Ognuno ha un modo diverso di reagire alla morte di una persona cara. Tales of Kenzera: Zau è uno di questi, essendo nato dall’esperienza di Abubakar Salim. La sua idea è portarci nell’elaborazione del suo dolore, dandogli la forma di un metroidvania dai mille colori. Per quanto la traccia alla base sia molto promettente e l’aspetto ideologico venga presentato in modo memorabile, la giocabilità in sé ha qualche difetto di progettazione che vedremo più avanti.
La vera storia di Tales of Kenzera: Zau è racchiusa nel libro che il padre del protagonista Zuberi ha iniziato a scrivere tempo prima. La morte prematura del suo Baba è qualcosa di inaccettabile per lui. Per questo la madre sceglie di sottoporre a Zuberi l’opera scritta come mezzo per affrontare il lutto.
Zau è il protagonista del libro e interpreta un giovane sciamano nella stessa situazione di Zuberi. Pur di riportare in vita il proprio Baba, stringe un patto col Dio della Morte Kalunga. Sappiamo tutti che simili gesti hanno sempre un prezzo da pagare. Per Zau questo prende forma nella difficoltà di dover esplorare i variegati panorami di Kenzera, superando sfide, accrescendo il proprio potere e attraversando così le famigerate fasi di elaborazione del lutto. Vi lasciamo alla nostra recensione di Tales of Kenzera: Zau.
Una Kenzera piena di colori
Per quanto le ambientazioni di Kenzera seguano i soliti canoni delle avventure videoludiche (deserto, foresta, città diroccata, vulcano), è l’unione con gli elementi distintivi della cultura africana a fare la differenza. Non dobbiamo dimenticare che, per quanto Zau viva in un mondo di fantasia, colorato e pieno di diversità ambientali, Zuberi è abitante di una città iperfuturistica. Non si tratta quindi di un’Africa contemporanea, bensì di una che è andata incontro a un enorme sviluppo tecnologico e urbanistico.
Nonostante questo, la dimensione spirituale è mantenuta integralmente. I continui dialoghi tra Zau e Kalunga mostrano quanto la cultura Bantu pervada l’intero mondo di Kenzera, interessando il giocatore in due modi diversi. Chi è già entrato in contatto con questa cultura in precedenza ritroverà gli elementi conosciuti, mentre i nuovi interessati saranno presi per mano e portati all’interno per scoprire un mondo del tutto sconosciuto. Anche il comparto sonoro celebra questa cultura con un doppiaggio tra inglese e lingua originale. Sono sempre disponibili i sottotitoli in italiano.
Gli stessi nemici sono identificativi: la loro natura deriva da sentimenti negativi dell’umanità. Per trovare una rappresentazione simile bisogna tornare indietro di qualche anno e fare il giro del mondo per trovarsi in Giappone con Ghostwire: Tokyo.
Tutti i cliché dei metroidvania
Il gameplay di Tales of Kenzera: Zau segue tutte le caratteristiche dei metroidvania. Kenzera è esplorabile in lungo e in largo per trovare stanze segrete e potenziamenti, ritornando saltuariamente sui propri passi per seguire sentieri prima inaccessibili. I classici aspetti di questo genere sono una continua crescita di difficoltà con trappole sempre più frequenti ed elaborate.
Una caratteristica insolita è però il fatto che Zau sia già in possesso di alcune abilità. Il suo grado di sciamano è avanzato e ciò gli consente ad esempio di usare già il doppio salto e avere a disposizione attacchi sia fisici sia a medio raggio. Comunemente sarebbero tratti ottenibili dopo qualche ora di gioco.
Nuove abilità possono essere scoperte in due modi. Quelle “rigide” per il proseguimento del gioco sono donate da statue e non possono essere dimenticate. Altre, detti Doni, vanno conquistate tramite sfide platform che mettono alla prova il giocatore con le abilità appena sbloccate. Queste non possono essere abilitate tutte insieme, quindi è necessario capire bene quali scegliere presso i banchi di lavoro dedicati.
Zau è in grado di sfruttare due diversi poteri per combattere. Il Sole è dedicato ad attacchi fisici, mentre la Luna permette di scagliare proiettili contro i nemici. È quasi riduttiva come spiegazione, perché col proseguire della storia questi due poteri si evolvono naturalmente, assumendo importanza anche al di fuori del combattimento. Una funzione interessante e ben realizzata è la possibilità di variare potere istantaneamente durante i combattimenti.
Qualche piccolo intoppo tecnico
È qui che Tales of Kenzera: Zau inciampa. In certi frangenti i momenti di Zau sono imprecisi, ad esempio nei cambi di direzione o nei movimenti a mezz’aria. Sembra esserci anche del lavoro da fare in relazione alle hitbox degli elementi ambientali ad uccisione istantanea, come lava e spuntoni.
Per quanto la difficoltà possa essere impostata su 3 livelli, l’uccisione istantanea permane in quelle sezioni ed è frustrante quando proviene da un’imprecisione tecnica. È già difficile capire dove sia Zau sullo schermo quando i giochi di luce la fanno da padrone, quindi simili errori e una telecamera non sempre responsiva portano alla tentazione di lanciare il controller verso lo schermo.
Un peccato da questo punto di vista, perché Tales of Kenzera: Zau ha tutte le carte in regola per diventare il primo metroidvania di chi non ha mai giocato a nulla di simile. Questi errori, uniti a un paio di sezioni di fuga senza checkpoint intermedi e con cambi di direzione imprevedibili, remano contro.
Una storia che insegna ad accettare
Tales of Kenzera: Zau è un titolo nato da una storia personale che, purtroppo, viene vissuta da tutti a un certo punto della vita. La narrazione di Zuberi e del libro di suo padre segue tutte le fasi di elaborazione del lutto dando loro una rappresentazione grafica e spirituale. Kalunga, il Dio della Morte, prende sembianze umane per accompagnare il protagonista con un continuo dialogo. Se all’inizio questo è comprensibilmente colmo di risentimento, pian piano diventa quasi come una conversazione tra due amici.
L’avvicinarsi tra Zau e Kalunga non è altro che l’accettazione della perdita del padre, da coronare con un’ultima boss fight piena di emozioni. Kalunga, o comunque la morte in generale, fa parte della vita e non si può fare altro che accettarla per com’è. Lo stesso Dio della Morte non si pone mai in modo brutale, atroce e negativo come si potrebbe immaginare, bensì con un fare estremamente accogliente per dimostrare con più tatto possibile la sua ineluttabilità.
È il cerchio della vita, concetto sempre più presente nelle battute finali proprio grazie alle frasi recitate durante l’ultimo atto del viaggio di Zau.
VERSIONE TESTATA: PC
La recensione in breve
Per quanto le imprecisioni del gameplay strozzino l’esperienza globale, Tales of Kenzera: Zau è comunque un titolo godibile per via della sua narrazione intima e condivisibile con ogni persona al mondo. Anche il prezzo di vendita è molto interessante se comparato alla longevità della storia e alla quantità di segreti da scoprire.
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Voto Game-eXperience