Lo ammetto, se durante il mese di marzo sul web non si faceva che parlare della grafica di Horizon Zero Dawn, dei 10 a Breath of the Wild o del Facegate di Mass Effect Andromeda, io non facevo che contare i giorni che mancano al momento in cui potrò mettere le mani sulla mia copia di Persona 5, JRPG sviluppato da Atlus che finalmente approderà in America ed in Europa ad inizio aprile su PlayStation 3 e 4. Si tratta del sesto capitolo ufficiale della serie… no, non ho sbagliato e no, non sto considerando gli spin-off nel conto ma solo i capitoli principali. Come dite? La cosa non vi torna? Vi state chiedendo cosa ci stia a fare il numero 5 nel titolo?Beh, allora è necessario fare un breve ripasso sulla serie per essere pronti per l’uscita del gioco.
L’era PS1
Il titolo completo del primo episodio di Persona in Giappone fu Megami Ibunroku Persona, che significa “la storia alternativa della Dea: Persona”: la serie persona nasce infatti come spin-off dei Megami Tensei (lett. La reincarnazione della dea), una serie di giochi di ruolo giapponese originariamente ispirati al ciclo di romanzi Digital Devil Story di Aya Nishitani e nata nel 1987 su Famicom: particolarità dei Megami Tensei fu quella di abbandonare l’ambientazione di stampo medioevale, molto diffusa all’epoca nei JRPG su NES, per puntare ad un’abientazione molto più moderna ed a dei veri e propri labirinti al posto dei più tradizionali dungeon. Negli anni la serie è stata declinata in decine di modi, annoverando titoli per le maggiori console fisse e portatili delle varie generazioni videoludiche e proponendo diverse varianti della sua formula, da RPG classico a turni a dungeon crawler passando per l’RPG tattico. Tutti i giochi avevano un tema comune, ovvero i demoni: i vari episodi di Megami Tensei vedono come fil rouge la presenza di demoni che dovranno essere non solo sconfitti, ma potranno essere reclutati come alleati ed utilizzati durante i combattimenti. Altri elementi in comune in molti dei titoli furono le ambientazioni post-apocalittiche, l’ambientazione collocabile all’interno della moderna Tokyo ed il tema della reincarnazione che si esprimeva anche nelle meccaniche di gioco.
A seguito della pubblicazione di “Shin Megami Tensei If…”, titolo che fu apprezzato dal pubblico per la scelta di ambientarlo all’interno di una scuola giapponese, Atlus decise di realizzare una subserie che avrebbe narrato le vicende di adolescenti frequentanti le scuole superiori loro malgrado invischiati in una caccia ai demoni. Nel 1996 Atlus rilasciò in Giappone e l’anno dopo in America un nuovo titolo della serie, uno spin-off separato dalla main saga ed ambientato all’interno di un liceo che in occidente prese il nome di Revelations: Persona. I Persona del titolo non sono altro che proiezioni mentali dei personaggi che vengono convocati per affrontare un esercito di demoni che hanno invaso Tokyo: i protagonisti dovranno sgominare il complotto che si cela dietro l’attacco da parte dei demoni, ordito da un’azienda conosciuta come SEBEC. Come già detto, in prima battuta il gioco non arrivò in Europa, ma “solo” in Giappone ed in Nord America: nei territori anglofoni non riuscì ad avere particolare successo anche a causa del pessimo lavoro di traduzione che fu operato all’epoca (fortunatamente Atlus rimediò al problema nel porting su PSP del gioco, uscito diversi anni dopo anche nel Vecchio Continente), ma nella sua terra natale il gioco ebbe un ottimo successo sia di critica che di pubblico. L’esplorazione dei dungeon, generati casualmente, avveniva tramite una visuale in prima persona che si tramutava in terza durante i combattimenti: qui la nostra visuale sul campo di battaglia ci permette di decidere come disporre i nostri personaggi per poter usare al meglio una vasta quantità di attacchi fra fisici, attacchi a distanza, magie ed ovviamente i Persona. Il gioco però si contraddistingue per non prendere mai per mano il giocatore ed ogni suo errore può avere ripercussioni più o meno gravi sulla partita: questa caratteristica sarà presente in tutti gli episodi della serie.
A fare ancora di meglio rispetto al primo capitolo ci pensa Persona 2, ambizioso progetto diviso in due capitoli: “Innocent Sins” e “Eternal Punishment”. Innocent Sin non si distacca motlo dal primo capitolo in termini di gameplay, ma propone un’interessantissima trama matura al punto giusto, piena di temi delicati e complessi e con quel guizzo di follia che lo rende uno di quegli RPG che vanno giocati a tutti i costi. Eternal Punishment rimane invece per il sottoscritto un buco nero dato che il titolo non è mai uscito ufficialmente in Italia, neanche tramite riedizione per PSP.
La nuova generazione su PS2
La svolta nella serie arrivò nel 2006 con la pubblicazione di Persona 3, il primo dei due capitoli usciti su PlayStation 2. In questo titolo Atlus decide di mischiare gli elementi dell’RPG presi dalla serie con quelli di un simulatore di vita artificiale. Il gioco si sviluppa lungo un arco temporale della durata di un anno scolastico giapponese e ciascuna giornata vissuta dal protagonista si articola in tre fasi distinte: la mattina, dove il giocatore si ritroverà irrimediabilmente a studiare nell’edificio scolastico, il pomeriggio, dove si potranno compiere diverse attività secondarie, e la notte, nella quale finalmente potremo dedicarci all’esplorazione dei dungeon ed al combattimento contro mostri e demoni. Le fasi svolte nel mondo reale ci permetteranno di eseguire un numero limitato di azioni a giornata, prima che il sole tramonti: tali azioni potranno permetterci di acquisire nuovi oggetti che potremo poi utilizzare nei dungeon oppure di potenziare alcuni parametri che influenzeranno le nostre statistiche durante le lotte; potremo inoltre accrescere il rapporto di amicizia con i personaggi non giocabili presenti sia nella scuola che nel resto del paese e tali relazioni avranno come conseguenza il potenziamento dei Persona del protagonista. È però la notte il periodo in cui si svolgono le fasi di battaglia: fra un giorno e l’altro si paleserà un periodo definito dark hour, un lasso di tempo non percepibile da tutti se non da coloro che sono dotati dei porteri dei Persona.
Persona 4 è molto simile nella struttura al suo predecessore: il gioco riprende infatti l’ibridazione fra RPG e life simulator con le stesse dinamiche notte-giorno, la possibilità di frequentare club ed attività di vario tipo, aumentando però le attività possibili ed inserendo nuovi parametri potenziabili che condizionano l’accesso a determinati club. Il persona 4 al posto della Dark hour avremo il mondo della TV, un mondo parallelo nel quale i protagonisti dovranno cercare di salvare le persone rimaste intrappolate: non portare a termine la missione comporta la morte dell’imprigionato nel mondo reale. Caratteristica più interessante dei due Persona PS2 è sicuramente il modificarsi degli eventi narrati nel real world a seconda di ciò che riusciremo o meno a fare nei mondi paralleli: il non riuscire a finire un dungeon in un numero limitato di giorni avrà conseguenze spiacevoli nella vita reale dei protagonisti e le limitazioni poste dal gioco una volta entrato dal dungeon potrebbero portare il giocatore a dover abbandonarlo prima di portarlo a termine, facendo scorrere il tempo a disposizione.
Gli spin-off
Dopo la chiusura del progetto su PlayStation 2, Atlus cominciò a parlare del nuovo capitolo, previsto per PlayStation 3, a partire dal 2010, capitolo che poi con il tempo fu accantonato per permettere al team di lavorare a pieno regime su un altro progetto targato Atlus ovvero Catherine. Intanto però l’attesa per l’uscita dell’imminente Persona 5 fu intervallata da una serie di spin-off che proponevano gli stessi personaggi dei vari episodi in contesti completamente differenti da quelli ai quali la saga ci aveva abituato. Il primo in ordine cronologico fu Persona 4 Arena, un picchiaduro RPG realizzato da Arc System Works, lo studio giapponese già autore di franchise di picchiaduro di ottima fattura come BlazBlue e Guilty Gear. Il titolo propone una modalità storia dove i protagonisti di Persona 3 e 4 rispondono alla chiamata del Midnight Channel e vengono buttati in una bagarre, un tutti contro tutti nel quale però ci saranno sviluppi di trama interessanti. Caratteristica del gioco è quella di incorporare sia gli elementi tipici della saga, offrendo la possibilità di effettuare attacchi sia con il personaggio che con il Persona a lui associato, che caratteristici degli RPG, inserendo status malevoli che possono portare il giocatore in una posizione di vantaggio una volta inflitti all’avversario. Il gioco ha ricevuto un seguito chiamato Arena Ultimax che riprende tutto ciò che c’era di buono nel primo capitolo. Secondo spin-off dedicato alla serie è Persona Q: Shadow of the Labyrinth: in questo gioco per 3DS Atlus fonde i personaggi di Persona 3 e 4 con il gameplay di un’altra sua serie, Etrian Odyssey: il risultato è un dungeon crawler di ottima fattura con una buona rigiocabilità (dovuta anche al fatto che potrete scegliere se giocare nei panni del protagonista di Persona 3 o di quello del 4) con un combat system molto simile a quello proposto da Etrian Odyssey contaminato però dalla presenza dei proverbiali Persona. Infine Poco più di un anno fa fu pubblicato Persona 4: Dancing All Night che, come intuibile dal titolo, si tratta di un rhythm game che conserva tutto lo spirito della saga, non solo perché propone arrangiamenti dei brani più celebri legati alla serie o perché nello stile artistico è federe ai main episodes, ma anche perché riesce a proporre una modalità storia nella quale non solo viene giustificato il ruolo dei personaggi all’interno di spettacoli di danza, ma anche perché riesce a dare un qualcosa in più atta a diversificare il titolo dalla concorrenza, fra le quali figurano