In Indonesia sono stati bloccati, nelle scorse ore, i servizi di Steam, Epic Games, Yahoo e PayPal, che ora non risultano più accessibili dal paese asiatico. Quali ragioni hanno spinto il paese orientale a compiere una simile mossa? Fortunatamente niente di grave come la guerra che di recente ha spinto molte realtà di diversi settori ad abbandonare la Russia di Putin, in cui di recente sono stati bloccati anche tutti i pagamenti in criptovalute e NFT – niente di grave in confronto a una guerra ma, rispetto alla normalità, le criticità non mancano.
L’Indonesia ha bannato diversi celebri e importanti servizi web, perché?
A riportare la notizia è stato il portale Reuters, che ci spiega che il Governo di Giacarta ha bloccato una lunga serie di servizi web, dunque non solo i tre o quattro servizi nominati (quelli sono una piccola parte di una lunga lista). Il motivo? Le compagnie bannate non si sono adeguate alle nuove norme di moderazione applicate nel paese. I nuovi regolamenti infatti impongono la registrazione di ogni compagnia nei database governativi, se queste desiderano operare in Indonesia.
Chi non si registra, com’è avvenuto, incorre in un ban a livello nazionale. Il governo, prima di decidere per questa regola pensata per limitare e monitorare i contenuti disponibili online in Indonesia, si premurò di concedere tempo fino allo scorso 27 luglio affinché le compagnia si iscrivessero al registro nazionale dei “Private Electronic System Providers”. La scadenza è passata, il governo ha concesso qualche giorno extra e, ora, ha iniziato a bannare le compagnie che non si sono neppure sforzate di adeguarsi.
Le leggi al riguardo, risalenti in Indonesia al 2020, riguardano l’eventualità di accedere ai dati di ogni utente per le autorità governative, nonché quella d’imporre la rimozione di contenuti che potrebbero essere di disturbo all’ordine pubblico, o considerati illegali da Giacarta. Le leggi sono note, nel complesso, come MR5 e concedono alle compagnie tempistiche estremamente brevi per la rimozione dei contenuti sensibili, queste tempistiche rientrano tra le sole 4 ore e la giornata intera (24 ore, ndr).
Una serie di leggi pericolosamente vicine alla censura, che l’Electronic Frontier Foundation ha definito senza mezzi termini “lesiva per i diritti umani” nel 2021. A conti fatti, la legge fa si che ogni sito attivo in Indonesia sia letteralmente sotto il controllo del governo, che deciderebbe dei contenuti punendo con un ban chi osasse pubblicare contenuti indesiderati – operazione da compiere nel già citato brevissimo arco di tempo (4 – 24 ore). Probabilmente diverse compagnie hanno dunque volutamente deciso di non registrarsi, cosi da non piegarsi al volere del governo di Giacarta.