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Home»Notizie»Ubisoft: ex dipendenti sono stati accusati di aver molestato delle colleghe, legandole alle sedie

Ubisoft: ex dipendenti sono stati accusati di aver molestato delle colleghe, legandole alle sedie

Tre ex dirigenti di Ubisoft sono sotto processo in Francia con accuse pesantissime di molestie sessuali ed abusi psicologici.
Alberto RossiBy Alberto Rossi13 Giugno 2025
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Guillemot di Ubisoft
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Una serie di testimonianze scioccanti scuote l’industria videoludica: tre ex dirigenti di Ubisoft sono sotto processo in Francia con accuse pesantissime di molestie sessuali ed abusi psicologici. Le udienze, iniziate nel giugno 2025, rivelano un clima tossico protrattosi per anni negli uffici parigini dell’azienda. È il primo grande processo legato al movimento #MeToo nel mondo dei videogiochi, e potrebbe segnare un punto di svolta storico.

Come leggiamo su The Guardian, durante quattro giorni di udienze presso il tribunale di Bobigny, nella periferia di Parigi, ex dipendenti di Ubisoft hanno raccontato episodi gravissimi di violenze fisiche e verbali, spesso minimizzati o ignorati dai vertici dell’azienda. Tra le accuse più gravi spiccano quelle rivolte a Tommy François, ex vicepresidente dei servizi editoriali, che avrebbe legato una collega a una sedia con del nastro adesivo, spinta dentro un ascensore, e avrebbe costretto un’altra a fare la verticale indossando una gonna. Durante una festa aziendale, sempre François avrebbe tentato di baciare con la forza una dipendente, mentre altri colleghi la trattenevano. In un’altra occasione, in fiera negli Stati Uniti, una testimone racconta di essere stata afferrata per i capelli e baciata contro la sua volontà. Quando si è rivolta alle risorse umane, si è sentita rispondere di “non farne un dramma”.

Lo stesso François, secondo i racconti, avrebbe anche mostrato immagini del proprio fondoschiena su dispositivi aziendali, disegnato organi genitali sul corpo delle colleghe durante videocall e fatto battute sessiste quotidiane. Di fronte ai giudici, si è difeso affermando che si trattava di una “cultura dello scherzo” e che non avrebbe mai voluto fare del male a nessuno.

Accuse altrettanto gravi sono rivolte a Serge Hascoët, ex chief creative officer e figura centrale di Ubisoft. Avrebbe fatto affermazioni sessualmente esplicite durante riunioni, tra cui la proposta di “calmare una collega” facendo sesso con lei in una sala riunioni. È accusato anche di bullismo verso le assistenti, obbligate a svolgere commissioni personali durante l’orario di lavoro, come ritirare pacchi a casa sua. Ha negato ogni addebito, sostenendo di non aver mai avuto intenzione di molestare nessuno.

Il terzo imputato, Guillaume Patrux, ex game director, è accusato di molestie e comportamenti intimidatori. Le testimonianze raccontano di minacce simulate di violenza, come mimare pugni verso i colleghi, giocare con un accendino vicino ai loro volti fino a bruciare la barba a un dipendente, schioccare fruste vicino alle teste dei presenti e fare dichiarazioni minacciose sul portare armi in ufficio. Anche lui nega tutto.

Il procuratore Antoine Haushalter ha definito il processo “un momento di svolta per l’industria videoludica”, sottolineando come questi comportamenti fossero stati a lungo ignorati o insabbiati. Le prove raccolte sono state definite “schiaccianti”, e i racconti delle vittime descrivono un ambiente professionale sessista, umiliante e violento, in cui le donne erano ridotte a “pezzi di carne”.

Il giudice si è ritirato per esaminare le prove e formulare un verdetto, che sarà reso noto prossimamente. Il caso ha attirato l’attenzione internazionale e potrebbe segnare un punto di non ritorno per la lotta contro gli abusi nel mondo del lavoro, in particolare nel settore dei videogiochi.

In attesa di vedere l’evolversi del processo, ricordiamo che quest’anno non è in programma l’Ubisoft Forward.

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