La terza edizione dei Video Game Awards, meglio conosciuti come VGA ha avuto luogo in quel di Los Angeles durante la scorsa settimana. L’attesissimo evento presentato da Geoff Keighley cresce ogni anno di più ed ha visto sul palco diverse personalità importanti dell’industria videoludica come Hideo Kojima. Paragonabile alla notte degli Oscar in salsa videoludica, i Video Game Awards rappresentano una delle manifestazioni più importanti del mondo dei videogiochi, facendo il punto della situazione sull’anno appena trascorso volgendo lo sguardo verso il futuro. Nell’edizione di quest’anno abbiamo notato che qualcosa non è andata proprio per il verso giusto, il che ha spinto la nostra vena critica verso una problematica sempre più pressante. Vi presentiamo i Video Game Ad-Wards.
Come già accennato in apertura, i Video Game Awards rappresentano una grossa occasione per l’industria videoludica di tirarsi a lucido, indossare un bel vestito e far vedere al mondo quanto il mondo dei videogiochi sia cresciuto nel corso degli anni premiando coloro che hanno saputo innovare, sbalordire o, più semplicemente, fare il loro lavoro. Impostanto il tutto con un format molto simile a quello dedicato alla controparte cinematografica, i Video Games Awards hanno lo scopo di riunire tutte le personalità di spicco dell’industria videoludica per passare una notte di spettacolo e premiazioni all’insegna dei videogiochi. Un’iniziativa lodevole che, capitanata da Geoff Keighley, ovvero l’ex presentatore degli Spike Awards, riesce ogni anno a tenere incollati allo schermo diverse migliaia di persone. Un evento di tale portata, che cresce a dismisura, edizione dopo edizione, rappresenta un’occasione ghiotta per pubblicizzare le produzioni più attese e rivelare ciò che ci aspetta nel prossimo anno o in quelli a venire, proprio per questo i Video Games Awards costituiscono la vetta invernale per coloro che sono assetati di informazioni sui titoli che più aspettano, grazie a tantissime World Premiere e annunci fatti direttamente sul palco, capaci di detonare vere e proprie bombe di hype non solo nella platea ma anche per il pubblico a casa.
La critica che vogliamo portare avanti quest’anno va però dritta al cuore di ciò che i Video Game Awards rappresentano, non ci lamentiamo affatto dei numerosi annunci o delle varie premiere mostrate durante lo show, anzi, eravamo tanto assetati di sapere quanto curiosi di conoscere i vincitori ma, c’è sempre quel maledetto ma, non è stato forse un po’ troppo? Ribadiamo che è giusto mostrare al mondo alcune nuove produzioni, sicuramente il teaser di Death Stranding ha fatto svenire più di uno spettatore ma, che fine hanno fatto i premi? È normale aspettarsi diverse premiazioni durante una cerimonia che ha come scopo principale quello di riconoscere i meriti conseguiti durante l’anno, eppure abbiamo visto scorrere a bordo schermo scritte come “best-rpg” o “best fighting game” come se la loro importanza fosse relativa, un mare di amarezza insomma.
Forse l’intera manifestazione è diventata troppo grande, troppo succosa e la pubblicità ha iniziato a insinuarsi laddove lo scorso anno i CD Projekt RED calcavano il palco con una vagonata di premi in mano. Non vogliamo essere iper-critici cercando problematiche laddone non ce ne sono eppure, guardando lo show, avremmo preferito vedere la premiazione per il miglior multiplayer piuttosto che la Mannequin Song suonata dal vivo (chiaramente in playback, ndr). Siamo dell’opinione che è giusto dare spazio alle varie personalità che abitano questo meraviglioso mondo, a patto però che non vengano lasciati indietro coloro che questo mondo hanno permesso di costruirlo, negandogli quei pochi minuti di gloria e negandoci il piacere di assistere ad una premiazione.
I Video Game Awards sono diventati Video Game Ad-wards nel momento in cui abbiamo passato più della metà dell’intero spettacolo guardando annunci, pubblicità e musica dal vivo che videogiochi. Intendiamoci, gli annunci sono ben accetti ma forse sarebbe meglio farli in altra sede, magari l’E3 o la Gamescom sarebbero terreno fertile per questa tipologia di conferenze e, come ci insegna Sony con Playstation Experience, è forse il caso di lanciare le bombe in separata sede piuttosto che occupare uno spazio dedicato principalmente a celebrare quello che si è fatto durante l’anno e non quello che si farà. Che senso ha cancellare le conferenze di Colonia se, a distanza di appena quattro mesi, si mette sul fuoco tanta di quella carne da coprire un intero show di due ore? Questo sinceramente resta un mistero ma il sospetto che il vil danaro e la pacchettizzazione di un informazione volta a deviare il pubblico verso nuove mete di insensato hype è molto consistente.
Forse stiamo polemizzando troppo o forse stiamo assistendo alle ennesime avvisaglie di un’evoluzine volta ad industrializzare qualcosa di semplice che mira al cuore di un sistema fondamentalmente basato sul divertimendo, pregando il dio Marketing che lo spot pubblicitario abbia presa e si possa portare a casa qualche milione in più. La speranza è che l’anno prossimo sia così pieno di videogiochi da occupare più di due ore di show e poter ringraziare coloro che hanno lavorato sodo per regalarci esperienze sempre più belle e profonde lasciando che i Game Awards siano dedicati ai videogiochi e non alle pubblicità.