Leggenda vuole che negli anni ’90 il gruppo californiano Blink 182 scelse questo nome perchè 182 era il totale di volte in cui Al Pacino pronuncia la parola “fu*k” nel film “Scarface“. Se il gruppo fosse nato nei giorni nostri, probabilmente avrebbe invece contato il numero di volte in cui la parola “Caos” viene pronunciata in Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin. Il nuovo spinoff targato Final Fantasy e realizzato dal Team Ninja, lo stesso reduce dall’ottimo Nioh 2, ha ben poco della celebre serie Square Enix e anche ben poco di ottimo. Un origin story atipico sottoforma di action/RPG con sprazzi di soulslike prodotto, fra gli altri, da Tetsuya Nomura, qui in veste di lead artist del gioco. Facciamo un po’ di ordine in tutto questo Caos in questa recensione di Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin.
Voglio uccidere Caos
Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin è ambientato in un setup a metà fra il fantasy e il moderno, un po’ come Square ci ha abituati negli ultimi anni con i recenti capitoli della saga di Final Fantasy. Jack Garland ha un unico obbiettivo nella vita: uccidere Caos. Si sveglia la mattina e, sfogliando il giornale, non trova altro che notizie di Caos e la cosa lo rende molto nervoso. Quando va a lavoro Caos lo tampona sul tragitto fra casa e ufficio, che disdetta! Sul posto di lavoro Caos non fa che prendere in giro Jack, affidandogli incarichi impossibili e facendo la spia con il loro superiore. Caos a quanto pare gli ha anche fregato la ragazza. E vogliamo parlare dell’ultimo posto in quel ristorante esclusivo prenotato proprio da Caos? Queste potrebbero essere le ragioni dell’odio viscerale che il protagonista di quest’avventura ha nei confronti di Caos.
Uso il condizionale perché, fondamentalmente, al giocatore non è dato a sapere la ragione dietro a questo astio, ma diamo per scontato che abbia i suoi buoni motivi. Sempre in maniera spontanea e incredibilmente naturale, due ragazzi chiamati Ash e Jed incontrano il nostro eroe e scoprono di avere un’incredibile punto in comune: odiare Caos e possedere un cristallo. Il trio appena formatosi decide quindi di chiedere un’udienza al Re di Cornelia per ottenere il permesso di partire alla caccia di…beh, non c’è bisogno che ve lo ripeta.
Non ci sono dubbi, Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin ha DAVVERO delle parti in comune con il primo Final Fantasy: il regno di Cornelia, i guerrieri della luce (qui tre anziché quattro), lo stesso Caos, alcuni nemici iconici così come alcune stregonerie classiche. Per tutto il resto però parliamo di un gioco che prende totalmente le distanze dal brand e da qualsiasi altro spinoff prodotto da Square Enix. D’altronde lo stesso Game Director Daisuke Inoue ci aveva avvertiti: Stranger of Paradise è innanzitutto una sfida, che poco ha a che fare con gli altri Final Fantasy. Qui però con la sperimentazione si è andati decisamente troppo oltre, e il treno è finito per deragliare uscendo totalmente dai binari della logica.
Se stessimo parlando di una rivisitazione in chiave ironica e sopra le righe dei classici di Final Fantasy avremmo compreso maggiormente una direzione artistica e narrativa come quella che potrete verificare nel gioco. La verità, purtroppo, è che Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin si prende addirittura fin troppo sul serio, scadendo nel ridicolo ad ogni dialogo degno del peggiore dei z-movie. Insomma, tutto sembra relativamente assurdo e trova poca giustificazione nella sperimentazione o nella voglia di proporre qualcosa di diverso dai soliti standard, fortunatamente però Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin, tra un dialogo surreale e l’altro, è capace di intrattenere con la sua idea brillante di gameplay.
Beccati questo Caos
Messe un attimo da parte le premesse di Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin, un gioco che conferma fin da subito tutta l’ignoranza emersa già dai primi trailer diffusi, è bene parlare anche di quanto c’è di buono in questo titolo targato Team Ninja. Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin è sostanzialmente un titolo dalla forte vena action che si ispira anche per certi versi al mondo dei Dark Souls, seppur in maniera blanda e certamente meno sfidante. Stranger of Paradise non è un open world, per intraprendere una missione bisognerà semplicemente localizzarla e selezionarla dalla mappa di Cornelia che funge anche da hub del gioco.
Ogni missione, primaria o secondaria che sia, ha un livello suggerito ed una serie di ricompense, anche se vedremo più avanti come il completamento delle subquest sia fondamentalmente inutile. Scelta la nostra destinazione verremo catapultati in un dungeon strutturato a corridoi, popolato da nemici pronti a mettervi i bastoni fra le ruote. Il livello di difficoltà è adeguatamente bilanciato, anche se il level design delle varie location di Cornelia è piuttosto scialbo e ripetitivo. Come già citato in precedenza alcuni elementi soulsike, come ad esempio la gestione dei salvataggi tramite dei totem che rigenereranno anche i nemici, sono sparpagliati un po’ in tutto il gioco.
Subisce l’influenza delle opere di Hidetaka Miyazaki anche il combat system di Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin, incentrato su schivate e contrattacchi. Jack è un tipo coriaceo, ma anche qui dovrete fare attenzione a non abusare della parata altrimenti la barra di logoramento si riempirà e rimarrete per qualche secondo storditi e quindi vulnerabili agli attacchi dei nemici.
A seconda dei nemici e della situazione dovrete adottare la strategia più giusta in battaglia, alternando armi bianche, abilità speciali e magie in maniera frenetica e divertente. Nel frattempo, Ash e Jed daranno il loro contributo per sgominare quanti più nemici possibili, talvolta facendo anche gran parte del lavoro al posto vostro. Da segnalare la presenza del multiplayer online, che consentirà a voi e ad altri due amici di affrontare in cooperativa le missioni del gioco. Impreziosiscono il tutto le finisher con le quali porre fine in maniera brutale e pirotecnica alle sofferenze dei nemici dopo un certo numero di colpi mandati a segno, tutte accompagnate da animazioni splatter e coinvolgenti differenziate per ogni tipologia di mob.
Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin ha una forte contaminazione RPG, soprattutto nella gestione delle classi, qui rivisitata in maniera ovviamente più caotica ma dannatamente azzeccata. Jack e compagni possono infatti scegliere fra 27 classi disponibili, ma non è tutto. Jack ha la capacità di avere ben due classi attive contemporaneamente switchabili semplicemente fra loro in battaglia con la pressione di un tasto. Ogni classe ha una propria arma di riferimento e un proprio set di skill e potrà essere ampliata e potenziata tramite il consueto albero delle abilità raccogliendo punti durante l’avventura. Le statistiche del party invece verranno influenzate unicamente dal vostro equipaggiamento.
Ecco perché in Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin il loot è fondamentale, forse anche troppo visto che, data l’assenza di un sistema di livellamento, ogni qualsiasi attività di farming o di completamento delle missioni secondari diventa pressoché inutile. Vi basterà infatti buttarvi nelle missioni più difficili che avete a disposizione ed aprire gli scrigni in modo da ottenere armi e armature che vi forniranno un bonus in attacco e difesa visto che non ci sono requisiti per poterli equipaggiare. Una gestione certamente originale, ma che sottrae parte del divertimento tipico dei JRPG derivato proprio dal livellamento e dallo studio del set-up ottimale.
I problemi tecnici di Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin
I problemi di Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin non hanno risparmiato nemmeno l’aspetto tecnico. La qualità delle texture, i problemi di framerate e di continui effetti pop-up che minano sia le sequenze in-game che le cinematic fanno pensare ad un gioco di inizio scorsa generazione piuttosto che attuale. E’ evidente che il budget stanziato per la realizzazione di questo spinoff non era assolutamente sufficiente per un titolo che, seppur non tripla A, porta comunque il nome di Final Fantasy. Frequenti anche bug, sia grafici e sonori, che gravano ulteriormente sul giudizio complessivo del gioco. Fortunatamente la colonna sonora è degna delle produzioni targate Square Enix, qui affidata ai tre compositori Naoshi Mizuta, Hidenori Iwasaki e Ryo Yamazaki, già autori delle musiche di altri capitoli della saga di Final Fantasy oltre che di titoli quali Resident Evil 2, Street Fighter Alpha e Mega Man & Bass.
La recensione in breve
Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin verrà ricordato maggiormente per essere stato il Final Fantasy più folle e atipico del franchise che non per la sua effettiva qualità. A livello di gameplay il gioco offre molti spunti interessanti, con la sua formula action/JRPG frenetica e coinvolgente, ma la pessima realizzazione dal punto di vista tecnico e una narrativa quanto mai banale e priva di alcun senso influiscono pesantemente in negativo sulla resa complessiva del gioco a firma Team Ninja. Forse con un budget adeguato si sarebbe potuto fare molto di più, purtroppo invece il risultato è un titolo incolore le cui uniche qualità sono messe in secondo piano dalla natura quasi da cinepanettone di dialoghi, trama e personaggi.
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Voto Game-Experience