Nintendo ha ormai tracciato la strada per questo ultimo anno come console principale per Switch: qualche piccola sorpresa intrigante, come Princess Peach Showtime e, si spera, il nuovo Layton, insieme a vari remake e rimasterizzazioni di titoli del passato, con operazioni dalle proporzioni differenti ma in linea con quella che è sempre stata la filosofia Nintendo. È così che nel 2024 arriveranno Mario Vs. Donkey Kong, Luigi’s Mansion 2 HD e soprattutto Paper Mario e il Portale Millenario, remake dell’omonimo gioco di ruolo per Game Cube. Prima di tutto, però, è tempo di un altro gioco di ruolo.
La grande N ha infatti pensato bene di replicare lo splendido restauro già applicato in passato a The Legend of Zelda: Link’s Awakening con un titolo mai abbastanza ricordato, la prima incursione di Mario nel genere degli RPG: appunto, Super Mario RPG. Grande e maestosa operazione confezionata negli anni ‘90 dalla collaborazione tra Nintendo e Square Enix (all’epoca ancora Squaresoft), con la prima che era desiderosa di sperimentare nuovi generi e la seconda che cercava fortuna in Occidente (ecco la speciale retrospettiva dedicata alla titolo), Super Mario RPG, originariamente noto con il titolo di Legend of the Seven Stars, impreziosisce ulteriormente la line-up di una console, Switch, che ha saputo regalare un numero impressionante di gioie ai suoi utenti tra imperdibili novità e dolci ricordi. Vi lasciamo, dunque, alla nostra recensione di Super Mario RPG.
La storia: C’è un nuovo nemico nel Regno dei Funghi…
Squaresoft ebbe un’idea geniale per iniziare le vicende del gioco: accompagnare per mano i giocatori nei primi minuti, facendo capire che sì quello a schermo era il solito Mario ma non si trattava del solito videogioco di Mario. È così quindi che l’idraulico viene avvisato del fatto che Peach è stata nuovamente rapita da Bowser, e così parte alla volta del suo castello dando però subito l’impressione, a livello di movimenti e presentazioni, che l’avventura stavolta sarebbe stata molto differente.
Infatti, così sarà: al termine di una battaglia sospesi su un candelabro, Mario e Bowser vengono sorpresi da una gigantesca spada che, cadendo dal cielo, si fonde con il castello del despota e sovrano dei Goomba facendo non solo disperdere i vari personaggi nel Regno dei Funghi ma anche i sette frammenti della mitica Stella, ora finiti negli angoli più disparati del mondo. Parte così una nuova e bizzarra avventura per l’amato eroe, che questa volta, nel pieno stile di un gioco di ruolo, non sarà più solo: nel suo lungo peregrinare incontra la rana Mallow, la bambola posseduta Geno e altri imprevedibili alleati, con l’obiettivo di raggiungere il castello di Bowser e riuscire a fermare le forze oscure di Fabbro Magno.
Per quanto semplice e lineare, la storia, priva di sconvolgimenti, riusciva e riesce ancora oggi ad assolvere bene al suo compito, quello cioè di realizzare per la prima volta una trama più elaborata per un videogioco di Mario. La libertà concessa a Squaresoft fu un passaggio importante per la realizzazione del gioco: consentire l’introduzione di nuovi nemici e alleati consentì agli sviluppatori in effetti da liberarsi dai rigidi dettami del Regno dei Funghi, e la storia, per quanto sia appunto di stampo estremamente classico, aveva abbastanza carisma da farsi seguire con discreto interesse.
Il gameplay: GDR, ma non troppo
Super Mario RPG è una semplice, anche se riuscita, operazione di riproposizione. Il gioco del 1996 viene qui riproposto senza alcun cambiamento al gameplay, e ciò comporta due possibili scenari considerando che Square Enix, all’epoca, edulcorò notevolmente la struttura ruolistica che l’aveva resa grande per venire incontro a una fetta di utenza molto più ampia (e relativamente poco interessata al genere): da un lato, il gioco risulta ancora perfetto nella sua semplicità, e il modo ideale per omaggiare un grande classico che certamente incontrerà i favori dei nostalgici; dall’altra, un utente non può aspettarsi la complessità di un Baldur’s Gate 3, ovviamente.
Nel tirare a lucido il gioco insomma, il quale è stato anche deliziosamente tradotto in lingua italiana per la prima volta, ArtePiazza non ha intaccato in alcun modo un sistema di esplorazione e combattimento che era stato studiato a suo tempo per adattare dinamiche da GDR con elementi più interattivi. Assecondando il desiderio di Nintendo – quello cioè di portare gli amanti di Mario verso un genere nuovo – ne risentivano l’esplorazione (più contenuta ma pur sempre piacevole e arricchita da segreti) e il sistema di combattimento a turni che adottava, oltre ai classici attacchi fisici, magici (qui gestiti con una barra di Punti Fiore comune a tutta la squadra) e oggetti consumabili, anche una punta di interazione fatta di primordiali QTE (che potevano essere i salti di Mario o l’attacco laser di Geno).
Ne conseguì quindi un approccio molto leggero ma abbastanza “fresco” rispetto alla formula classica dei giochi di ruolo giapponesi, condito peraltro da tanti riferimenti al mondo di Mario anche a livello di design. Non sono rare, infatti, piccole ma apprezzate sezioni platform che richiamano le origini del personaggio (senza però averne la profondità), così come ambientazioni, seppur inedite, ben contestualizzate con l’universo fantastico della serie, anche per quanto riguarda i vari villaggi dei Toad e degli altri abitanti di questo mondo, così come gli oggetti personalizzabili. Ogni membro del party di Mario può essere equipaggiato di armi, vestiti e accessori acquistabili presso i vari negozi; anche qui, un sistema che si rende il più semplice possibile riducendo a tre il numero massimo di slot disponibili e senza tirare in ballo alberi delle abilità o altre estensioni troppo opprimenti.
Risulta evidente da queste considerazioni (valevoli ovviamente anche per il remake) che Super Mario RPG è il precursore di quella branca di giochi di ruolo che poi Nintendo ha abbracciato con maggior decisione in due forme, Paper Mario e Mario & Luigi, dove effettivamente la componente interattiva contraddistingue la saga da altri generi simili. Nell’originale Legend of the Seven Stars, così come nel remake, si assiste all’alba di queste idee: il progetto di rendere il giocatore più centrale riuscì, ma il mondo di gioco risulta meno interessante di quanto effettivamente potesse essere, riducendo all’osso le interazioni e il modo di approcciarsi dei personaggi. In poche parole, sul fronte ludico Super Mario RPG è un buon remake, un inno al passato, che però sottolinea quanto alcune idee di gameplay, scelte a suo tempo per invogliare giocatori inesperti a interessarsi al genere, risultino oggi estremamente superate.
Dulcis in fundo, è presente, comunque, una chicca extra: il boss segreto Culex, infatti, è presente in questo remake in due forme, una graficamente fedele all’originale e una resa con il moderno modello in tre dimensioni. Una simpatica aggiunta che offre una nuova sfida, senza mai snaturare l’essenza del titolo.
La grafica: un rinnovamento perfetto
L’originale Legend of the Seven Stars aveva quindi saputo dare forma a un’idea di gameplay molto particolare, quasi atipica per un gioco di ruolo, ma anche sul fronte estetico il lavoro svolto era stato molto importante. Non solo Mario e gli altri personaggi del party avevano uno design tutto loro; i nuovi nemici erano unici, pur mantenendo uno stile artistico perfettamente riconoscibile che li immergeva senza alcun problema nel già noto contesto del Mushroom Kingdom.
L’operazione di remake, in tal senso, è stata magistrale: seguendo quanto già fatto da altri esempi più o meno recenti come Link’s Awakening e Spyro Reignited Trilogy, lo studio ArtePiazza ha preso ispirazione dall’opera originale preoccupandosi di ricostruire con attenzione ambienti e modelli, che ora risplendono dello stile mariesco e coloratissimo che non invecchia mai. Proprio per questo motivo, l’opera presenta due ulteriori punti a favore: non solo mira a preservare un grande capolavoro, ma riesce nell’intento di renderlo più appetibile al pubblico di oggi e di domani, poiché un comparto artistico come questo, insegna la storia, non invecchia tanto facilmente.
Ed ecco quindi che gli interni, realizzati come se fossero degli splendidi diorama in miniatura, fanno emergere ora ogni piccolo dettaglio, e i personaggi sono forniti di animazioni nuove di zecca che svecchiano un impianto che sì funzionava ancora ma appunto con quasi 30 anni di anzianità sulle spalle. Anche la direzione artistica si adatta ai decenni che sono passati: i modelli poligonali di Mario, Peach, Bowser e gli altri personaggi e nemici si rifà infatti alla deriva introdotta per la prima volta da New Super Mario Bros. su Nintendo DS, che ha fissato quegli stilemi artistici che ancora oggi il franchise abbraccia con piacere – il primo importante rinnovamento è arrivato con Super Mario Bros. Wonder, ma non ci si aspettava di certo lo stesso splendore in questo remake.
La recensione in breve
Super Mario RPG rappresenta un'operazione solida, un remake che prende a piene mani lo storico Legend of the Seven Stars del 1996 e lo ripropone con un restyling grafico totale, oltre a qualche chicca extra apprezzata per chi cerca contenuti bonus più appassionanti. La prima incursione di Mario e il Regno dei Funghi nel genere GDR, con la storia di Fabbro Magno, dimostra oggi i suoi limiti dovuti a un gameplay reso forzatamente più accessibile, ma la presenza di particolari meccaniche d'interazione e minigiochi atipici, per il genere dei giochi di ruolo, ne fa un titolo molto piacevole da giocare ancora oggi, sempre se non siete in cerca dell'esperienza definitiva in ottica RPG.
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Voto Game-Experience