The Last of Us 2, nonostante sia riconosciuto come un capolavoro dalla maggior parte della critica e del pubblico, ha lasciato un piccola ma rumorosa fetta di pubblico talmente amareggiata da arrivare addirittura alle minacce di morte.
Nel mirino è finita, prevalentemente, l’attrice che presta la voce a Abby, ma non solo. Neil Druckmann, direttore creativo della serie, ha ricevuto un trattamento analogo che, analogamente, ha subito condiviso tramite il profilo Twitter allo scopo di denunciare il fatto (i commenti e le minacce contengono spoiler, leggeteli a vostro rischio e pericolo, ndr).
fuck these people, man. even when I have zero fucks left to give, fuck them.
— cory barlog (@corybarlog) July 5, 2020
Per chi non capisse l’inglese, vi risparmio la traduzione letterale dei commenti per non divenire prolisso ma anche per evitare di ripete certe cattiverie, vi basti sapere che il filo conduttore di queste minacce pare correre sui binari dell’intolleranza: sono infatti molteplici i commenti omofobi, transofibici e antisemiti; inclusa un accusa, rivolta allo studio intero, di praticare del “femminismo radicale”.
Sincerely: Little-pricked/Anti-semite/Women-Hating/Racist-crybabies: Fuck right off. There's a reason your mother hates you––it's your personality. Amazon has a whole Self-Help section. Avail yourself of it in its entirety. 😘 #AbbyCouldKickYourAss https://t.co/3nsnDmCgjB
— Jeffrey Pierce (@pierce_jeffrey) July 5, 2020
La reazione del pubblico a questi messaggi è stata giustamente forte e sdegnata, producendo l’effetto voluto da Neil, vale a dire sensibilizzare. Migliaia sono state le condivisioni del post, una risposta sicuramente superiore in numero alle minacce, che però rimangono un triste indice di come ancora oggi, nel 2020 inoltrato, al mondo esistono ancora tanti pregiudizi inutili e dannosi.
Tra le risposte in sostegno a Druckmann figura anche quella, dai toni forti, di Cory Balrog, papà di God of War, che risponde “f*****o a quelle persone. Anche quando ho zero f*****o rimasti da distribuire, f*****o a loro”. Parole sicuramente dure le sue, che però non posso far altro che capire. Dopotutto dev’essere stressante fare un lavoro per tutta una vita solo per arrivare al giorno in cui il pubblico pensa di saperla più lunga di te. Dal canto mio, credo che il pubblico dovrebbe limitarsi a essere il pubblico, esprimendo al limite pareri rispettosi che sorgano dal pulpito del gusto personale e soggettivo.
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