura, è un figlio del destino, predestinato e caricato del peso di un regno che avrebbe voluto scoprire con i suoi occhi. Quello che invece si troverà davanti, è la ricostruzione di una pace e di un futuro per il continente di Fevrith, che il malvagio Valmore ha rubato quando ancora il giovane era poco più che un bambino.
Unicorn Overlord non inventa nulla a livello narrativo. Unicorn Overlord eccelle nel proporre la sua versione di un cult storico rappresentato da pietre miliari come ad esempio i vari Fire Emblem. Un mix di sotto-trame legate a doppio filo alla fortissima caratterizzazione dei personaggi. Siano essi principali o comprimari, l’avventura viene condita da piccole perle legate all’approfondimento di retroscena di vita di ogni persona che incrocerete sul vostro cammino. Anche la possibilità di esplorare il mondo di gioco in maniera libera, scegliendo a quale regione dare la priorità, aumenta quel senso di immersione che davvero permea ogni anfratto del titolo.
Al di là della trama principale, della storia legata all’Anello dell’Unicorno e alla salvezza del continente, è molto soddisfacente vedere la minuzia e la ricercatezza delle possibilità narrative derivanti ad esempio dal giustiziare o meno un vostro possibile alleato o nel creare un legame particolare con uno o più dei vostri commilitoni. Niente di innovativo nel racconto, ma un insieme perfettamente amalgamato difficilmente reperibile in opere recenti.
Micro e macro gestione: il gameplay
Punti chiave dell’opera sono l’esplorazione ed il combattimento. La prima è gestita come se fosse un enorme “open world”. Il continente di Favrith è esplorabile in lungo e in largo, con una discreta libertà fin dalle prime sezioni del gioco. Il giocatore potrà scegliere come e quando affrontare i combattimenti e solo in alcuni casi sarà vincolato a delle strade obbligatorie. Scegliere come e cosa fare vi permetterà dunque di gestire al meglio le risorse, sbloccare punti di interesse che miglioreranno le vostre truppe, i vostri equipaggiamenti e che rinforzeranno il vostro dominio del territorio. D’altronde siete pur sempre l’Esercito della Liberazione.
Essendo un titolo nettamente incentrato sulla guerra, ed avendo nelle sue radici una forte componente strategica, l’altro elemento principale, il combattimento è, senza ombra di dubbio, una delle perle del titolo Vanillaware. All’interno del campo di battaglia, una volta partito lo scontro, tutto sarà gestito in maniera automatica. Il vostro potere decisionale e la vostra impronta agiranno nelle fasi di preparazione allo scontro. Fondamentale sarà la gestione delle varie unità: chi e come dovrà combattere e, soprattutto, in che formazione. Il posizionamento sulla griglia a due righe da tre celle ciascuna è punto focale dell’esperienza. Subito dopo, per importanza, arrivano sinergie ed equipaggiamento.
Ogni personaggio ha una classe ben definita con vulnerabilità e vantaggio su altre classi. Ogni pedina ha poi una serie di abilità attive e passive, che aumentano con il livello, con l’esperienza in battaglia e con l’equipaggiamento indossato. Inoltre, ogni personaggio possiede un numero limitato di PA e PP con cui effettuare azioni attive in combattimento. Lo scontro finisce quando non si hanno più possibilità di azione o quando una delle due formazioni ha perso tutti i membri.
Un sistema complesso, che va approfondito e masticato più e più volte per capire e trovare le proprie sinergie. Non vi è una formazione migliore di altre, esiste quella più giusta per voi, quella che vi offre più efficacia ma anche più divertimento. Sbizzarritevi, sperimentate e provate, perché Unicorn Overlord è anche questo, soprattutto questo.
Un contorno avvolgente: la componente audiovisiva
Una volta fatto ciò, potrete anche tenere conto di una miriade di altri fattori come come la resistenza, il Valore, le trappole e i consumabili. Dovendo parlare anche dei difetti di Unicorn Overlord, segnaliamo come nonostante il bellissimo ed efficace tutorial, la gestione dell’interfaccia e la comunicazione con il giocatore ci sono sembrate un po’ macchinose ed anti-intuitive in specifici frangenti. Così facendo il tutto risulta un po’ meno fluido rispetto a quanto auspicabile.
Unicorn Overlord è anche tanto altro. L’opera di Vanillaware offre una colonna sonora maestosa, firmata da Mitsuhiro Kaneda, capace di accompagnare il giocatore in ogni momento tragico, divertente, epico o semplicemente come sottofondo durante l’esplorazione. Anche graficamente il gioco mostra una pulizia e una ispirazione artistica di livello assoluto, con uno stile che unisce il fantasy occidentale delle ambientazioni a un universo tendenzialmente più anime nei suoi protagonisti.
Animazioni fluide, effetti incredibilmente dettagliati e un diorama da esplorare e che, nonostante lo stile più minimalista, mostra i muscoli proponendo dettagli e minuzie da perfezionisti. Quello che viene proposto dai ragazzi di Vanillaware è un’opera senza tempo che unisce passato e presente in maniera sinergica e orchestrale. Ogni componente del puzzle risuona all’unisono e sembra essere stata posizionata con minuzia d’autore. Peccato solo per alcuni momenti in cui il gioco si perde troppo nei suoi menù, costringendo il giocatore a sessioni fin troppo esaustive di micro management.
La Recensione in breve
Giocare ad Unicorn Overlord è come trovarsi davanti ad un tramonto appoggiati al cofano della macchina, tra il caldo vento d’estate e l’armonica che sostiene il peso dei ricordi. Che siate nostalgici o neofiti, sappiate che il viaggio tra le fila dell’Esercito della Liberazione è uno di quei momenti che porterete dietro per tanti anni e che vorreste rivivere ancora e ancora.
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Voto Game-Experince