E’ dalla pubblicazione di Remember Me del 2013 che Dontnod, la nota casa francese che ha lasciato il segno col bellissimo Life is Strange, cerca una dimensione in cui definire chiaramente la propria identità. Avviandosi verso più direzioni, da quella action di Vampyr fino a tornare nuovamente nel narrativo con Life is Strange 2 (un insuccesso) e a correggere il tiro con Tell Me Why parlando di tematiche socialmente scomode, lo studio francese ha tentato di sondare il terreno di ogni strada possibile da intraprendere, per trovare quella che meglio si adattasse al suo modo di raccontare una storia in termini narrativi e visivi. Twin Mirror, l’ultima fatica di Dontnod, finalmente inizia a definire con chiarezza il percorso: un po’ LiS e un po’ Vampyr/Remember Me, questo gioco sfrutta l’intreccio di elementi per creare un avvincente thriller narrativo. Curiosi del risultato finale, dopo anni di perfezionamento? Allora rimanete con noi di Game-Experience a leggere questa recensione!
Sam Higgs ed i suoi errori
In Twin Mirror vestiamo i panni di Sam Higgs, ex-giornalista investigativo nato e cresciuto a Basswood (cittadina fittizia situata in America, da qualche parte nel West Virginia). Sam si è allontanato da Basswood da un paio di anni per via di alcuni problemi personali: una fidanzata che gli ha rifiutato il matrimonio ma anche, e principalmente, l’attrito venutosi a creare in seguito al suo articolo sulla miniera che dava lavoro alla città. Sam ha difatti smascherato una rete di negligenze, errori e corruzione che è costata la vita (o gli arti) a molti dei lavoratori, facendo di fatto chiudere la fiorente industria mineraria che dava da mangiare ai cittadini. Nonostante alcuni gli siano grati per aver smascherato condizioni al limite dello schiavismo ed enormi mancanze nella sicurezza, a molti altri lavoratori perdere il lavoro non è piaciuto. Vorrebbero grattuggiare la faccia di Sam su una graticola, se potessero, ma il mite giornalista è fuggito con largo anticipo dalla cittadina per evitare di vedere la propria testa conficcata su una picca. Il problema è che nel farlo, ha tagliato di netto qualsiasi rapporto o relazione di amicizia che lo legassero a quel posto.
Il migliore amico di Sam, Nick, abita invece ancora a Basswood ed ha cercato di contattarlo fin dalla sua fuga, anche solo per un saluto, per fare due chiacchiere. Sam ha sempre rifiutato ogni telefonata, fino a quando lo chiamano e lui risponde, sì, solo per venire a sapere che Nick è stato vittima di un terribile incidente d’auto, lasciandosi dietro l’ex-moglie, la figlia adolescente Joan (a cui Sam era molto legato) e molti altri affetti.
Afflitto dai fantasmi del passato e dai rimorsi, Sam decide di tornare allora a Basswood per assistere alla veglia funebre del suo amico, scoprendo tramite Joan che non tutto di quell’incidente sembra tornare. A questo punto, al nostro protagonista non resta altro da fare che onorare il suo migliore amico svelando la verità che si cela dietro alla morte di Nick.
Una Basswood punteggiata di particolari e persone
Twin Mirror è un’avventura narrativa che rimane sostanzialmente invariata dalle esperienze passate di Dontnod, ma che aggiunge parecchi elementi e variabili che rendono la sua fruizione più complicata e coinvolgente per il giocatore. I brevi momenti iniziali mentre Sam torna a Basswood e durante la veglia funebre di Nick sono solo la prima delle molte occasioni che ci vengono date per sondare il terreno e prendere confidenza con un sistema di gioco velatamente più complicato dei precedenti. In Twin Mirror, il mondo di gioco è composto da macro-aree da esplorare in cerca di personaggi con cui dialogare, dettagli e indizi. Oltre ai classici dialoghi a scelta multipla ci troviamo davanti anche a veri e propri bivi narrativi scanditi da un tempo di scelta rapidissimo, dove nel giro di pochi secondi dovremo assumerci un’infinita serie di grosse responsabilità che poi avranno ripercussioni sull’intera trama del gioco. Non bastasse, le nostre risposte sono in grado di innescare molteplici cambiamenti nell’umore dei nostri interlocutori, rendendoli più o meno inclini a svelarci dettagli e indizi che ci potrebbero venire in aiuto successivamente durante le indagini. Ponderare bene le proprie parole può semplificare di molto il lavoro di Sam o, in caso contrario, vanificarlo con conseguenze devastanti.
La rosa dei personaggi che ci verrà presentata nel corso del gioco è molto ampia, ed ognuno degli abitanti può vantare di una caratterizzazione che va oltre l’essere una macchietta sullo sfondo della città, specie nel caso volessimo parlare con loro più dello stretto necessario. A tutti gli effetti, la cittadina viene caratterizzata dai suoi residenti e non l’inverso, come è sfortunatamente capitati in alcuni progetti di Dontnod dove l’ambiente risaltava molto più dei suoi abitanti. Per aiutarci a tenere traccia di ognuno di loro (e di come li abbiamo trattati, o di quello che hanno espresso in merito ad un determinato argomento) il gioco ci mette a disposizione il Diario, un semplice menù con tre schede richiamabile con la pressione di un tasto in cui vengono annotate automaticamente tutte le informazioni rilevanti e la progressione della storia – uno schedario mentale che mano a mano si andrà a riempire sulla base di quanto appreso dai dialoghi.
Sempre trattando della bontà dei personaggi, Sam risulta un alter ego molto ben definito ma al contempo largamente plasmabile dal giocatore durante l’avventura. Il nostro riflessivo giornalista ha una personalità complessa e ben sviluppata fin dal principio: il gioco ci permette di comprenderlo tramite le brevi osservazioni in cui si produrrà a proposito di qualsiasi elemento guardato, visualizzate su schermo sotto forma di testo. Per quanto sia un dettaglio trascurabile, dopo poco inizieremo ad essere sempre più curiosi di sapere cosa il nostro protagonista pensi di quello che lo circonda.
A limare il lato caratteriale più analitico di Sam e ad accompagnarci nella storia avremo anche il suo doppio, chiamato semplicemente Lui, una rappresentazione fisica “all’inverso” del protagonista che a quanto pare abita nella sua mente ed esiste solo in quel luogo, ma con il quale Sam può confrontarsi costantemente. Lui non è una minaccia; al contrario, sembra essere una sorta di guardiano dei pensieri del protagonista, una controparte più emotiva ed empatica che ci darà sempre un punto di vista differente su dialoghi, scelte e vicende, cercando di aiutare Sam nei momenti di criticità. Durante determinati momenti, Lui cercherà di indicarci il percorso giusto per uscire dai “guai mentali”, oppure ci suggerirà scelte alternative. Decidere quale indole seguire ovviamente muterà non solo la storia ma la crescita dello stesso Sam, a livello di interiorità e consapevolezza dei suoi rapporti con gli altri e con sè stesso.
La vera novità di Twin Mirror, a livello di gameplay, risiede nell’introduzione del Palazzo Mentale – un termine che sarà molto familiare a quanti hanno seguito e amato la serie televisiva di Sherlock Holmes (ma che sarà ben chiaro anche a chi ha seguito la serie di Hannibal, che fa spesso riferimento al Palazzo Mentale per esplorare e chiarire la psiche dei personaggi).
Il Palazzo Mentale è un costrutto mentale di Sam, un luogo pacifico ed immaginario in cui distaccarsi dalla realtà per analizzare situazioni ed elementi nella maniera più logica e oggettiva possibile, in modo da poterli ricollegare in maniera plausibile. In Sherlock era mostrato solo con l’uso di collegamenti visivi su schermo; in Hannibal era l’elegante studio di Lecter o il lago di Will. Qui il nostro protagonista lo vive (e lo vede) come un mondo cristallizzato, pieno di frammenti di ricordi fermi nel tempo da poter rievocare a piacimento.
Il Palazzo Mentale contiene infatti tutte le memorie di Sam e nonostante sia un luogo di pace, viene fortemente influenzato dalle emozioni e dallo stato d’animo del nostro alter ego, rivelandosi un potente strumento a doppio taglio. Se la pace viene infranta, il nostro tranquillo luogo di meditazione rischia infatti di trasformarsi in un labirinto che raccoglie ansie, paure e orrori prodotti dalla mente di Sam, ripetuti in loop infiniti. In questo caso l’unico che può intervenire per liberarlo è il suo doppio, che più di una volta cercherà di suggerirci la via corretta, intervenendo per “far uscire” Sam dal Palazzo Mentale così trasformato.
Fortunatamente, queste non sono le uniche fasi in cui potremo vedere e vivere il Palazzo Mentale. Al termine delle fasi investigative (abbastanza tradizionali a dire il vero, dove si raccolgono semplicemente delle prove sparse nell’ambiente in maniera non dissimile da altri titoli), Sam dovrà entrare nel suo palazzo per collegare in maniera logica ogni prova, scegliendo da alcune possibili deduzioni le ipotesi migliori, potendo vederne direttamente il risultato nella realtà per cambiarlo strada facendo. Quando troveremo il risultato corretto (non possiamo fare errori, solo provare e riprovare fino a trovare la soluzione) il gioco ci farà vedere in maniera diretta cosa è successo, mettendoci davanti non più ad una ricostruzione ma ad un vero e proprio flashback degli eventi vissuti da altri.
Twin Mirror nella sostanza migliora la struttura tipica dei titoli di Dontnod dandole una maggiore profondità, abbandonando la suddivisione a episodi tipica dei passati titoli a favore di una maggiore continuità della trama. Oltre a questo cambiamento notevole, Twin Mirror (ancora più del precedente Tell Me Why) si allontana completamente dai canoni tipici del teen drama, pur salvando la componente sovrannaturale che caratterizza l’intera storia, regalandoci un’ottimo thriller investigativo adulto e pieno di introspezione, che può risultare cupo e cinico come solo il mondo reale può essere.
Opera solida
Twin Mirror appare il titolo più curato di questi anni, dopo Remember Me e perfino superiore a Tell Me Why. Buona parte del suo fascino è dovuto alla componente tecnica e alle scelte cromatiche su cui Dontnod si è concentrata, ma anche all’Unreal Engine 4 che muove efficacemente tutti i personaggi della storia, modellati in uno stile realistico molto ben definito. Le animazione sono fluide e credibili ed i modelli sono ottimamente costruiti, specialmente a livello di espressioni: i personaggi riproducono con efficacia le proprie emozioni, evidenziate dai molti primi piani a loro dedicati. Anche se raggiunge quasi la perfezione sotto il punto di vista dell’animazione facciale, non tutte le espressioni sono perfettamente modellate, lasciandoci a volte davanti a personaggi che guardano in modo vacuo qualcosa. Comunque, ogni cittadino di Basswood in Twin Mirror vive di vita propria e si comporta a prescindere dal lavoro del protagonista, contribuendo all’immenso lavoro di caratterizzazione della città. Basswood sembra quasi permeata da un’atmosfera triste, melanconica e imperscrutabile, che ricorda sotto molti punti di vista la celebre serie Twin Peaks. Purtroppo a livello sonoro l’intera opera passa inosservata, non riuscendo a raggiungere i fasti di LiS, ma comunque accompagnandoci nelle esplorazioni con tracce che non annoieranno gli ascoltatori. Gli scambi tra Sam e i comprimari a livello recitativo sono ottimi, ben scritti e realizzati, sebbene si prendano il loro tempo per svilupparsi – spezzando relativamente poco il ritmo del racconto. La durata del titolo e all’incirca di 7 ore, ma Twin Mirror offre un certo grado di rigiocabilità grazie ai bivi e alle molteplici scelte davanti a cui saremo posti. La lingua del titolo è in inglese, ma abbiamo a disposizione i sottotitoli sia per le voci che l’interfaccia, ovviamente in italiano.
Piattaforma: Pc (via Epic), Playstation 4, Xbox One
Pegi: 18+
Longevità: 7 ore
Sviluppatore: DONTNOD Entertainment
Editore: Bandai Namco Entertainment
Lingua: completamente localizzato in Italiano
Anno: 1 dicembre 2020
Tipologia: thriller, narrazione, avventura
La recensione in breve
Twin Mirror è un titolo intelligente, affascinante, capace di raccontare un thriller psicologico ambientato in una provincia americana concentrandosi sopratutto sulle relazioni che abbiamo con esse. Il protagonista con con la sua forte caratterizzazione fa da solo il 70% del gioco: un giornalista nonchè investigatore dalle spiccate abilità deduttive e dalla mente tanto limpida quanto fragile, con alle spalle il peso degli errori compiuti, si adatta alla perfezione alle novità nel gameplay e alle scelte originali sperimentate qui - dalla raccolta di indizi fino all'addentrarsi nelle proprie profondità psichiche alla ricerca di errori, incongruenze e perchè no, di sè stetto. Twin Mirror è a conti fatti un progetto finalmente maturo, che traccia la strada intrapresa da Dontnod già iniziata con Tell Me Why. Forse non sarà il migliore del suo genere e nemmeno gli mancherà qualche difetto, ma è il netto punto di congiunzione tra quello che è stato fatto e quello che d'ora in poi farà la casa produttrice. Tutto sta nel vedere, in futuro, come si muoveranno gli eventi con altri titoli.
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Voto Game-Experience