L’arrivo di un videogioco di Super Mario è sempre un’evento. Che si tratti di un nuovo capitolo platform, o di uno degli infiniti spin-off sportivi/party ai quali Nintendo ha abituato i suoi consumatori, il mondo resta sempre rapito al pensiero di come la grande N potrebbe aver ripensato la sua icona per eccellenza, il simbolo stesso di videogioco.
Negli anni passati, Mario Bros. è sempre stato sinonimo di innovazione, salvo rari casi. I successi sono stati tanti, gli scivoloni pochissimi, e anzi la titanica impresa di mantenere alta la bandiera (no, non quella di fine livello) è stata conclusa con successo da Nintendo in ogni occasione. Addirittura, quando i platform 2D sembravano ormai morti e sepolti, è stato proprio Mario a cavalcare nuovamente l’onda con la serie New, proseguita fino all’era di Wii U. Oggi, però, le cose sono diverse. Dopo undici anni l’idraulico più famoso al mondo è chiamato a confrontarsi col presente, e a cambiare ancora una volta una formula che, in realtà, non deve mai invecchiare. La rivoluzione, ormai a sorpresa considerando che Switch spegnerà tra poco la sua settima candelina, è arrivata. Ed è, come potete leggere nella recensione di Super Mario Bros. Wonder, semplicemente… wonderful.
La storia: un nuovo regno da scoprire
La serie Super Mario Bros. non ha mai fatto della storia il suo focus principale. Wonder, sin dalle premesse, lascia intendere che qualcosa sia cambiato, con una maggiore attenzione anche a questo aspetto. Nulla di trascendentale per fruire dell’opera, è ovvio, ma è piacevole osservare come il rinnovamento della serie passi anche da qui.
Mario e i suoi amici (e quindi anche i personaggi giocabili, che includono la novità Daisy) sono stati invitati dal principe Florian a visitare il coloratissimo Regno dei Fiori, uno dei tanti reami confinanti con il Regno dei Funghi il cui potere deriva dai curiosi Fiori Meraviglia che lì si trovano. Peccato, ovviamente, che la simpatica gita fuori porta venga trasformata in una nuova avventura a causa di Bowser. Il famigerato sovrano dei Koopa irrompe infatti sulla scena rubando il Fiore Meraviglia del castello di Florian, introducendo da subito i giocatori all’effetto Wonder di cui l’intera produzione è permeata: gli effetti dei fiori sono imprevedibili. Quello rubato, ad esempio, porta Bowser a fondersi interamente con il castello, diffondendo poi il suo potere oscuro in tutto il reame: le case degli abitanti vengono trasformate in prigioni, l’esercito invade ogni regione, e i Semi Meraviglia vengono sparsi ovunque.
Parte così una nuova avventura in due dimensioni per Mario e i suoi amici, che risplende del suo classico stile inconfondibile con però un rinnovamento generale non confinato al solo aspetto estetico. La tradizionale mappa lineare, da decenni marchio di fabbrica della serie Bros, viene ampliata consentendo più libertà di movimento ai personaggi (l’hub ricalca quello di Super Mario 3D World), e oltre alla presenza dei fiori parlanti che accompagnano i giocatori in ogni livello, con qualche simpatica esclamazione nel mezzo delle peripezie del buon idraulico, anche il principe Florian si unisce al team, fornendo così non solo qualche altra informazione sul mondo e la storia che progredisce, ma anche un preziosissimo aiuto cambiando, forse per sempre, il modo di interpretare la serie.
Il gameplay: mamma mia!
Se l’ossatura è sempre quella di un classico platform 2D a scorrimento dove l’obiettivo è raggiungere la fatidica bandierina, è anche vero che Nintendo ha fatto di tutto per introdurre nuove dinamiche che conferiscono un valore assoluto al gioco. Un processo produttivo per il quale la serie, salvo alcuni capitoli molto più conservativi, si è sempre adoperata in previsione di non cadere nella banalità e nella ripetitività.
Non mancano così alcuni cambiamenti improvvisi, come la scomparsa del punteggio, e i nuovi potenziamenti: Mario Bolla ha il doppio compito di intrappolare i nemici in bolle di sapone e fornire nuove piattaforme per raggiungere passaggi segreti; Mario Trivella è simpaticissimo, e con esso abbondano le aree nascoste che il protagonista può cercare arrivando anche a scavare nel sottosuolo; infine, Mario Elefante, sicuramente la più iconica delle novità di Wonder. Il protagonista (i potenziamenti non sono esclusivi del baffuto personaggio principale, anche se non tutti i membri del roster possono godere dei loro vantaggi) assume appunto la forma di un pachiderma antropomorfo, in grado di rompere facilmente grandi ostacoli, eliminare i nemici con un colpo di proboscide, e lanciare all’occorrenza acqua per far crescere nuovi fiori e ottenere qualche bonus in più.
Ma la vera sorpresa riguarda l’incredibile lavoro svolto dagli sviluppatori per rompere gli schemi tradizionali di Mario, e consegnare ai giocatori un titolo nel quale l’effetto sorpresa è costante. Ogni livello “tradizionale” include un Fiore Meraviglia: che sia in bella vista oppure no, il Fiore, una volta toccato, attiva appunto l’Effetto Meraviglia, che trasforma il livello o addirittura il modo di giocare per un certo periodo di tempo (con l’obiettivo di raccogliere in tempo un Seme). Se in alcuni casi si tratta infatti di semplici rivisitazioni dell’ambiente e dei nemici, come nel caso del livello iniziale che anima i tubi e proietta uno spettacolo di luci e suoni, in altri il gameplay viene praticamente stravolto: si passa da fiori capaci di alterare la gravità dei protagonisti ad altri che invertono la fisica dell’acqua, trasformano Mario in una sfera che distrugge ogni cosa e producono altri bizzarri e imprevedibili effetti.
Di per sé, questa trovata costituisce l’intuizione più brillante di Wonder, poiché il giocatore viene costantemente bombardato da sorprese e nuovi modi per giocare. Non si tratta quindi più di un semplice cambio di ambientazione da un livello a un altro, ma di veri e propri sconvolgimenti continui, grazie ai quali ogni livello ha un suo specifico Effetto Meraviglia che mai si ripete. Questo si riflette così in stage dal design impagabile, i quali sono anche un riflesso dei nemici che li popolano. I nuovi Salterini, ad esempio, copiano i balzi di Mario andando a tempo con lui, e nei vari livelli che li includono sono presenti alcune curiose strategie per il platforming.
Basterebbe questo per far capire lo splendore di Wonder, eppure non è finita. Nel nuovo gioco Nintendo ha ben pensato di inserire anche le Spille: si tratta di vere e proprie abilità speciali che concedono upgrade a Mario o applicano meccaniche nuove di zecca. I personaggi possono equipaggiare solo una spilla per volta, dopo averle conquistate come premio per il superamento di appositi livelli-sfida (altra tipologia di ambientazioni, alle quali si aggiungono anche particolari stage di corse contro Torcibruco, sfide contro un gran numero di nemici e interi puzzle da risolvere per avere semi in cambio), e da qui si modifica anche l’esperienza del gameplay stesso: dal cappello per planare al “salto potenziato”, le possibilità sono davvero infinite, e anzi moltissimi livelli sono stati strutturati proprio per essere rigiocati in più occasioni con più spille per completare tutto al 100% (la longevità si attesta sulle 20 ore, ma si parla di un titolo rigiocabile all’infinito).
Viene quindi il momento di parlare di un’altra novità, le Monete Fiore. Non si tratta di un elemento che cambia radicalmente il modo di giocare, quanto invece di una sorta di collezionabile extra che consente di acquistare oggetti particolari e altri potenziamenti utili presso i negozi sparsi nel regno, andando a sostituire le tradizionali e ormai superate Monete Stella della serie New. In ogni livello sono presenti tre monete viola (un rimando a Odyssey?) del valore di 10 Monete Fiore, che rappresentano un’ulteriore sfida per i giocatori. Nulla di clamoroso, ma comunque un classico elemento che aggiunge altra carne al fuoco in una produzione già immensa.
Grafica da film? Quasi…
Chiaramente, il confronto con Super Mario Bros: Il film è molto complesso, sulla carta. Mai fino a oggi il mondo dei videogiochi è riuscito a replicare la perfezione dei lungometraggi animati in computer grafica, anche se alcune produzioni ci sono andate vicino. Pixar, ad esempio, elogiò Square Enix per la resa grafica di Frozen e Toy Story in Kingdom Hearts III. Con Mario, vista anche la piattaforma di riferimento, Nintendo non ha potuto certo eguagliare la magnificenza della pellicola di Illumination e Universal, ma ciò non vuol dire che il gioco sia privo di un importante step evolutivo grafico rispetto alla serie New – proprio come le altre componenti già descritte.
I vari mondi che compongono il Regno dei Fiori sono sempre caratterizzati dai soliti, sfavillanti colori ai quali Mario è abituato, ma stavolta aumentano risoluzione e dettagli, sia in primo che in secondo piano. Ogni area visitata dai protagonisti è un tripudio di forme, colori e luci, che rilanciano l’idea di un universo, quello mariesco, semplicemente indifferente al tempo. Lo stile è quello classico, adottato dalla serie New ormai 17 anni fa: i personaggi e le ambientazioni sono squisitamente in tre dimensioni, e lo si percepisce sin da subito, mentre sullo sfondo si innalzano colline verdeggianti e strutture mirabolanti, instaurando dal primo livello uno stile artistico che si fa sentire lungo tutta la permanenza nel nuovo reame appena scoperto.
L’operazione segue insomma quella dei classici videogiochi della serie, con un tema artistico di fondo che viene poi riadattato ai vari contesti: si passa dalle verdi praterie di Piana Tubirocciosi, lo stage iniziale che introduce i giocatori alle prime nuove meccaniche, alle dune sabbiose del Deserto Solleone, ambiente tra i più classici per il franchise. Non mancano fortunatamente alcune simpatiche divagazioni e novità, come il Monte Puff Puff: qui il tema dominante è quello delle nubi che sovrastano il Regno dei Fiori, plasmando un mondo tanto caratteristico quanto perfetto da vivere.
Ma il vero lavoro è stato svolto da Nintendo sulle animazioni. L’intero impianto tecnico è stato ridefinito, ogni personaggio ha le sue espressioni e il suo modo di correre, con animazioni che riflettono alla perfezione questo importantissimo prodotto: dall’ingresso nei tubi al semplice salto, tutto è stato costruito con dovizia, come parte di un processo produttivo che non ha avuto solo l’intenzione di riproporre la serie, ma di intendere questo progetto come un nuovo punto di partenza, il terzo da quando Mario calca il mondo dei videogiochi.
Online, ma non troppo
Super Mario Bros. Wonder è un gioco adatto a qualsiasi età, e perfetto per amici e famiglie: la possibilità di giocare in locale fino a quattro giocatori, con qualche chicca extra come le corse tutti contro tutti, è la ciliegina sulla torta, anche se non si tratta di una novità assoluta per il franchise – allo stesso modo, anche personaggi già incontrati in passato come Ruboniglio sono pensati per aiutare i più piccoli. Il vero step successivo sarebbe stato implementare il multi online, che è sì presente ma non come ci si potrebbe aspettare.
Nintendo ha infatti scelto di dare ai giocatori la possibilità di giocare insieme a distanza, in tutti i sensi: in uno stesso livello, andando online, saranno visibili i fantasmi degli altri utenti che stanno giocando in questo momento, ma i loro movimenti e azioni non hanno effetti sul mondo di gioco di un altro utente. Simpatica l’iniziativa di connettere tra loro gli utenti con la possibilità di elargire doni o salvare in caso di morte, ma è inutile dire che ci si aspettava un cambio di direzione più deciso e votato alla cooperazione online. Un peccato, ma è anche vero che si tratta di uno dei due nei da segnalare in questa produzione in cui tutto, anche le musiche e i suoni, risulta superlativo. L’altro? Le boss fight: purtroppo la serie New non ha mai brillato sotto questo aspetto, e si sperava che Nintendo lavorasse più a fondo. Anche con l’introduzione dell’Effetto Meraviglia, tuttavia, si tratta di scontri molto banali e poco ispirati.
La recensione del videogioco
Super Mario Bros. Wonder è un gioco maestoso, un platform che scrive nuovamente la storia del franchise e si pone, di nuovo, come punto di riferimento per gli altri concorrenti. I valori produttivi messi in campo sono altissimi: insieme a Super Mario Bros. 3 e World, Wonder è già entrato di diritto nella classifica dei migliori giochi di sempre della serie.
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Voto Game-eXperience