Le voci riguardanti l’annuncio imminente del successore di Nintendo Switch si sono fatte sempre più intense negli ultimi giorni. Pare che la prossima console Nintendo sarà equipaggiata con un display OLED, tecnologia che sta invadendo anche il mercato laptop come nel caso dei nuovi modelli Xiaomi e Dell. I benefici sono molteplici, si va da un maggior contrasto fino a tempi di risposta più rapidi. Logicamente un’eventuale Switch Pro potrà beneficiare anche di un hardware rinnovato, in grado di offrire maggiore potenza rispetto alla sua predecessore. Ma sono davvero da indentificarsi limitatamente nell’hardware i problemi di Switch negli ultimi anni? Oppure urge un cambiamento di direzione da parte di Nintendo che possa dare una svolta ad un periodo di magra in termini di nuove IP? In questo articolo faremo un analisi dei quattro anni di vita di Switch, su cosa è andato bene e cosa invece è mancato e che vorremmo vedere su Pro.
Il bilancio di Nintendo Switch
Iniziamo con il sottolineare che i numeri relativi a Switch sono tutti dalla parte di Nintendo. Commercializzata nel 2017, quindi nel pieno della scorsa gen, la console ha registrato ad oggi circa 80 milioni di vendite. Cifre mostruose che hanno segnato il Rinascimento della grande N dopo il flop di Wii U, confermando di fatto la supremazia di Nintendo in ambito console portatili. Nintendo, che da tempo non concorre più con i giganti del mercato home console, ha ribadito quanto la propria strategia sia incentrata sul vendere hardware accessibile a chiunque, sfruttando appieno i propri brand di punta (Mario, Pokémon, Zelda ecc.) ospitando di tanto in tanto qualche chicca third party. Vero colpo vincente di Nintendo è stato sicuramente The Legend Of Zelda Breath of the Wild, capace non solo di convincere i fan di vecchia data, ma divenendo anche il gioco di Zelda più diffuso ed amato di sempre, una vera e propria svolta per un brand che da sempre emozionava i fan della saga ma che difficilmente riusciva ad affermarsi a livello popolare a differenza dei “cugini” Mario e Pokémon. Un ottimo avvio che poteva presagire ad una serie di operazioni simili anche per altre saghe firmate Nintendo rimaste ingiustamente nell’ombra ombra, cosa però mai avvenuta. Nintendo ha invece puntato nuovamente alla semplificazione, proponendo un nuovo modello della propria console, Switch Lite, che eliminava la possibilità di collegarla al TV aumentando però l’ergonomia e soprattutto l’autonomia della batteria interna.
Se da una parte gli oppositori di Nintendo hanno lamentato ancora una volta la mancanza di titoli third party di livello che potessero giustificare l’acquisto della console nonostante Switch abbia provato, con risultati altalenanti, ad accogliere sempre più titoli di terze parti, nemmeno i fan di vecchia data sembrano essere pienamente soddisfatti. Nonostante capolavori come il sopracitato Zelda BotW, Mario Odissey e i successi commerciali di Super Smash Bros. Ultimate e Animal Crossing: New Horizons, il ciclo vitale di Switch è stato anche caratterizzato da enormi vuoti lasciati da IP che, per un motivo o l’altro, non hanno mai esordito sulla console ibrida, oltre a saghe per le quali si attende con poca fiducia un ritorno da ormai troppi anni. La pandemia ha sicuramente influenzato sui ritardi nello sviluppo di alcuni titoli e la strada intrapresa da Nintendo è stata quella di concentrarsi su una serie di remaster aspramente criticate da stampa e pubblico per la loro realizzazione frettolosa, come nel caso della collection Super Mario 3D All Stars. Oltre ciò, è da registrare un leggero calo di vendite della console nell’ultimo periodo, dovuto però perlopiù alla crisi globale dei chip, ma anche al fatto che Nintendo avrebbe in programma di lanciare la sua prossima console a breve, diminuendo di fatto la produzione del modello base.
I grandi assenti su Switch
Se da una parte la softeca di Switch si è arricchita negli anni di titoli eccellenti, dall’altra mancano all’appello alcune esclusive annunciate tempo fa e che nel frattempo hanno fatto perdere le proprie tracce. Stiamo ovviamente parlando di Metroid Prime 4 e Bayonetta 3, annunciati come killer appilication per la console ibrida Nintendo svariati anni fa e tutt’oggi orfani di una data d’uscita. Il primo è l’attesissimo sequel di Metroid Prime 3: Corruption, terzo capitolo datato 2007 della saga TPS sviluppata da Retro Studios dedicata a Samus Aran. Il quarto e attesissimo Metroid Prime è stato annunciato poco dopo l’uscita di Switch durante l’E3 2017 inizialmente senza il coinvolgimento di Retro Studios. In seguito a risultati non soddisfacenti però, Nintendo decise nel 2019 di azzerare gli sviluppi del gioco, affidandosi nuovamente all’esperienza di Retro Studios per ricostruire tutto dalle fondamenta. Ciò ha ovviamente contribuito a ritardare l’uscita del gioco, sul quale permane ad oggi un alone di mistero. E’ presumibile che, tra questo e il prossimo anno, conosceremo finalmente i primi dettagli sul gioco, ma non è da escludere un suo esordio sull’ipotetica Switch Pro giunti a questo punto. Discorso simile per Bayonetta 3, annunciato in pompa magna ai The Game Awards 2017 e anch’esso sparito nel nulla. Del gioco Platinum infatti è stato rivelato unicamente il logo e alcune immagini mostrate nel primo teaser che sembrano però non essere esplicative rispetto a quanto vedremo effettivamente in-game. Hideki Kamiya, director della serie Bayonetta, ha però voluto rassicurare i fan dicendo che a breve potremmo ricevere finalmente aggiornamenti sullo sviluppo del gioco, che tuttavia difficilmente prima del 2022.
Ancora più spinosa è la questione legata ai brand Nintendo chiusi nel cassetto ormai da troppo tempo. Primo su tutti lo strano caso di F-Zero, serie di corse futuristiche con protagonista Captain Falcon, divenuto ormai riconosciuto perlopiù per la sua partecipazione al picchiaduro party Super Smash Bros. Takaya Imamura, ex-designer Nintendo attualmente in pensione, ha dichiarato lo scorso mese come si auguri di vedere un nuovo capitolo della saga sull’attuale console Nintendo, ma anche che la casa di Kyoto stia aspettando una “grande idea” per poterlo riproporre a più di 18 anni dall’ultima volta (F-Zero Climax per GBA, uscito unicamente in Giappone). Il genere dei racing game sta attraversando un momento di crisi, e Nintendo non sembra intenzionata a rischiare riproponendo un titolo che, a detta della compagnia giapponese, potrebbe deludere in termini di vendita. Nintendo da anni ormai sembra sempre più poco propensa al rischio, comprensibile se si parla di una società quotata in borsa, ma ciò non fa che creare malumore soprattutto tra lo zoccolo duro dei fan. L’ennesimo successo della saga di Super Smash Bros. ha ancora una volta riacceso false speranze per quanto riguarda la rinascita di saghe come Mother/Earthbound, StarFox e la stessa F-Zero, speranze rimandate nuovamente alla prossima generazione. Un peccato perché se si guarda al recente passato, Nintendo riuscì a compiere l’impresa di rendere popolare in Occidente anche un brand fino a quel momento “esclusivo” dei giapponesi (nonostante qualche capitolo sia uscito anche da noi) come Fire Emblem, completamente rinato sotto una nuova luce grazie ad Awakening, uscito nel 2012 su Nintendo 3DS.
Switch Pro…ne abbiamo bisogno?
Per capire le necessità di un successore di Nintendo Switch bisogna quindi aver chiari tutti gli aspetti che non hanno funzionato di Switch. Da una parte c’è l’esigenza da parte dei consumatori (ma anche degli sviluppatori) di un nuovo hardware più performante, dall’altra c’è il bisogno di avere maggiore supporto dalla stessa Nintendo, apparsa fin troppo stanca e povera di idee nell’ultimo periodo. L’annuncio di Switch Pro potrebbe quindi nascondere la volontà di avvicinarsi anche a quella fetta di giocatori che fino ad adesso hanno continuato a snobbare la console Nintendo ritenuta troppo arretrata in termini di prestazioni. Microsoft, grazie alla funzionalità di Remote Play, sta proponendo alla sua utenza una soluzione grazie al quale è possibile godersi i titoli del Game Pass anche su dispositivi mobile. Dal canto suo, Nintendo però fa gioco forza sulle sue esclusive, ma dovrà necessariamente evolversi se non vuole farsi scippare anche il mercato delle portatili. C’è il rischio che Switch Pro possa essere una Switch 1.5, un accadde con il New Nintendo 3DS, rivelatosi un mero restyle della console originale con pochissimi giochi esclusivi realizzati per l’occasione. Ci auguriamo quindi che il successore di Switch possa essere un grande passo avanti, magari con il supporto della retrocompatibilità per coloro che si fossero persi le chicche uscite sulla console ibrida. In caso contrario, imporre un upgrade costoso in un periodo così complicato potrebbe non essere la migliore delle mosse per la grande N.