Così come nei fumetti, anche nel mondo dei videogiochi esistono delle figure che negli anni abbiamo imparato ad amare, legandole indissolubilmente non solo al loro titolo di appartenenza ma anche al periodo storico, alla console e alla generazione in questione. Stiamo parlando di quei personaggi che assumono lo status di “Icona”, un simbolo di eccellenza che rimane, indelebile, nella mente del giocatore. Cosa definisce un’icona? Quali sono quei tratti che permettono ad un personaggio di diventare il simbolo di un’intera epoca o, nella maggior parte dei casi, di una produzione? Abbiamo deciso di analizzare i fattori e le circostanze che ci portano ad elevare questi personaggi al di sopra di tutti gli altri
Qualsiasi videogiocatore, dal più grande al più piccolo, conosce il nome di Super Mario o di Sonic, non perché i rispettivi franchise continuano a prosperare anche nel videogioco moderno bensì perché personaggi come i due sopra citati hanno assunto quella forma eterea di icona videoludica. Gettando uno sguardo al passato è facile notare quanto le icone videoludiche abbiano influenzato il mondo dei videogiochi fino ad arrivare ai giorni nostri, suscitando un senso di rispetto quasi sacro nei confronti di questi personaggi.
Con l’evolversi della tecnologia e dello sviluppo in ambito videoludico, anche il cosiddetto character design ha subito pesanti cambiamenti, partendo da personaggi relativamente semplici come la figura di Mario, ad altri molto più complessi e sfaccettati come Geralt di Rivia o Shepard. L’elemento temporale ha sempre il suo peso, a dimostrazione di ciò basta guardare le caratteristiche delle icone che hanno caratterizzato il passato e confrontarle con quelle del presente. Ma non in tutti i casi l’icona videoludica si slega dal suo franchise per elevarsi, abbiamo infatti individuato diverse casistiche che evidenziano il legame tra il personaggio ed il mondo di gioco.
In casi di icone videoludiche più datate come appunto Mario, Sonic, Link, l’elemento determinante per il successo di questi personaggi non è legato al design del personaggio stesso ma al titolo di riferimento. Il primo Mario era un personaggio molto semplice, fatto di pochi pixel, ciò che in questi casi rimane impressa è la qualità del videogioco stesso che ci porta inevitabilmente ad elevare l’unico personaggio del gioco. Lo stesso vale per titoli come GTA Vice City che, con un protagonista muto come Tommy Vercetti, riesce ad imprimere nella mente del giocatore non soltanto il personaggio ma l’intera produzione. Il secondo caso, molto più raro, vede l’icona videoludica elevare come di riflesso l’intero franchise, colmando le lacune dei capitoli meno fortunati di una serie di successo, l’esempio più lampante è forse Devil May Cry 2 con un Dante strepitoso che si fa carico delle pesantissime lacune del titolo. Molto più comune è invece il caso in cui l’intera produzione si equivale, quei capolavori che impongono il loro successo grazie ad una sinergia tra personaggio e mondo di gioco in titoli come Hallo, Uncharted, Metal Gear Solid, insomma, quelli che conosciamo come capolavori indiscussi.
Non esiste però una legge che detta la differenza tra Icona videoludica e personaggio. L’icona videoludica è infatti il risultato di una serie di fattori prevedibili ed imprevedibili che vedono un personaggio dal grandissimo carisma, innovativo e immediato, arrivare nel momento giusto per imprimersi nella mente dei giocatori. Trovarsi dunque al posto giusto al momento giusto fa la differenza ed è così che figure come Kratos riescono a sopravvivere per decenni nonostante vengano creati personaggi senza dubbio più complessi e sfaccettati. In particolare la figura di Kratos, non particolarmente profonda, è l’esatta essenza di un’icona videoludica intramontabile, fatta di semplicità ed immediatezza. Non è inoltre necessario che l’icona videoludica sia un protagonista e se Darth Vader ne è l’esempio più calzante per il mondo del cinema, personaggi come Jack Il Bello, Illidan Stormrage, il Big Daddy di Bioshock e tantissimi altri, dimostrano che anche gli antagonisti o semplicemente i personaggi con più mordente riescono ad affascinare ancora più dei protagonisti stessi.
L’evoluzione dal punto di vista narrativo ci ha portati a trame semplici, lineari e spesso insignificanti fino a mondi di gioco ed universi vivi, profondi ed estremamente sfaccettati. Una tale evoluzione ha come conseguenza un drastico calo nell’importanza del singolo personaggio, non è infatti una sensazione rara sentirsi “piccoli” nel mondo di gioco. Questa è forse una delle cause che hanno portato ad un’estinzione quasi involontaria delle icone videoludiche negli ultimi anni. Sin dall’uscita delle console di ultima generazione, la ricerca di un’icona videoludica da parte delle case produttrici è stata infatti soppressa sia dai costi di produzione sempre più alti ma anche da una generale paura di investire in personaggi nuovi. Dopo un’attenta analisi dei nuovi franchise nati in questa generazione di console, ci siamo resi conto che non esiste un personaggio che rappresenti in modo particolare questo periodo storico. La maggior parte dei personaggi più famosi è infatti reduce della scorsa generazione laddove le nuove IP arrancano per ritagliarsi un posto tra i grandi. Nonostante la qualità ed il valore di produzioni come Quantum Break, Horizon: Zero Dawn, Bloodborne e tanti altri ancora, nessuna icona videoludica si è legata fermamente alla console di appartenenza o al proprio franchise mentre titoli come The Witcher 3: Wild Hunt, Uncharted 4 e Halo 5 hanno continuato ad imporso con dei personaggi indimenticabili. L’evoluzione narrativa impedisce dunque ai personaggi di emergere come un tempo mentre al tempo stesso si ha sempre più paura di finire nel flop come già accaduto con The Order 1886 e Sunset Overdrive. Una generazione di console senza icone videoludiche è come una ciambella senza buco, la speranza è che qualcosa di nuovo e strabiliante attraversi la volta celeste e aggiunga, ancora una volta, una nuova stella al suo firmamento.