Negli ultimi anni, il mondo dei giochi di carte collezionabili è stato radicalmente cambiato dall’avvento di titoli, anche molto imporanti, che hanno letteralmente spodestato il dominio di grandi nomi come Magic, sopratutto nel mondo die videogiochi. Stranamente la magia di Wizard oft he Coast non è riuscita ad approdare nel mondo dei videogiochi, laddove colossi come Hearthstone, Gwent e The Elder’s Scrolls Online dominano il mercato insieme ad altre decine di titoli meno famosi ma comunque interessanti. In questo speciale analizzaremo le motivazioni che stanno dietro alla caduta di un grande nome come quello di Magic e quali sono stati gli errori commessi in ambito videoludico.
Negli ultimi anni abbiamo assistito all’ascesa dei titoli dedicati ai giochi di carte. Sin dai primi Magic e Yu-Gi-Oh! Fino ad arrivare alle più moderne trasposizioni che riguardano gli universi di interi franchise come The Witcher e The Elder’s Scrolls. I Trading Cards Games, comunemente chiamati TGC, hanno avuto un sostanziale impatto sull’intrattenimento ludico degli ultimi decenni, passando da giochi particolari riservati ad una ristretta nicchia a veri e proprio fenomeni di massa con competizioni internazionali serratissime. Sfortunatamente le trasposizioni videoludiche dei TGC non è andata bene come previsto e l’ecosistema creatosi attorno ai titoli principali aveva fin troppe difficoltà legate alle limitazioni dei publisher per poter spiccare il volo. Una delle motivazioni principali che ha portato i titoli dedicati a Yu-Gi-Oh! e Magic all’inevitabile tramonto sono da ricercare non solo nella natura stessa delle rispettive community ma anche nella natura dei due titoli che limitavano pesantemente l’esperienza di gioco al fine di non danneggiare le rispettive controparti reali. Duels of The Planeswalker ha rappresentato un leggero punto di svolta per l’esperienza videoludica dedicata a Magic, un guizzo importante ma non abbastanza rilevante che ha introdotto non solo un deck builder ben concepito ma anche delle modalità più adatte ad un’utenza che aveva voglia di continuare a giocare il gioco senza passare alla sua controparte reale. Il passo falso è stato compiuto con Magic Duels: Origins, un titolo free-to-play che, oltre ad essere afflito da innumerevoli bug, presentava un sistema di microtransazioni più votato al pay-to-win che rendeva più conveniente acquistare le buste reali rispetto a quelle virtuali. L’assenza di una community corposa e di un circuito competitivo dedicato ai due titoli ha dunque sancito il tramondo di due brand che, pur avendo ottenuto un successo immenso negli anni passati, non hanno ben digerito il passaggio da reale a virtuale.
Il colpo di genio, come al solito, arriva da parte di Blizzard. Hearthsone arriva come un fulmine a ciel sereno nel panorama videoludico e rappresenta tutt’ora un metro di paragone valito in termini di bilanciamento, supporto e impostazione generale, rendendo un semplice gioco di carte un importante pietra miliare dell’e-sport internazionale grazie all’estrema variabilità di un titolo che racchiude in un’apparente semplicità delle meccaniche di gioco estremamente diverse e variegate. Lo stile e la magia di Blizzard non risparmia dunque neanche un genere così di nicchia come quello dei giochi di carte e arricchisce ancora di più il suo arsenale di franchise che sembrano far impazzire il pubblico grazie ad una realizzazione artistica che difficilmente riesce a trovare dei pari nel panorama videoludico. Se Magic non è dunque riuscito a compiere la magia, Blizzard interviene e , come quasi ogni sua produzione, si impone come esempio per i titoli a venire. A seguire Hearthstone, nel corso degli ultimi anni, arrivano due possibili rivali che propongono esperienze di gioco molto diverse tra loro, stiamo parlando di Gwent e The Elder’s Scrolls: Legends, entrambi presvisti per il 2017 ed attualmente in fase di beta. Il tridende dedicato ai titoli di carte virtuali è dunque composto da tre franchise tanto importanti quanto famosi: World of Wacraft, The Witcher e The Elder’s Scrolls. Ognuno di essi mira ad un’esperienza di gioco molto differente e si può tranquillamente pensare che non entreranno in competizione tra loro diventando bensì complementari, andando così a costituire un’esperienza di gioco completa che mira non soltanto alla competizione sportiva ma anche a quella amatoria e, grazie a Gwent, riserva un posto anche al single player per coloro che non sono avvezzi al gioco online. Un sistema di microtransazioni non invadente è sicuramente la chiave di volta per il successo di un titolo del genere e Blizzard sembra averlo capito da tempo. Dopo anni e anni di insuccessi il futuro videoludico dei giochi di carte sembra dunque essere in buone mani, non ci resta che aspettare l’uscita dei due nuovi arrivati e intanto godersi Gadgetzan, meglio conosciuta come Meccania, la nuova espansione di Hearthstone.