Mi fa strano scrivere questo articolo dopo aver visto la presentazione di Google Stadia due giorni fa, pertanto farò finta che non sia successo niente, farò finta che oggi sia il giovedì di settimana scorsa, una settimana caratterizzata dal lancio di PlayStation Now anche in Italia, a distanza di 5 anni dalla nascita del servizio in America, Giappone e diversi paesi europei. L’arrivo del PlayStation Now nel mondo ha rappresentato il primo servizio di streaming di un videogioco ad opera di un’azienda produttrice di console: prima e dopo il lancio di PlayStation Now diverse aziende hanno provato ad approcciare il mercato del gaming con progetti di cloud, fra le quali la nota produttrice di componenti per PC Nvidia con il suo servizio denominato GeForce NOW (tutt’ora in fase beta), oltre a Microsoft e Google che presto lanceranno i loro servizi xCloud ed il già citato Stadia? Ma come funziona PlayStation Now all’atto pratico? Davvero il cloud gaming è maturo al punto da costituire un balzo evolutivo nel modo di usufruire dei videogiochi?
Era il gennaio 2014, Xbox One e PlayStation 4 erano uscite da un paio di mesi ma nessuna delle due console era dotata di un supporto di retrocompatibilità nativo: Microsoft avrebbe annunciato la retrocompatibilità gratuita solo l’anno successivo e, come sappiamo, non si tratta di retrocompatibilità nativa ma di una ricompilazione del software per girare sulla sua ultima console. L’impossibilità per Sony di riprodurre nativamente il software PS3 su PS4, a causa di un processore con architetture pesantemente differenti, portò il colosso giapponese ad acquisire l’americana Gaikai, la quale era al lavoro su un proprio sistema di cloud gaming: l’esperienza di Gaikai permise a Sony di realizzare un proprio servizio di cloud gaming. PlayStation Now nasce quindi come servizio di streming per i giochi appartenenti al parco titoli di PlayStation 3 per poterli giocare non solo su PlayStation 4, ma anche su PlayStation Vita e alcune TV Bravia senza avere alcuna console ad esse connessa. Un servizio quindi che si presenta forte di una libreria ai tempi solida e valida ma vincolato a precisi hardware. Nel corso degli anni PlayStation Now ha dovuto necessariamente evolversi, incalzato anche dalla concorrenza che ha introdotto un servizio come il GamePass, cambiando sia i suoi piani tariffari (che prima prevedevano l’acquisto o il noleggio del singolo gioco) sia la sua offerta, affiancando ai titoli PlayStation 3 quelli dell’attuale generazione, permettendo al giocatore di scaricare i giochi compatibili per usufruirne come se fossero stati acquistati sullo store e permettendo l’uso del servizio anche su PC utilizzando unicamente la modalità streaming.
La nostra prova del PlayStation Now si è focalizzata sulla novità principale per noi utenti italiani, ovvero la modalità streaming, consci del fatto che il download in locale del gioco è consigliata da Sony quando possibile per ottenere un’esperienza migliore. Sì perché se il gioco scaricato in locale ha una risoluzione a 1080p (o superiore su PS4 Pro, a seconda del gioco) ed un framerate che può raggiungere anche i 60 fps, lo streaming dei giochi (siano essi contenuti PS3 o PS4) saranno sempre lockati a 720p e 30 fps. La scelta di limitare risoluzione e framerate è direttamente legato ai requisiti minimi richiesti per lo streaming: per utilizzare PlayStation Now infatti è richiesta una velocità di connessione di almeno 5 Mbps, un valore piuttosto contenuto per potersi adattare anche a connessioni meno performanti, ma l’algoritmo di compressione non lavora in maniera scalabile, adattando risoluzione e frame in base alla banda rilevata (o meglio lo fa ma solo comprimendo ulteriormente in caso di bruschi cali di banda) il che chiaramente costituisce un limite per quegli utenti che hanno a disposizione connessioni prestanti. Sui giochi PlayStation 3 tale limitazione non va a pesare più di tanto sull’esperienza di gioco dell’utente, tuttavia per quanto riguarda il software PS4 si può aggirare il problema scaricando il gioco, ma ciò va chiaramente a togliere quello che è il vantaggio dello streaming ovvero la possibilità di avere un gioco immediatamente disponibile, oltre ad un risparmio di energia ed ad un minor surriscaldamento della PlayStation 4.
All’atto pratico lo streaming di PlayStation Now si è comportato piuttosto bene durante le nostre prove: premettendo che le condizioni con le quali abbiamo effettuato i test erano superiori a quelle minime richieste da Sony, con connessioni con velocità superiori ai 50 Mbps in download e la console connessa tramite cablaggio o l’antenna a 5 GHz della scheda di rete della console, ma siamo coscienti che l’esperienza dei singoli può cambiare di volta in volta. Ci siamo concentrati soprattutto su titoli dove la reattività del sistema e la bassa latenza rappresentano elementi cardine dell’esperienza del giocatore, quindi action games, sparatutto e picchiaduro. In tutti i casi provati giocando in single player l’input lag ed i cali di frame erano presenti, non lo neghiamo, ma comunque nel complesso l’azione a schermo era piuttosto fluida e godibile. I picchiaduro sono il genere che ne risentono di più’ soprattutto quelli in 3D come Virtua Fighter 5 da noi provato: l’input lag va a rendere difficile l’esecuzione di combo che hanno slot di pochi frame per essere eseguiti. Per questo motivo invece a risentirne maggiormente è l’esperienza multiplayer, soprattutto online: negli FPS e nei picchiaduro l’input lag risulta troppo penalizzante per il giocatore che utilizza la modalità streaming, specie se ha di fronte un giocatore che usa la modalità locale. È essenziale che nelle tecnologie di cloud gaming vengano ridotti i tempi di latenza, veri talloni d’Achille che rendono questa tecnologia al momento non paragonabile al gioco in locale. E per quanto riguarda le code? Molti utenti si sono lamentati che al lancio della piattaforma in Italia prima di poter avviare un gioco hanno dovuto attendere anche 20-30 minuti in attesa che si liberasse uno degli slot messi a disposizione per ciascun gioco. Obiettivamente parlando è innegabile che esista un sistema di code dove l’utente viene inserito in attesa del proprio turno, ma è anche vero che le problematiche sono sorte durante i primissimi giorni dal lancio, quando tutti gli utenti PS4 e non si sono messi a testare le potenzialità di PlayStation Now usando la prova gratuita, ma già nei giorni successivi (durante i quali ho effettuato i test riportati qui sopra) l’orda di utenti si era già abbondantemente dispersa e avviando i titoli provati non ho dovuto attendere più di 1-2 minuti prima di poter giocare. Pertanto stando alla situazione attuale le code non costituiscono un grosso problema.
Infine parliamo un po’ di costi e di parco titoli: il PlayStation Now prevede due piani di abbonamento, uno mensile da 14,99 € ed uno annuale da 99,99 €. Acquistando uno di questi due abbonamenti si avrà diritto di accedere all’intera linreria senza costi aggiuntivi fintanto che il servizio sarà attivo: una volta terminato l’abbonamento (se non rinnovato) sia i giochi in streaming che quelli scaricati non saranno accessibili. Il catalogo comprende oltre 600 titoli ed è in continua espansione, più di 250 sono giochi per PlayStation 4 mentre i restanti sono titoli PS3 ed in minima parte PS2. Dal punto di vista della qualità la libreria PS3 è sicuramente la più fornita, con tutti i titoli di rilievo pubblicati da Sony e numerosi titoli third-party della scorsa generazione molto validi usciti durante tutti gli anni di vita della console come Red Dead Redemption, la serie Batman Arkham ed i tre Bioshock, mentre per quanto riguarda il catalogo PS4 il servizio non riesce ad essere competittivo nei confronti di Xbox GamePass: capiamo la necessità dell’azienda giapponese di massimizzare i profitti sui giochi di ultima uscita prima di distribuirli, se però posso accettare l’assenza dell’ultimo God of War o di Spider-Man trovo molto meno comprensibile il fatto che l’ultima avventura di Nathan Drake non sia ancora presente è già una pecca più grave: se il PlayStation Now vuole essere competitivo deve espandere la libreria inserendo giochi di rilievo più recenti, sia first che third-party. Per quanto PlayStation Now sia ormai disponibile in America e in Giappone da 4 anni, la tecnologia cloud è ancora giovane e potenzialmente scalabile, pertanto è scontato che le miglliorie al servizio arriveranno ora che la concorrenza di Microsoft e Google si sta facendo sempre più vicina.