Dopo l’uscita di Final Fantasy XV: Windows Edition abbiamo deciso di analizzare tutti quei titoli orientali originariamente concepiti su console e portati su PC attraverso quelli che vengono definiti porting. Al di là delle eccezioni, i risultati sono piuttosto preoccupanti, si parla pur sempre di limiti tecnici ma, qual è il vero problema dei porting orientali e quali sono quei titoli che ne hanno sofferto di più?
Quello dei porting del Sol Levante è un argomento molto discusso durante le riunioni redazionali e, tra pregiudizi e argomentazioni valide, le tesi a supporto della teoria del porting fatto semplicemente male trova il suo culmine con Final Fantasy XV: Windows Edition. Il titolo di Square Enix, come abbiamo ampiamente analizzato in fase di recensione propone certamente la migliore esperienza per quanto riguarda il mondo di Eos e, per quanto possa sembrare scontato, va a costituire qualcosa di molto più prestigioso della controparte console almeno dal punto di vista tecnico. Il prezzo da pagare però è un’ottimizzazione non proprio eccellente ed un consumo decisamente eccessivo delle risorse del sistema. Per quanto possa sembrare tragico però, quella di Final Fantasy XV: Windows Edition non è l’esperienza peggiore in termini di porting orientali che potrete vedere su PC anzi, dopo Resident Evil 7 è sicuramente una delle migliori.
A preoccuparci sono altri titoli che, nel corso degli anni, sono arrivati su PC poco dopo il lancio su console o, in alcuni casi, anche al Day One. Stiamo parlando di titoli come Ni-Oh, NieR: Automata, Tekken 7, Dark Souls, Dinasty Warriors 9 e tantissimi altri. Il problema alla base sta nel cercare di adattarsi a quelli che sono gli standard del gaming su PC riuscendo a trovare quel compromesso tra prestazioni e consumo che sia accettabile per la maggior parte dei giocatori. Se titoli come Overwatch e Battlefield 1 riescono a proporre un’esperienza di gioco incredibilmente solida ma che allo stesso tempo non impatta troppo sulle prestazioni, gli sviluppatori del Sol Levante non sembrano trovare questo equilibrio arrivando di fatto a toccare punti bassissimi come quello di Ni-Oh. Si potrebbe dire anche scherzosamente che la versione PC di Ni-Oh sia stata sviluppata per pubblicizzare Playstation 4 Pro e non ci si allontana molto dalla realtà quando si va a constatare che qualsiasi PC di fascia media non è in grado di far girare il titolo del Team Ninja come su Playstation 4.
Il problema alla base sta probabilmente nella scarsa esperienza per quanto riguarda l’utilizzo e l’ottimizzazione delle risorse in un ambiente dinamico come quello PC che, a differenza del mondo console, è costituito da tantissime configurazioni diverse ed equilibri tra le componenti capaci di aiutare oppure ostacolare lo sviluppatore. Lavorare in un’ambiente aperto come quello dell’architettura PC può dunque avere delle ripercussioni decisamente negative, si parla di Ni-Oh perché è stato il titolo che ha più messo in evidenza queste problematiche. Un problema totalmente diverso riguarda invece NieR: Automata, la versione PC della celebre esclusiva console su Playstation 4 ha presentato diverse problematiche di natura tecnica sin dai primi giorni del suo rilascio, portando la community a chiedere fortemente il rilascio di una patch correttiva. I problemi di NieR: Automata su PC trascendono l’instabilità tecnica che, pur essendo presente, viene eclissata da svariati bug anche gravi capaci di rovinare pesantemente l’esperienza di gioco. A distanza di diversi mesi dal lancio su PC non è però stata rilasciata nessuna patch correttiva, lasciando che il titolo andasse alla deriva senza un supporto degno di tale nome.
Purtroppo problematiche del genere hanno afflitto e continuano ad affliggere titoli molto importanti, persino nomi come Dark Souls non sono sfuggiti ai problemi di ottimizzazione e stabilità, lasciando che il primo capitolo della celebre saga di From Software fosse “sistemato alla meglio” dalla comunità di modder che, nel corso del tempo, ha rilasciato diversi strumenti per migliorare l’esperienza di gioco. Le difficoltà degli sviluppatori orientali sono forse da ricondurre alla relativa chiusura del mondo del sol levante nei confronti del resto del mondo, problematiche del genere sono spesso conseguenza di una conoscenza magari marginale di un mondo che, almeno in Giappone, non viene considerato poi più di tanto.
Esistono però titoli che riescono ad uscire da quella che sembra una maledizione e che riescono ad offrire ai giocatori un’esperienza di gioco valida e concreta. Si parla di grandi e medie produzioni come Metal Gear Solid 5: The Phantom Pain o Resident Evil 7 mentre titoli come Senran Kagura Peach Beach Splash riescono addirittura a migliorarsi in modo significativo, introducendo funzionalità e meccaniche completamente nuove. I maliziosi penseranno che si tratta di poche eccezioni che confermano la regola eppure ci sarebbe semplicemente da prendere spunto da sviluppi di questo tipo, riflettendo su quali sono effettivamente le problematiche che affliggono i titoli sopracitati, chiedendosi magari se le cause siano di natura tecnica o puramente professionale.