Il film di Street Fighter non è un segreto come abbia sofferto di numerosi problemi nel corso della sua realizzazione e, stando a quanto recentemente dichiarato dal direttore del film, Jean-Claude Van Damme avrebbe contribuito a renderne la realizzazione travagliata.
Intervistato dal The Guardian, il regista Steven E. de Souza ha parlato a riguardo di alcuni dei problemi che hanno accompagnato la produzione della pellicola, a oggi nota al pubblico come una delle peggiori opere ispirate ai videogiochi mai create (e da molti paradossalmente amata proprio in luce di questo fatto, ndr).
Il film entrò in fase di produzione carico di grandi promesse. Il regista, de Souza, aveva alle spalle la scrittura di film cult dell’epoca del calibro di Die Hard e Commando. Il cast invece vantava icone quali Jean-Claude Van Damme nei panni di Guile e Raul Julia in quelli del villain M. Bison. Tuttavia, qualcosa non è andato per il verso giusto; anzi molte cose a quanto pare.
De Souza ha dichiarato che il film ricevette un budget di soli 30 milioni di dollari ed era sua intenzione destinarne parte all’addestramento dei protagonisti nelle arti marziali. Purtroppo, Capcom desiderava delle star del cinema nelle vesti dei protagonisti, e ciò portò all’assunzione di Van Damme e Julia.
Assunzioni di un tale calibro portarono a un inevitabile ridimensionamento del già scarso budget e, come se non bastasse, i dirigenti di Capcom imposero a de Souza l’inserimento del maggior numero di personaggi del gioco possibile. Ciò era in contrasto con i desideri del regista, che pianificava di focalizzarsi su una ristretta cerchia di personaggi, sette per l’esattezza, da sempre considerato il numero massimo di personaggi di cui il pubblico riesca a tenere traccia in un film.
Byron Mann, che nel film interpretò Ryu, dichiarò come il loro istruttore di arti marziali fosse all’oscuro di come fossero i combattimenti nel gioco: “Abbiamo notato quando eravamo già a metà strada che i personaggi avevano stili di combattimento differenti. A un certo punto, qualcuno disse ‘Aspetta un minuto, com’è che tutti combattono allo stesso modo?’.”.
Un altro enorme problema fu rappresentato dalle condizioni di salute di Raul Julia, che soffriva di cancro allo stomaco, motivo per cui le sue scene furono incentrate alla fine della produzione. Infatti Street Fighter fu l’ultimo film di Julia, che morì poco dopo la sua realizzazione.
Perfino la location offrì il suo carico al già nutrito numero di problemi che afflisse la pellicola. Gran parte delle riprese furono girate in Thailandia e ciò fu un problema, logisticamente parlando, a causa delle estreme temperature e della situazione politica del paese all’epoca. La presenza di un blocco militare su tutte le strade principali costringe cast e troupe a muoversi esclusivamente in motoscafo, con il risultato di produrre ulteriori ritardi alla produzione.
Dulcis in fundo, la storia più eclatante: l’atteggiamento dell’attore protagonista, Jean-Claude Van Damme.
De Souza ha dichiarato: “Non se ne poteva parlare ai tempi, ma ora posso: Jean-Claude era strafatto di coca.”.
Quanto dichiarato dal regista è stato confermato dal suo aiuto regista, Keith Heygate, che ha aggiunto: “In un occasione era nella sua roulotte ed era molto arrabbiato. Il mio assistente non riusciva a farlo uscire, io non riuscivo a farlo uscire, cosi chiamammo il produttore, Chad Rosen, per farlo uscire. Poi è arrivato con una bottiglia di champagne. Gli ho detto che era contro la sicurezza e la salute tenere alcolici sul set. Da quel momento in poi mi ha odiato.”.
Simili storie sono state raccontate anche dagli attori Roshan Seth e Robert Mammone, che vestivano i panni di Dhalsim e Blanka.
Seth ha detto: “C’erano volte in cui nemmeno si presentava sul set. Qualcuno ci riferiva un suo messaggio dove diceva ‘Devo Pomparmi i muscoli’. Aveva una palestra privata nella suite presidenziale di un hotel. Non ci restava altro da fare che aspettare.”.
Mammone invece ha raccontato: “Rimaneva nella sua roulotte finché non era pronto a uscire e impiegava moltissimo tempo prima di una ripresa; scene che avrebbero potuto richiedere un’ora, hanno richiesto mezza giornata.”.
Una lunga serie di sfortunatissime circostanze, insomma, ha sentenziato il destino di una pellicola che su carta prometteva molto.