Durante gli ultimi giorni, tra commenti e reazioni nei Social Network, la polemica riguardante la lingua nei videogiochi ha trovato il suo zenit, dopo la notizia riguardante l’assenza del doppiaggio in Mass Effect: Andromeda. Come sempre i social network sono, la voce del popolo, ruolo che molto spesso porta più infamia che lode e, dopo reazioni di gioia e di rabbia è arrivato il momento di fare chiarezza su una questione delicata che offre tanti punti di discussione. Viene dunque da chiedersi se un doppiaggio valorizzi davvero una produzione o sia un semplice modo per rendere tale produzione più accessibile nonostante la larga diffusione della lingua inglese nel nostro paese. Molti gridano all’ “imparate l’inglese!” ma la questione è molto più profonda e risiede in una mentalità poco aperta di una fetta di giocatori. Ma cerchiamo di capire perché.
Prima di tuffarci in un’analisi linguistica e sociologia riguardante l’argomento, è giusto puntualizzare una differenza che sempre sembra chiara. Molti inneggiano, con un certo strabordante patriottismo, ad un totale abbandono da parte dei grandi publisher nei confronti della lingua italiana, avanzando accuse, spesso campaniliste, sugli altri paesi che invece godono di una localizzazione a 360°. La differenza tra “Localizzazione” e “Doppiaggio” non è poi così sottile: Un titolo si definisce “Localizzato” quando tutti i menù di gioco e i vari sottotitoli sono tradotti nella lingua locale, in questo caso l’italiano. Per fare un esempio ancora più lampante basti pensare ai titoli Telltale, essi non offrono alcun tipo di localizzazione in quanto tutta la parte “scritta” del videogioco non viene tradotta in italiano. Il caso di Mass Effect: Andromeda è molto diverso, il titolo è localizzato e completamente in italiano fatta eccezione per i dialoghi, per i quali sarà necessario leggere i sottotitoli. La tragedia lascia dunque il tempo che trova per una produzione del calibro di Mass Effect in quanto risulta accessibile anche a coloro che non masticano bene la lingua inglese.
La questione più pungente è invece un’altra, quando la polemica, da semplice lamentela, diventa una vera e propria rivolta contro un titolo che è uno dei più attesi di quest’anno. Come in ogni cosa, nessuno degli estremi fa giustizia alla realtà, non è giusto pretendere che un titolo debba essere necessariamente doppiato così come non è giusto pensare che il doppiaggio sia un cancro da estirpare. Fatta chiarezza su questi punti possiamo ragionare, magari anche civilmente, su quanto il doppiaggio incida sull’esperienza di gioco e quanto esso sia importante ai fini di una storia. Prendiamo sempre in analisi il caso di Mass Effect, una saga che, data la sua natura basata sui dialoghi e la trama, ha sempre goduto di un doppiaggio discreto, venuto ora a mancare. Inutile dire che l’esperienza di gioco non sarà poi così diversa dagli altri capitoli, basta leggere i sottotitoli che ricordiamo non sono libri ma semplici linee di dialogo da leggere in pochissimi secondi e che, con una conoscenza anche basilare dell’inglese, vanno in qualche modo integrati con il parlato in lingua originale. Come in ogni cosa, la libertà di scelta sarebbe sicuramente ideale in modo che ogni giocatore possa scegliere in che lingua affrontare la propria avventura ma, nei casi come Mass Effect c’è poco da polemizzare, è sicuramente una nota dolente per molti ma che di sicuro non uccide il videogioco.
Tra le reazioni più esagerate abbiamo notato una certa tendenza a “minacciare” di disdire il pre-order o di non comprare il gioco, nei casi più estremi addirittura di piratarlo (Non si fa, cattivi bambini!, ndr ) . Ora, nonostante tutto questo somigli in modo preoccupante alla figura di un bambino che piange perché il gelato alla fragola è finito, inutile dire che chi ci perde di più in questi casi è proprio il giocatore, perdersi un’esperienza di gioco come quella di Mass Effect, soprattutto se appassionati della serie, per un motivo “futile” come quello del doppiaggio, andando a danneggiare non tanto il mercato ma la propria cultura videoludica, ergo, auto lesionandosi palesemente. La minaccia di annullamento del preordine o, peggio ancora, della pirateria, non funzioneranno mai da moneta di scambio per la localizzazione, ma anzi saranno l’ennesima conferma che l’utenza italiana non è ancora matura, allungando sempre di più i tempi per una rinascita del mercato. Ampliando le vendite e facendo vedere quanto effettivamente la quota di mercato del bel paese conti a livello europeo e mondiale, allora sì che si potranno raggiungere gli stessi risultati di Francia, Spagna e Germania. Rimanendo sulle nostre convinzioni, continueremo ad affossarci da soli, piangendoci addosso, quando invece bisognerebbe agire.
L’invito a imparare l’inglese è spesso inappropriato ma quanto mai veritiero; l’inglese è una lingua che, oltre alla sua estrema semplicità rispetto all’italiano ad esempio, apre delle porte molto più importanti dei videogiochi (soprattutto in ambito lavorativo e culturale), e il nostro consiglio è dunque quello di impararlo a prescindere dal doppiaggio e non solo per una questione di cultura personale ma anche per sentirsi cittadini del mondo senza abbandonare necessariamente le proprie radici. Un altro punto critico della questione risiede invece nella tendenza a fare paragoni con altri paesi che godono di un doppiaggio come la Francia, la Spagna e la Germania. Stiamo parlando di paesi che, oltre a godere di un bacino di utenza estremamente più largo del nostro a livello di acquirenti di videogiochi, parlano lingue internazionali, parlate non solo in Francia e Germania ma anche in altri stati del mondo. Per quanto bella sia la nostra lingua, viene parlata esclusivamente nel nostro paese e in poche altre comunità sparse all’estero, un paragone del genere è dunque fuori luogo.
Analizzando la questione da un punto di vista più economico, rivolgendosi ai videogiochi come un’industria dell’intrattenimento, la questione dei costi in relazione alle previsioni di vendita su un determinato territorio sono la chiave per capire a chi attribuire questa “mancanza”. Non è certo colpa di Bioware se i costi del doppiaggio in Italia superano i ricavi delle vendite di un videogioco: ricordiamo che Mass Effect è uno di quei titoli che vanta migliaia di linee di dialogo, doppiarle tutte in modo appropriato richiede tempo e denaro che spesso non son disponibili. Passando ad un lato più artistico della faccenda è doveroso puntualizzare quanto la lingua originale sia fondamentale per una determinata categoria di videogiochi. Gli esempi più lampanti sono quelli di The Witcher 3: Wild Hunt e GTA, anch’essi non doppiati in italiano ma con un recitato originale davvero eccellente. Dove i più esigenti preferiscono la lingua originale sottotitolata o meno, c’è anche una vasta fetta di utenza che preferisce godersi l’esperienza di gioco in italiano, sia perché la reputa migliore ma anche perché la reputa più immediata e non c’è nessuna colpa in questo se non quella di non godersi un titolo nel pieno delle sue potenzialità. Capita spesso infatti che le fasi di doppiaggio nei videogiochi vengano realizzate in modo affrettato, spesso poco preciso cercando di tradurre dei modi di dire intraducibili che perdono il loro senso una volta trasportati nella nostra lingua.
Ricapitolando quindi, l’assenza di un doppiaggio in italiano non deve essere vista assolutamente come un deterrente per godersi un gioco del calibro di Mass Effect: Andromeda. E’ vero che in Italia abbiamo i doppiatori più bravi del mondo, ma la bravura si paga, soprattutto se consideriamo la spropositata quantità di dialoghi da doppiare. Le analisi di mercato al vertice avranno riscontrato come i costi per il doppiaggio non sarebbero mai potuti essere coperti dalle vendite del gioco, visto che, di nuovo, il mercato italiano è etichettato come secondario. E qui, cari i miei lettori, il problema non è delle software house o dei publisher, ma è culturale, radicato nel paese, dove la stragrande maggioranza delle persone crede ancora che i videogiochi siano intrattenimento per bambini. Se c’è da ricercare un colpevole quindi, non c’è che da guardarsi allo specchio. Inoltre, dato da non trascurare, il genere GDR story driven come quello di Mass Effect non è visto trainante per le vendite come può esserlo un qualsiasi FPS (COD, Battlefield) o uno sportivo (FIFA).
Con questo speciale non intendiamo farvi la predica o la paternale su come giocare i videogiochi, siete liberi di farlo come meglio credete, l’invito è quello ad essere più aperti nei confronti di un media in continua espansione e soprattutto di non scoraggiarvi di fronte alla lettura; capita molto, troppo spesso, di leggere utenti che affermano quanto sia noioso leggere, ma sappiate che la lettura è la forma più antica ed efficiente di comunicazione, capace di aprire un mondo a voi sconosciuto e non solo nei videogiochi. Se Mass Effect: Andromeda vi costringerà a leggere qualche riga chi vi scrive non può che esserne felice nella speranza che l’utenza più giovane si apra ad altri tipi di lettura molto più profondi e significativi. Detto questo non aspettiamo altro che parlavi più a fondo di Mass Effect: Andromeda visto come un videogioco e non come una barriera linguistica.