A poco più di una settimana dall’arrivo nelle sale dell’ultima pellicola di Steven Spielberg, Ready Player One ha saputo far discutere il pubblico e la critica. La storia di Wade all’interno di Oasis però ci ha spinto a riflettere sull’evoluzione della cultura pop, in special modo quella videoludica, all’interno di un contesto sociale in rapida crescita.
Tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore e sceneggiatore statunitense Ernest Cline, Ready Player One è l’ultima fatica di Steven Spielberg. Come spesso accade quando si parla di produzioni di questo calibro, Ready Player One ha suscitato pareri discordanti tra il pubblico, molti hanno amato il lavoro di Spielberg altri invece hanno criticato aspramente il distacco dal romanzo in determinati frangenti. I nostri colleghi di cinematographe.it si sono già espressi in merito e, grazie alla recensione a cura di Giulio Zoppello, potrete avere un parere più competente per quanto concerne la critica cinematografica.
L’argomento che andremo ad affrontare oggi non riguarda infatti Ready Player One in quanto pellicola ma scende più in profondità, andando ad affrontare una tematica spesso spinosa che vede scontrarsi due o più generazioni all’inno di quello che viene considerato come un medium in caduta libera. Prima o poi, nella vostra vita da giocatore, vi ritroverete a sentire o, se siete abbastanza vecchi, a dire frasi del tipo: “una volta le cose andavano meglio” o peggio ancora “quando ero giovane io i giochi erano più belli”. Insomma, l’effetto nostalgia spesso fa brutti scherzi e ci porta a dimenticare e soprattutto ad apprezzare quella che è la cultura moderna. Ready Player One, aspramente criticato proprio perché all’interno della pellicola è possibile notare riferimenti alla cultura pop degli ultimi dieci anni, rappresenta un punto di incontro tra le generazioni, lasciando che la cultura pop di diverse decadi conviva in armonia, raccontando l’evoluzione di un medium che nel corso degli anni ha saputo cambiare, rinnovarsi e continuare a stupire. Vedere riferimenti a Tolkien e Douglas Adams insieme a figure moderne come Tracer o Master Chief ci ricorda che l’arte, la letteratura ed il videogioco sono forme di intrattenimento complementari che ci portano in mondi fantastici e ci emozionano con le loro storie. Inutile dire che non basta una singola visione di Ready Player One per poter carpire tutti i riferimenti ma quel senso di appartenenza che si prova quando ci si riconosce all’interno di un contesto rappresenta quanto di più bello c’è in questo mondo fatto di pura fantasia. Ready Player One è un manifesto alla bellezza, un posto dove i Duran Duran ed i Rush convivono con Raynor, Batman, Catwoman e, perché no, anche Pacman. Chiaramente non vogliamo rischiare di spoilerare praticamente nulla della trama del film e, proprio per questo ci limitiamo a citare quelle che sono le apparizioni che, pur in assenza di contestualizzazione, riescono ad inserirsi benissimo nella filosofia di Oasis.
Oasis, ovvero il mondo virtuale all’interno del quale i personaggi di Ready Player One vivono la loro avventura, non rappresenta altro che il mondo di internet come lo vediamo noi, un calderone fatto di musica, libri, videogiochi e fumetti da assaporare in completa libertà. Ciò che più colpisce però è la totale assenza di questi elementi al di fuori di Oasis, il mondo reale di Ready Player One è infatti scarno, privo di fantasia e si limita ad osannare il mito di ciò che è stato senza però riuscire a rinnovarsi ulteriormente, spingendoci a riflettere sul valore delle opere contemporanee. L’evoluzione costante della cultura pop riesce dunque a rompere quel muro che separa le generazioni proponendo, almeno in Ready Player One, una visione universale di quel mondo fatto di creatività e fantasia. I riferimenti ai videogiochi all’interno del film sono veramente tanti e probabilmente ne abbiamo anche perso qualcuno ma, a differenza di quanto ci si potesse aspettare, non si tratta di un semplice tributo al videogiochi che hanno fatto la storia ma un’ode ad un mondo in continua evoluzione che riesce a meravigliarci da quarant’anni a questa parte entrando in perfetta sintonia con il panorama cinematografico, fumettistico e musicale. Ancora una volta non siamo parlando del film in quanto tale ma di Ready Player One come spunto di riflessione e di contemplazione nei confronti della nostra più grande passione che sia essa espressa per mezzo di un pad, dei pop-corn del cinema, dai brividi di una canzone che riesce ad emozionarci o dalle parole di un libro che ci appassiona. Purtroppo però il mondo oggi è fatto di battaglie spesso senza senso su tematiche che dovrebbero unire ed invece dividono, portando quello che potrebbe essere un dibattito costruttivo ad una guerra di fazioni all’interno dei social. Paroline come Console War e flame sono purtroppo all’ordine del giorno, partorite dall’ignoranza e da un senso di appartenenza fin troppo simile alla tifoseria che spesso impedisce ai giocatori di abbracciare a tutto tondo la loro più grande passione. Il nostro consiglio è quello di andare al cinema a vedere Ready Player One che sia per i riferimenti alla letteratura, ai fumetti, alla musica o ai videogiochi, se siete appassionati non ve ne pentierete.