Google Stadia è da sempre al centro dell’attenzione mediatica, sia per il suo essere completamente dedicata al gioco in streaming, sia per alcune mosse di Google che non sono ritenute le più adeguate quando si parla dell’industria videoludica. Un giornalista, ed analista, su tutti ha sempre tenuto sott’occhio il nuovo servizio di Google, ovvero Jason Schreier che ha pubblicato un nuovo report.
Il noto giornalista ha pubblicato un’ approfondita analisi che va a fare luce su alcuni retroscena legati al momento di stallo che Stadia sta vivendo, si parla di vendite che non sono andate come previste ed investimenti folli che hanno poi portato alla prematura scomparsa degli studios interni con tanta pace degli sviluppatori da poco assunti.
La chiusura degli studios interni è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso, il problema lo troviamo a monte quando alla presentazione della piattaforma il solito Phil Harrison fece delle dichiarazioni che andavano a sfidare le attuali console e il PC senza aver costruito prima una base solida, un qualcosa da cui partire. Insomma tutto il contrario del motto della Grande G: “think big but start small”.
Il lancio del 2019 non fu come era stato promesso con tante feature mancanti poi aggiunte nel corso del 2020. Schreier fa notare anche come il modello di business scelto da Google non porta alcun vantaggio all’utente, e a Stadia, in quanto questi possiedono già un gioco su un altra piattaforma e non trova il nesso logico ad acquistare il gioco su Stadia quando questa non offre nulla in più delle altre piattaforme.
Il giornalista prosegue scrivendo come le aspettative di vendita non hanno rispecchiato la realtà con centinaia di migliaia di “unità” (per dare un senso di misura, sappiamo sia noi che Schreier che non ci sta bisogno di acquistare nulla) in meno piazzate, il tutto stando a quanto riferitogli da fonti interne. Come detto, colpa anche di alcune promesse non mantenute e di dichiarazioni troppo prepotenti fatte da Phil Harrison che ettichettava Stadia come la piattafoma più potente di tutte ma, ricordiamo, non contano solo i Teraflops all’interno di una console, ma come essi vengono sfruttati da tutto l’ecosistema che li circonda.
Le prime preoccupazioni sono arrivate proprio dagli sviluppatori dei team interni. Essi conoscevano bene la situazione attorno alla piattaforma di streaming e che tali funzionalità non erano pronte per il lancio, così come non sarebbero mai stati pronti giochi esclusivi da lanciare in contemporanea per mostrare da subito ciò che Stadia era, ed è, capace di fare. Sono stati investite quantità di denaro importanti, come decine di milioni di dollari per l’arrivo di Red Dead Redemption 2 e le varie produzioni Ubisoft, ma lo sviluppo interno non era in grado di mantere il passo mentre, dai piani alti, si voleva velocizzare il processo a tutti i costi sapendo che non era possibile.
Insomma, il report fatto da Schreier ci mostra ancora una volta come Google sia una compagnia che ha delle ottime idee, ma non è in grado di gestirle. Le sue creature più famose come You Tube o Chrome ormai si autogestiscono, sono usate da miliardi di utenti e vanno avanti senza che Google investa più di tanto, ma questo discorso non è valido se vuoi entrare nei mondi dei videogiochi dove devi fare fronte a tre compagnie che sono lì da più anni.