The Pathless è l’ultimo lavoro sviluppato da Giant Squid, studio che per chi non lo sapesse ruota attorno a due nomi, quello del creative director Matt Nava e quello del compositori Austin Wintory, già in precedenza partecipi di quel piccolo gioiello chiamato Journey.
Da quella uscita nel 2012 ad oggi, c’è stata una piccola esplosione nella produzione di titoli narrativi guidati da ritmi lenti, quasi meditativi, e da un’estetica maestosa. Abzu di Giant Squid ne è l’esempio perfetto. The Pathless ripropone quella formula, offrendoci però una tensione continua che si sviluppa sottopelle, molto meno tranquilla dei suoi predecessori. Curiosi di scoprire com’è nella nostra recensione di Game-Experience? Allora, buona caccia!
La storia inizia in una terra lontana lontana…
The Pathless è la storia della Cacciatrice, sbarcata dal mare ad una spenta spiaggia di un’isoletta ornata di statue che accolgono i viaggiatori, simboli di un antico popolo e monito del tempo che passa inesorabile. La Cacciatrice vive in un mondo divorato dall’oscurità che sembra essersi espansa proprio a partire dall’isola, un luogo dove vivi e anime si incontrano: molti sono andati per cercare di domare la minaccia, ma nessuno è mai tornato. Unica sopravvissuta della sua stirpe, la protagonista onora questi luoghi, ed il suo compito quasi disperato è scacciare lo Sterminatore di Dei e con lui le creature ormai dissacrate in modo irreparabile, ristabilendo luce e vita in un mondo dove regnano solo caos e morte.
In movimento continuo
L’atmosfera in The Pathless inganna facilmente gli occhi: laddove il mondo sembra vivido e vibrante nei colori, il costante senso di oppressione ci ricorda invece costantemente della presenza delle pericolose creature che vi si sono stabilite. Eppure la nostra protagonista non è mossa dalla violenza fine a sè stessa, quanto dall’intento di onorare le memorie di un passato e salvarle dalla decadenza: lo ricorda costantemente nella sua urgenza di muoversi e anche in quella (necessaria) di uccidere. La Cacciatrice è rapida, sinuosa e detta il ritmo dell’intero gioco con corse, scatti interrotti da salti a mezz’aria, sospinti solo dalla sua forza interiore, il suo Spirito. Quest’energia che la alimenta si esaurisce velocemente, ma può essere recuperata altrettanto rapidamente colpendo i bersagli che fluttuano in tutta l’isola in cui è ambientato il titolo. Il gioco non ci richiede di avere una mira buonissima, ma di lavorare in maniera ritmica e precisa, facendo tendere l’arco alla protagonista solo del necessario per stabilizzare la traiettoria della freccia prima che questa arrivi automaticamente dal nemico. Considerato che The Pathless è un gioco dove salti e planate si ripetono senza fine in concatenazione, come un flusso continuo, sparare ai bersagli a mezz’aria sarà di vitale importanza per ottenere maggiori altezze e una maggiore velocità di corsa. Il movimento e la mobilità sono padroni delle meccaniche di gioco in un’isola gigantesca, con punti di interesse che spesso si trovano a grandi distanze tra loro, ed il titolo si muove esattamente in questa direzione, cercando di rendere le lunghe traversate una gioia per gli occhi e di dargli un senso. Nella continua ricerca di avversari (nostra e della Cacciatrice) potremo sfruttare anche il compagno animale della protagonista, l’aquila, che ci aiuterà a planare o a guadagnare l’altezza che ci serve. Scivolare e alzarsi in aria aiutati da Aquila, combinando la traversata terrestre a quella aerea e sparando a qualche bersaglio nel mentre, è l’aspetto più interessante del gioco e permette di attraversare territori sterminati in un lasso di tempo incredibilmente breve. Oltre a questo, le diverse zone dell’isola sono abitate ognuna da una grossa creatura che la controlla, che potrebbe per certi versi ricordare un titano di Shadow of the Colossus. Ogni bestia è un Dio corrotto con poteri incredibili, e la loro sola presenza è causa del declino della civiltà e della vita: prima di poterli affrontare a viso aperto, considerata la loro natura altamente distruttiva , sarà necessario purificare la zona attraverso le tre torri erette in quello stesso dominio. In ciascuna torre devono essere applicati dei sigilli, da cercare nei luoghi considerati sacri a queste terre.
A questo punto subentra il secondo aspetto fondamentale del gioco, ovvero l’esplorazione, che innesca naturalmente quel rapporto inscindibile tra il giocatore e gli spazi dell’isola. Non esistono mappe o indicatori che possano guidarci nel gioco verso una meta precisa: la Cacciatrice può solo rilasciare un impulso che ci permette di intuire in quale area è rimasto un briciolo di corruzione, di solito collocato nelle vicinanze di uno dei sigilli da apporre nelle torri. Sul nostro percorso troveremo ogni tanto iscrizioni o anime di defunti che ci racconteranno piccoli pezzi della storia del mondo; oltre a questo avremo la possibilità di trovare enigmi e prove di abilità, alcune necessarie a raccogliere i sigilli e altre utili a guadagnare nuclei dorati che servono a risanare le forze dell’aquila. Queste prove possono essere di tutti i tipi ed alcune sono sulla memoria e sul nostro tempismo, mentre altre vertono in puzzle piuttosto complessi, che spezzano la possibile noia procurata dal continuo intrecciarsi di esplorazione e corsa.
Una volta sanate le torri, capiterà che il nemico dell’area ci raggiunga e ci porti in una dimensione infuocata, sotto il suo dominio. In questi momenti dovremo sfuggire in maniera silenziosa allo sguardo del colosso per poter tornare all’isola e portare avanti la definitiva battaglia ai suoi danni: questi brevi momenti caratteristici, per quanto ben fatti, tendono a rompere l’equilibrio perfetto che viene a crearsi durante il gioco. Molto più riuscite e ben integrate risultano invece le boss fight effettive, che pur non essendo troppo complesse riescono ad essere ben articolate e caratterizzate, mettendoci davanti ad una situazione diversa ad ogni scontro. Una volta purificata l’area, potremo decidere se continuare verso le altre o continuare a cercare i sigilli mancati in quella attuale, per innescare un definitivo incontro con la creatura sconfitta e poter ottenere ulteriori potenziamenti.
Fluidità e bellezza
The Pathless non dissimula le sue evidenti ispirazioni tratte dalla battaglie tra Wander ed i Colossi di Shadow of the Colossus, anzi, ne riprende i temi e la bellezza dei panorami, mostrandoci meravigliosi scorci incontaminati, bestie corrotte e rovine di un’antica civiltà sparse ovunque. Oltre ad essere esteticamente eccellente nella propria semplicità, il titolo è ricco di piccoli dettagli: se passeremo nelle macchie d’erba rimarrà la nostra scia, così come smuoveremo i rami degli alberi. Se il tempo atmosferico cambia, la pioggia rimbalza su ogni superficie toccata. La fluidità di cui gode The Pathless spinge il giocatore a lasciar fluire i movimenti della protagonista tra loro, merito anche di una telecamera gestita in modo intelligente, che si sposta dal personaggio alle panoramiche con abilità, e che fa altrettanto con i particolari ed i residui della civiltà che troveremo, sotto forma di testi e racconti.
Il suono ha un peso particolare in questo titolo, poichè importantissimo sia per rendere l’atmosfera generale che le grandi battaglie. Il nostro viaggio è accompagnato da musiche discrete e cupe che ci guideranno in un territorio a noi sconosciuto, melodie che diventano sempre più tribali e concitate mano a mano ci avviciniamo all’azione. Sia durante l’esplorazione che nelle battaglie, il comparto sonoro si abbina perfettamente a quanto in corso su schermo, guidando il giocatore nel giusto stato emotivo. Grazie a questo e alla sua varietà, The Pathless riesce tranquillamente a coinvolgere per tutte le dieci ore (al minimo) della sua storia, e probabilmente riuscirà anche a tenervi impegnati per più tempo con la sua varietà, senza sapere di zuppa bagnata.
Piattaforma: Pc, PS4, PS5, Mac
Pegi: 18+
Longevità: 10 ore
Sviluppatore: Giant Squid
Editore: Annapurna Interactive, Iam8bit Inc.
Lingua: interfaccia e sottotitoli in italiano
Anno: 12 novembre 2020
Tipologia: azione, avventura
La recensione in breve
The Pathless cerca di mettere assieme un racconto ed un'estetica tipici dei titoli più narrativi con un gameplay decisamente vario e interessante, sviluppando un ibrido tra i precedenti lavori di Giant Squid e grandi titoli che hanno fatto la storia, come Journey e il già tanto citato Shadow of The Colossus. Decisamente è un titolo unico nel suo genere, sia nella forma che nell'impianto, molto vario e adatto a tutti i gusti, dal principiante al giocatore esperto che ha voglia di una ventata d'aria fresca senza dover rinunciare ad un certo grado di sfida. Alcune piccole imperfezioni dovute alla deliberata scelta di privilegiare il continuo movimento nelle aree di gioco, tra corse sfrenate e veloci utilizzi dell'arco, non faranno comunque storcere il naso a quanti hanno amato le perle già citate.
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Voto Game-Experience