Sono passati circa due anni da quando Valve è entrato ufficialmente nel complicato settore hardware con le sue Steam Machine, un ecosistema nato con lo scopo di rendere l’esperienza PC il più agevole e simile a quella su console. Un progetto che sin da suoi albori non aveva convinto l’utenza, finendo dopo un apparente e positivo lancio, nel dimenticatoio. La notizia- con repentina smentita da parte di Valve- della sparizione sul sito ufficiale delle Steam Machines e il conseguente ritiro sul mercato, non è stato considerata un fulmine a ciel sereno, ma anzi non ha fatto altro che riproporre e sottolineare l’unico dato certo: le console targate “Valve” con le sue 500.000 unità vendute, sono un oggettivo insuccesso commerciale (per non dire fallimento). Un fatto non da poco, se consideriamo che alle spalle di tutto c’è uno dei colossi delle distribuzione digitale che fino a questo momento di errori ne aveva commessi oggettivamente pochi. Importante, quindi, è analizzare i motivi del mancato successo.
L’ibrido che non convince
Le Steam Machine sono di fatto dei pc, realizzati da diversi produttori, pienamente compatibili con i titoli distribuiti attraverso il servizio di Valve e con preinstallato il sistema operativo SteamOS basato su Linux. L’eccezionalità è derivata dal fatto che le macchine targate Valve sono pensate per funzionare posizionate accanto alla console casalinghe. Insomma dei veri e propri ibridi che incorporano a sé due anime ben distinte: da una parte le performance dei pc, dall’altra la comodità e praticità delle console. Un’idea estremamente interessante, che poteva avvicinare e far accaparrare la difficile utenza non avvezza al mondo del gaming su pc. Ogni idea però dall’apparente anima non definita necessita da subito, per risultare accattivante, di un ecosistema solido e ben funzionante. Incappiamo qui nel primo grande ostacolo al mancato successo delle Steam Machine: le tempistiche. Per comprendere bene le dinamiche bisogna ritornare a cinque anni fa, precisamente il 23 settembre 2013, data in cui Valve annunciò SteamOS, il nuovo sistema operativo basato su Linux dedicato solo ai giochi pc e interamente pensato per assecondare il più possibile l’utenza. Un evidente tentativo (mai effettivamente nascosto) per l’azienda americana di contrapporsi al tanto problematico e criticato Windows 8, che lo stesso Gabe Newell definì ai tempi “una catastrofe”. Valve quindi, con la nuova piattaforma e una macchina costruita ad hoc, avrebbe invaso il soggiorno di molti giocatori, controllando un’importante fetta di mercato, che per Microsoft in quel momento rappresentava solo un blando progetto. Insomma le idee c’erano, così come le premesse di un ulteriore successo da parte di Valve. Dall’annuncio, però, all’effettiva uscita prevista per l’anno seguente, iniziarono a sorgere i primi problemi ed ostacoli ( legati per lo più allo Steam Controller), che obbligarono l’azienda a rimandare l’uscita a novembre 2015. Un anno nel mondo del gaming, specialmente quello legato al pc, è un abisso, e una situazione apparentemente favorevole, può ben presto tramutarsi in un disastro non annunciato. Il considerevole ritardo permise a Microsoft di rilasciare gratuitamente Windows 10 che, a differenza del predecessore, segnava veramente un punto di svolta, soprattutto in ambito gaming. Valve, insomma, nel 2015 si ritrovò a fronteggiare un avversario potente, apprezzato, diffuso e soprattutto non previsto due anni prima. L’idea una nuova macchiana, una nuova piattaforma pc e console insieme, passò velocemente da interessante a dimenticabile. Inoltre una volta rilasciate le Steam Machines corredate di SteamOS e controller, gli utenti si trovarono di fronte a un sistema operativo ancora non completo, nonostante il periodo in più di sviluppo. A complicare poi il quadro non proprio positivo, Ars Techinca pubblicò a pochi giorni dal rilascio un rapporto secondo cui i giochi subivano considerevoli perdite di prestazioni su SteamOS rispetto a Windows 10. Perché quindi i PC gamer esperti avrebbero dovuto cambiare? O perché i giocatori legati alle console avrebbero dovuto lasciare le vecchie abitudini e scegliere una Steam Machine? Del resto, considerando questo ultimo punto, nemmeno dal punto di vista economico le macchine targate Valve invogliavano la potenziale nuova utenza ad approcciarsi al mondo pc. Come ho ribadito più volte, per capire a pieno le “console ibride” è importante non lasciarsi ingannare dalle forma e l’aspetto (esteticamente discutibile). Le Steam Machines sono dei veri e propri pc, e come tali hanno differenti componenti e fasce di prezzo: si parte infatti da un minimo di 400 euro, a cifre che superano di gran lunga i 1000 euro. Data la natura e il prezzo, è difficile considerare le Steam Mchine un prodotto indispensabile, e a causa delle poche vendite e richiesta, molte aziende hanno iniziato a perdere pian piano interesse e a supportare sempre meno il progetto di Valve.
Valve e il futuro nello sviluppo
La notizia che è rimbalzata tra i vari siti dell’ipotetico ritiro dai mercati delle Steam Mchines, ha dato modo non solo di ribadire gli evidenti insuccessi, ma ha dato anche a Valve la possibilità di smentire ufficialmente l’errata notizia e chiarire la nebbiosa situazione. Ben consci del mancato successo commerciale delle Steam Machines, Valve intende comunque aumentare la propria presenza nel mercato Linux. Tramite un comunicato stampa ufficiale, Pierre-Loup ha espresso “Anche se è vero che le Steam Machine non stanno esattamente volando via dagli scaffali, le nostre ragioni per cercare una piattaforma di gioco aperta e competitiva non sono cambiate in modo significativo. Stiamo ancora lavorando sodo per rendere i sistemi operativi Linux un posto fantastico per giochi e applicazioni. Pensiamo che alla fine porterà a una migliore esperienza per sviluppatori e clienti, inclusi quelli non su Steam.” Inoltre ha aggiunto: “Abbiamo anche altre iniziative per Linux in ballo di cui non siamo ancora pronti a parlare, SteamOS continuerà a essere il nostro mezzo per fornire questi miglioramenti ai nostri clienti, e pensiamo che alla fine ne beneficerà l’ecosistema Linux in generale”.
C’è da dire che nonostante il mancato interesse, Valve in questi anni non ha abbandonato SteamOS e Linux, in particolare a quest’utimo lo ha arricchito di titoli interessanti. Nonostante le varie migliorie, è normale chiedersi perché Valve si stia impiegando così tanto tempo e impegno nell’espansione di Linux come piattaforma di gioco valida. E se tutto l’impegno non sia legato all’eterno confitto con Microsoft, ma al rinnovato interesse da parte del colosso americano allo sviluppo dei videogames? Potremmo trovarci di fronte ad un’ottima base per nuovi titoli ed interessanti progetti, del resto negli anni Valve è sempre risultata piuttosto restia nel toccare questo particolare argomento e vedere un comunicato ufficiale, lascia bene sperare.
Le nostra ovvimente sono solo supposioni, non ci resta che attendere quella che sembrano novità imminenti.