Il fascino del Cyberpunk colpisce ancora, The Ascent è riuscito, nel corso degli ultimi mesi, a ritagliarsi un’attenzione particolare da parte del pubblico e la sua forma di lancio sul Game Pass ha sicuramente contribuito ad alimentarne l’attesa. L’idea di proporre un Action-RPG in isometrica con elementi da twin-stick shooter è riuscita a catturarci subito, putroppo però, come potrete dedurre nel corso della recensione, i buoni propositi di The Ascent sono andati a scontrarsi inevitabilmente contro una realtà un po’ meno esaltante.
Neon e metallo
Come accennato in apertura, l’idea alla base di The Ascent riesce a catturare l’interesse immediatamente. Un action-rpg dai toni Cyberpunk presentato con le meccaniche di un twin-stick shooter di prima categoria, insomma, è davvero difficile resistere a questo tipo di fascino. Putroppo la maledizione del Cyberpunk colpisce ancora, lasciando a Ghostrunner l’arduo compito di tenere le redini dello stile nel videogioco moderno. Attenzione però, The Ascent non è un gioco da buttare anzi, siamo convinti che con il tempo saprà dire la sua ma al momento sono davvero tanti i problemi che affliggono il titolo.
Cominciamo da un editor del personaggio molto scarno che tradisce sin da subito la natura quasi insignificante del nostro personaggio sia in termini narrativi che di character building. A discapito della natura RPG, The Ascent non propone un sistema di classi, relegando la crescita del personaggio ad una manciata di statistiche e ad alcune abilità che troveranno nel corso del gioco. Il giocatore potrà dunque lavorare sul cooldown delle abilità e sul danno ma non potrà interagire direttamente con esse, ad esempio non esistono abilità raccoglibili basate sul livello del personaggio o di una delle statistiche, poco ruolistico ma comunque funzionale. Così come in Cyberpunk 2077, The Ascent è vittima della sua bellezza sebbene in maniera leggermente più esposta rispetto al titolo di CD Projekt Red.
La realizzazione artistica, la cura degli ambienti e della città è infatti impeccabile ed incarna lo spirito del Cyberpunk nella più classica delle sue forme. Il mondo di gioco è un enorme conglomerato di edifici ammassati e di torri che svettano in uno skyline distopico, figlio di un’immaginazione d’altri tempi che trova nella tecnologia la sua risoluzione e la sua condanna. La poesia del Cyberpunk come critica sociale, critica al consumismo ed alla struttura capitalista viene dipinta in maniera magistrale all’interno della cornice di The Ascent. Una società mista di umani ed alieni costretta a vivere il sogno di una rivoluzione fallita dove le mega-corporazioni sono passate dal possedere gli edifici al possedere le persone. La distopia del Cyberpunk rappresenta dunque l’elemento più splendente all’interno di tutta la produzione e The Ascent riesce a farne uso, almeno in termini artistici, in ogni momento del gioco.
Tra dolore e noia
Essere attratti da The Ascent è dunque inevitabile e scendere a compromessi con la realtà diventa sempre più difficile man mano che si progredisce nel gioco. La trascuratezza con la quale viene messa in atto la creazione del nostro personaggio va infatti a rispecchiarsi in una struttura narrativa debole e priva di agganci abbastanza forti da legarci ad un personaggio, men che meno al muto protagonista. L’esperienza di gioco si sviluppa dunque in un contesto fatto di fetch quest che poco incentivano l’esplorazione non soltanto del mondo di gioco ma anche delle meccaniche e delle funzionalità che The Ascent mette a disposizione. Sebbene l’anima da Twin-Stick Shooter abbia la meglio sulla componente RPG, The Ascent non riesce a far convivere i due generi, contrapponendo ad uno sistema di shooting tutto sommato divertente ad una gestione della mappa, dei menù e dell’inventario davvero poco intuitiva e spesso fastidiosa.
Le prime ore su The Ascent sono indubbiamente piacevoli, il mondo messo sul piatto da parte di Neon Giant è allettante, quando si comincia a combattere per la prima volta ci si diverte, è andando avanti che cominciano i problemi. Quasi tutti gli elementi a corredo del gameplay risultano essere astrusi, inutilmente complessi e scomodi. Il viaggio rapido ad esempio ci permette di percorre lunghe distanze in breve tempo, evitando la traversata del nostro lentissimo personaggio per il mondo di gioco, putroppo, oltre ad essere a pagamento (tramite il taxi), non è mai chiarissimo il punto esatto dell’obiettivo e la strada necessaria per raggiungerlo e consultare l’inutilmente complessa mappa di gioco non aiuta. L’unico elemento che viene in aiuto del giocatore è la pressione del tasto Su sul D Pad, ora immaginate di andare in giro per il mondo premendo su ogni 10 secondi per capire dove andare perché la mappa è incomprensibile, benvenuti su The Ascent.
Spostarsi a piedi per il mondo di gioco è tutt’altro che piacevole soprattutto dopo aver percorso distanze immense per uccidere un nemico e dover tornare indietro, l’unica soluzione è dunque il viaggio rapido. Purtroppo il viaggio rapido è soltanto la punta di un iceberg fatto di menù poco comodi ed una gestione complessiva davvero difficile da digerire.
Anche il costrutto delle missioni secondarie risulta essere completamente privo di fascino e, se le missioni principali riescono a proporre qualche momento più interessante tra boss e piccole cutscenes, la realizzazione delle missioni secondarie è completamente da dimenticare. Una struttura ludica molto debole che si accascia su un percorso narrativo altrettanto sottotono, il tutto in contrasto con un meraviglioso mondo di gioco.
Potenza e controllo
Se artisticamente The Ascent riesce pienamente a convincerci, anzi, in più di un’occasione ha saputo meravigliarci, l’aspetto tecnico del gioco non riesce a stare al passo con il suo taglio artistico. The Ascent è letteralmente flagellato di problemi tecnici, problemi che cominciano con la gestione delle sessioni in co-op ed arrivano ad intaccare anche l’esperienza di gioco a causa di pesanti instabilità, stuttering, frame rate instabile e problemi relativi alla gestione dei salvataggi. Abbiamo provato sia la versione PC Steam che quella disponibile tramite Game Pass e la differenza in termini di prestazioni è davvero enorme. La versione Game Pass non manca infatti soltanto del DLSS e del Ray Tracing ma si presenta inferiore sia in termini di resa grafica che di stabilità vera e propria. La versione Steam dispone invece sia di DLSS che di Ray Tracing e l’esperienza di gioco è complessivamente superiore, più stabile e più bella da vedere. In entrambi i casi non mancano problemi relativi al frame-rate che crolla miserabilmente in presenza di esplosioni o effetti particellari leggermente più pesanti da gestire. Problemi davvero ingiustificabili se pensiamo alla natura del titolo ed alla resa grafica complessiva. La presenza di stuttering e micro-stuttering va ad inficiare pesantemente l’esperienza di gioco, influenzando i movimenti del personaggio e rovinando inevitabilmente l’atmosfera soprattutto durante le poche cutscenes dove, oltre al fenomeno dello stuttering è visibile un pop-in degli NPC quasi comico. The Ascent è complessivamente un titolo pesante da gestire perfino per una RTX 3080 che, spinta a dovere, riesce a superare abbondantemente la soglia dei 120FPS in 2K ma che soffre nei momenti più concitati.
Nonostante i problemi tecnici, The Ascent è un titolo che riesce a proporre un mondo mozzafiato e, sebbene il modello di gioco non si presti benissimo quando si tratta di sfruttarne le potenzialità, il Cyberpunk di The Ascent è davvero ispirato e farà la felicità degli appassionati del genere.
La recensione in breve
In definitiva, The Ascent è un titolo afflitto da gravi problematiche che si riflettono un po’ in tutti gli elementi di gioco fatta eccezione per il suo taglio artistico e per il level design. Un progetto ambizioso che ha dovuto scontrarsi con una realtà crudele e no, non stiamo parlando del budget. Il problema di The Ascent probabilmente è da imputare all’inesperienza di un team che propone un titolo per la prima volta e che avrà sicuramente modo di riscattarsi in futuro.
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Voto Game-Experience