Direttamente dall’universo di Dungeon Fighter Online, The First Berserker Khazan è senza dubbio una delle sorprese del 2025, in senso positivo. In realtà, dall’annuncio alla data di pubblicazione, il 27 marzo 2025, l’interesse intorno al gioco era cresciuto gradualmente nei fan di Miyazaki e From, dopo ogni nuovo trailer o spezzone di gameplay sempre più sanguinario, carnale, decadente eppure così amabilmente “in stile anime”. La prova pad alla mano, oggi, è inequivocabile: Khazan mena, forte, sempre. E parimenti si fa anche atterrare più volte, da avversari mastodontici e arrabbiati quasi quanto lui, in un soulslike che per frenesia e intensità rivaleggia con i Nioh e sfiora le vette raggiunte da Sekiro. Senza mai raggiungerle, per carità, ma comunque: chi se l’aspettava?
Una storia di sangue, sudore e lacrime…
A volte, la brutalità storia di Khazan fa pensare a quella di un altro “Berserk” ben più noto: quello del maestro Miura. Il protagonista del gioco è infatti un generale caduto in disgrazia, di nome Khazan appunto, accusato ingiustamente di tradimento e condannato senza appello da una corte di nobili dell’Impero di Pell Los, gelosi della sua forza e influenza. Non contenti di porlo in esilio, per far sì che non potesse mai più essere un pericolo i suoi rivali arrivarono a tagliargli i tendini delle braccia, sicuri di aver scongiurato una vendetta altrimenti letale.
Non avevano fatto i conti con la rabbia di un combattente umiliato, e con l’alleanza che avrebbe stretto con il così chiamato “spirito della Lama”: un’entità in cerca di un corpo fisico da abitare per scopi misteriosi, che trova nel mutilato generale un veicolo perfetto. Lo spettro avrebbe curato le sue braccia, e in cambio Khazan lo avrebbe condotto verso i suoi obiettivi. Quasi iconicamente, dalle bianche “Montagne Innevate” su cui Khazan era stato esiliato, parte così una sanguinaria missione di vendette e redenzioni, destinata a lasciare dietro a ogni tappa un gocciolante inferno rosso sangue.
Non c’è che dire: sulla carta funziona, e come introduzione è sufficientemente ficcante e misteriosa. Tuttavia, avanzando ci si rende conto che parte del potenziale di un’intro così intensa, fatta di onore, tradimento, promesse infrante e patti demoniaci, si perde nella linearità di uno svolgimento diluito, fin troppo prevedibile e poco originale. E la brutalità citata a inizio paragrafo, quella che faceva pensare a Berserk, resta costante solo nel gameplay, mentre non filtra affatto attraverso gli spezzoni di narrazione che sfruttano una sorta di “grafiche da novel” statiche con pochi elementi in movimento. Soprattutto quando di seguito sono sfruttate una di queste cut-scene, e poi una animata in engine, con il buon cell shading che caratterizza il titolo anche durante il gameplay.
In definitiva, si può dire che la trama, e la lore, di Khazan facciano il loro lavoro senza eccellere o stupire, basando gli eventi narrati sull’universo generale di Dungeon Fighter Online, e prendendo qui e là ispirazione da design, situazioni e sottotrame di memoria “Fromsoftwariana”. Tuttavia, quella che per alcuni potrebbe essere una “mancanza di profondità”, nel contesto profondamente ludico, fisico, carnale di Khazan non è per forza un male. In questo modo, il giocatore può e forse vorrà concentrarsi al massimo sul padroneggiare un combat system tecnico e veloce: il vero motore di traino per tutte le (circa) 40 ore dell’esperienza.
…ma anche il combat system “sa far male”!
Khazan non è solo un soulslike: è uno dei migliori soulslike, ludicamente parlando, il che è tutto dire. Nel novero dei giochi che hanno saputo prendere il lavoro di From Software e riadattarlo nel loro stile con successo, per ora in cima c’erano con distacco elevato solo i Nioh di Team Ninja, e per delle buone ragioni. La frenesia delle loro lotte, i moveset incredibili dei Boss, la fantasia delle gimmick a essi associate e il livello di tecnica da masterare richiesta ai giocatori sono per certi versi tanto vicini al mondo dei Souls di From, quanto lontani, iconici e unici. Il titolo di Nexon in realtà è molto meno “originale” in senso stretto, e con lo stesso approccio usato per tratteggiare le sue vicende narrate, attinge quando serve a questo o quel Souls di mamma From Software, interessandosi con più veemenza ad alcuni, fra cui Sekiro.
Probabilmente, perché proprio come i succitati Nioh, Khazan offre un gameplay e un sistema di combattimento velocissimi, che senza riflessi pronti e tanta pratica sono quasi impossibili da digerire. Pertanto, la meccanica di parry fulminei del nipponico Lupo con un braccio solo era decisamente più “giusta” da riadattare di quelli più lenti e riflessivi, tendenti all’attendismo dei Souls o di Elden Ring. Dai quali, comunque, il generale posseduto ha ereditato comunque diversi elementi ludici; tipo il sistema di equipaggiamenti migliorabili, la possibilità di usare armi com movenze differenti alla bisogna e uno schema di elementi e danni elementali da sfruttare per abbattere determinati Boss e mob che se ignoriamo i loro schemi di debolezze/resistenze, di danni proprio non vogliono subirne.
Il mix funziona egregiamente, con dei picchi di validità durante gli scontri con i gatekeeper più importanti. In generale comunque, il tempo passato combattendo è sempre super soddisfacente e divertente, mai davvero frustrante per esperti e avvezzi al mondo Souls. E se proprio non ce la fate, potete abbassare la difficoltà di quel tanto che basta per aiutarvi, ma senza snaturare l’esperienza. Non aspettatevi di diventare onnipotenti quindi: in Khazan ci si deve comunque meritare la schermata di vittoria, in un modo o nell’altro. In giro, alcuni lo additano come “troppo difficile” al momento della redazione di questo pezzo: dissentiamo. La sua estetica da anime e il cuore più action e accelerato di un Souls da From non devono ingannarvi: è un gioco che non consente button smashing e va affrontato con la testa, prima ancora che con le dita.
Level design banale: peccato!
Esteticamente curato, semplice ma efficace, The Last Berserker Khazan sfrutta a modino la tecnologia di cell shading moderna, proponendo un vero e proprio anime interattivo durante le fasi ludiche, e nelle (poche per quanto ci sarebbe piaciuto vederne altre) cut-scene animate. Purtroppo però, questo stile e direzione artistica piuttosto ispirati sono applicati a uno scheletro molto meno interessante del previsto: un mondo di gioco lineare, prevedibile e altimetricamente piatto. Nella timeline dove persino From ha compreso il valore della verticalità, attraversare scenari e mondi sempre “in orizzontale” è un passo indietro non indifferente. Forse voluto, ancora una volta per concentrare l’interesse del giocatore sul padroneggiamento delle dinamiche di lotta: anche fosse, resta ugualmente una scelta discutibile.
Rimane notevole, ad ogni modo, il lavoro svolto per rendere vivo e vibrante un mondo così poco “cromatico” come quello di Khazan, dove grigio, nero, marrone e, ovviamente, il rosso del sangue la fanno da padroni. Infine, sul fronte tecnico non abbiamo avuto problemi di sorta, provando l’intera avventura di The Last Berserker Khazan su PC con spec medio alte, equipaggiato cioè con un processore AMD Ryzen 7 3700 x, e una Scheda Grafica NVidia RTX 3070 OC. Se doveste avere qualunque tipo di “techical issue”, quindi, verificate di avere l’ultima patch installata e di aver aggiornato i driver della scheda grafica.
La recensione in breve
The First Berserker: Khazan non si distinguono come fecero Nioh e il suo sequel, non punta a essere un'esperienza soulslike unica nel suo genere. Punta tutto sul gameplay: tecnico, brutale e da studiare a modino, perché se non si entra nel ritmo dei Boss, si ignorano le loro debolezze e si sfruttano armi sottolivellate o inadatte si muore, punto. L’esperienza reata impegnativa anche con la modalità “facile” attivata, per inciso. La direzione artistica e il design dei boss faranno la gioia degli appassionati di Dungeon Fighter Online, che però, va detto, non è necessario conoscere per godere della narrazione, semplice e lineare, del titolo. Che, quindi, consigliamo a chiunque sia appassionato di Soulslike “alla Nioh”: poco inclini a perdonare gli errori, veloci e basati sulla meccanica del parry istantaneo. Una continua e sanguinolenta vibe check, insomma: rozzo, ma stupendo.
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Voto Game-Experience