Vi è stato un tempo in cui tutto era molto più semplice nel mondo dei videogiochi. L’evoluzione narrativa ci ha portati dal dover salvare la principessa dal drago cattivo a tematiche molto più complesse e personaggi molto più profondi, mettendo in dubbio il concetto di bene e male. Capita spesso infatti di incontrare quegli antagonisti che, in fondo, non hanno tutti i torti e, sebbene il loro modo di agire sia comunque malvagio, perseguono un obiettivo non molto lontano da quello del protagonista. Vediamo quali sono i cinque cattivi che, secondo noi, avevano ragione.
The Big Bad Wolf
Il mondo delle fiabe era sostanzialmente molto più semplice dal punto di vista narrativo, il lupo cattivo voleva mangiare cappuccetto rosso e per questo andava ucciso. Il mondo dei videogiochi ha subito uno sviluppo molto simile a quello della narrativa classica, evolvendosi nel corso degli anni e portando ai giocatori dei racconti più profondi e complicati. Scoprire la natura di un antagonista, umanizzarlo per rendelo più credibile, fa venir fuori anche le sue insicurezze, le sue sofferenze. Di conseguenza vi sono diversi titoli che, proprio per accentuare la profondità di tali personaggi, vedono l’antagonista come un normalissimo essere umano che ha scelto una via sostanzialmente sbagliata per perseguire obiettivi comunque nobili. Il clichè più utilizzato è sicuramente quello de “il fine non giustifica i mezzi”, mettendoci nei panni di un protagonista che, da buon portatore di giustizia, ha il compito di sventare i malvagi piani dell’antagonista di turno. Il genere che più attinge a questa meccanica è sicuramente il GDR, sebbene non approfondisca più di tanto la natura di alcuni personaggi per via di una variabilità tipica del genere. Abbiamo scelto cinque antagonisti dei videogiochi che ci hanno indotto a pensare che, a conti fatti, non avevano tutti i torti.
Handsome Jack – Borderlands
Nonostante la follia omicida di Jack Il bello in Borderlands 2, l’arrivo di Borderlands: The Pre-Sequel ha fatto luce su uno degli antagonisti più amati degli ultimi anni. L’odio di Jack Il Bello per tutti i vault-hunters e la relativa popolazione di Pandora va a collegarsi direttamente con le vicende vissute nel Pre-Sequel dove un Jack il Bello non ancora a capo della Hyperion non era ancora consumato dall’odio e dalla brama. Jack era infatti un impiegato disgustato ed impaurito dalla sua stessa corporazione che, nell’estremo tentativo di salvare la base Helios che sorvolava pandora, si è imbattuto in una delle famose cripte del pianeta. Nonostante l’aiuto della leggendaria Moxxi e degli altri Vault-Hunters, la fiducia di Jack viene tradita nel momento più importante della serie: l’apertura di una cripta. La paura di un potere enorme come quello contenuto nella cripta ha spinto gli “amici” di Jack a tradirlo per sventare i suoi possibili piani, lasciandolo sfregiato e morente dopo aver avuto una visione sull’arrivo del “Guerriero” che si andrà ad incontrare su Borderlands 2. Il tradimento non giustifica le azioni di Jack, sebbene sia ben chiaro quali siano le motivazioni che lo spingono ad agire in modo così malvagio. L’odio e la follia che consumano Jack sono frutto di una visione incompleta e di un tradimento da parte di persone che reputava amiche ed una visione capace di fare impazzire chiunque. Onore ad uno degli antagonisti più divertenti e carismatici degli ultimi anni.
Sarah Kerrigan – Starcraft
Il programma fantasma della Confederazione era uno degli addestramenti più crudeli e brutali che la razza umana avesse mai concepito. Bambini dal potenziale psionico venivano strappati alle loro famiglie e indottrinati a forza come agenti speciali dell’esercito, armi umane dotate di potentissime capacità mentali, il meglio del meglio. Tra questa elitè di soldati, Sarah Kerrigan era la migliore di tutte, una vera e propria leggenda tra i militari della confederazione. Avendo subito lo stesso destino di tanti suoi colleghi, era plausibile che l’odio per la Confederazione si facesse strada nella sua mente e si aggrappasse alla ribellione guidata da Arcturus Mengsk e Jim Raynor, che prometteva di mettere fine al gioco dittatoriale dei vecchi pianeti. Purtroppo però, le intenzioni di Mengsk erano tutt’altro che di libertà e democrazia: mettendo in atto una trappola su Tarsonis per distruggere le flotte Protoss e quelle confederate, il capo dei figli di Khoral e futuro dittatore del Dominio abbandonò Kerrigan sul pianeta, mentre lo sciame alieno faceva a pezzi qualsiasi cosa incontrasse, compresa lei. Abbandonata da quello che credeva suo amico e dall’uomo che amava, quel Jim Raynor che tanto aveva cercato di salvarla inutilmente, Sarah non fu uccisa, ma venne salvata dall’Unica Mente, che la trasformò nella Regina delle Lame, un ibrido umano Zerg dai poteri mentali infiniti, capace di guidare lo sciame. La sete di vendetta contro il Dominio e l sua nuova condizione la portarono a intraprendere una propria campagna di sterminio contro l’oppressione del Dominio, sconfiggere il Direttorato delle Terre Unite che voleva controllarla e massacrare i Protoss che si sono messi sulla sua strada per cercare di fermarla in quanto abominio e vendicarsi per sempre di Mengsk e Raynor. Forse lo sterminio totale era un tantino esagerato, ma in una situazione del genere, è plausibile che trovarsi da bambina a fantasma a regina delle lame mandi a farsi benedire qualsiasi ragionamento logico.
Kessler – inFamous
Non è raro trovare giochi nei quali le nostre scelte morali fanno variare il livello karmico, influenzando lo scorrere degli eventi ed il modo in cui gli NPC si relazioneranno con noi, ma se c’è una cosa che mi è sempre piaciuta della saga di inFamous è che le decisioni cruciali in termini di gameplay sono divisibili in buone e cattive, ma ognuna di esse nasconde delle ragioni etiche e morali che vanno oltre il semplice “mi comporto bene o male”. Nel secondo episodio Cole deve fare una scelta che porta a due finali radicalmente opposti e ciascuno di essi prevede il sacrificio di qualcuno, mentre Delsin sarà disposto a tutto pur di compiere la sua missione, ovvero quella di salvare la tribù degli Akomish. Anche gli antagonisti molto spesso fanno ciò che fanno perché pur di raggiungere un fine moralmente condivisibile si sono trovati di fronte a situazioni che li hanno portato a compiere azioni deplorevoli. Tuttavia se c’è un personaggio compie azioni che fino all’ultimo ci parranno indice di vera crudeltà quello è Kessler: il principale antagonista del primo episodio trasformerà il protagonista in un Conduit sacrificando la vita di centinaia di persone ed ucciderà la donna che Cole amava, scatenando l’ira del Demone di Empire City. Solo dopo il combattimento Kessler scopriremo che colui che abbiamo considerato un nemico in realtà non è che Cole stesso proveniente da un futuro alternativo, un futuro dove il suo amore per la sua ragazza Trish lo ha portato a fuggire dallo scontro contro una minaccia che avrebbe decimato la razza umana ed ha quindi deciso di tornare indietro nel tempo per costringere Cole a perseguire la strada che lui stesso in passato, per amore e per vigliaccheria, aveva deciso di non intraprendere, che lo vedeva come un elemento indispensabile nella lotta contro il pericolo che a rischiava di distruggere il mondo ma che avrebbe comportato dei sacrifici che Kessler non avrebbe mai compiuto.
The Boss – Metal Gear Solid 3
Metal Gear Solid 3 è un titolo ricco di colpi di scena degni della penna del miglior romanziere. Uno di questi è sicuramente quello che riguarda The Boss, la mentore del protagonista e uno dei nemici da affrontare nel corso del gioco. Scopriamo le intenzioni della soldatessa solo verso il finale, in cui diventa chiaro che le sue azioni erano rivolte a fermare la Guerra Fredda, unendo Stati Uniti e Russia e ricucendo l’alleanza che le due nazioni avevano siglato ai tempi del secondo conflitto mondiale. Per evitare una crisi internazionale si attribuisce coraggiosamente la colpa per la bomba sganciata dal colonnello ribelle Volgin. Si può dire che ha torto un “cattivo” che cerca di fermare una guerra? Storicamente sappiamo che la Guerra Fredda tra Stati Uniti e Russia ha portato il mondo più volte sull’orlo di un nuovo conflitto mondiale, basti pensare alla crisi dei missili cubani, figurarsi in uno scenario fantapolitico dove è coinvolta un’arma come il Metal Gear.
Come non bastasse, in questa decisione lei è ben conscia che prendersi una simile responsabilità avrebbe significato diventare il bersaglio di una ritorsione finalizzata ad ucciderla, come puntualmente avviene. L’intento di The Boss la nobilita dinanzi al giocatore e persino di fronte al suo allievo Naked Snake. Quando quest’ultimo fa visita alla sua tomba al cimitero di Arlington sulla sua lapida è recato l’epitaffio: “in memoria di un patriota, che ha salvato il mondo”. Il colpo di scena è perfettamente riuscito e diventa difficile in base a queste motivazioni considerare The Boss come la cattiva di Metal Gear Solid 3, al massimo un’antagonista.
Paul Serene – Quantum Break
Nonostante la sua natura relativamente malvagia in Game Of Thrones, il “ditocorto” di Quantum Break assume decisamente un’altra piega. La natura contorta e profonda dell’ultimo titolo di casa Remedy fa riflettere su diverse tematiche e punta i riflettori sul concetto di tempo in relazione all’universo come lo percepiamo. Paul Serene è un’antagonista afflitto da tantissimi dubbi che si fa forza di una conoscenza misteriosa che lo spinge ad agire in modo apparentemente malvagio. Siamo sempre di fronte ad un uomo che ha “vissuto” la fine del tempo, un testimone del nulla che attende l’umanità. La disperazione sta dunque alla base delle azioni estreme di un uomo che ha visto di persona la fine del mondo ed è pronto a tutto per evitarla. Paul Serene agisce da essere umano, mette al primo posto la sopravvivenza e non si fa scrupoli pur di arrivare al suo scopo. L’antagonista non perde mai la sua umanità ed i suoi legami, come dimostrato dalla forte amicizia che lo lega a Jack Joyce, nonostante quest’ultimo faccia di tutto per sventare i suoi piani, convinto della morte del fratello per mano dello stesso Paul. L’antagonsita di Quantum Break si rivela dunque un essere umano capace di prendere scelte difficili per un bene superiore, un testimone della fine disposto a sacrificare la sua umanità pur di salvare il mondo. In un universo parallelo Jack Joyce e Paul Serene avrebbero potuto collaborare per escogitare un piano e vivere per sempre felici e contenti ma non è questo il caso. La rabbia di Jack Joyce per la presunta uccisione del fratello è troppa per personare Paul, l’odio è questa volta dalla parte del protagonista.