Recentemente si è tornati a parlare di una delle esperienze videoludiche più forti di sempre, complici due anni di silenzio radio e poi l’uscita di un video gameplay così, di colpo. Avrete già inteso di quale titolo stiamo parlando: Hellblade 2: Senua’s Saga, che promette di essere rivoluzionario tanto quanto il primo, e non solo per grafica o rendimento. Ninja Theory ha fatto tanti passi in avanti dall’uscita di Enslaved e Heavenly Sword, quindi perchè non approfondire un po’ la saga di Senua con un bello speciale, in attesa di notizie?
Hellblade: Senua’s Sacrifice
Prima di parlare di Hellblade 2, bisogna fare un passo indietro e partire dalle basi con un bel recap del primo titolo. Hellblade: Senua’s Sacrifice inizia con Senua, una guerriera pitta che si sta recando all’entrata dell’Helheim (il regno dei morti della mitologia norrena) per chiedere alla dea Hela di resuscitare il suo amato Dillion ucciso durante un’incursione dei Norreni. Senua è affetta da una grave forma di psicosi: porta con sè la testa di Dillion per riaverlo indietro tramite l’intervento divino, e percepisce una moltitudine di voci che lei chiama Furie.
Giunta sulle sponde del regno, Senua viene guidata dallo spirito di Druth, un bardo che le aveva raccontato le storie norrene e la aiuterà durante il viaggio. Durante i combattimenti deve affrontare i Norreni, distorti quasi in mostri dalla sua mente, e una voce oscura che la incita a rinunciare al suo viaggio. Per accedere al ponte Gjallarbrú che conduce al palazzo di Hela, Senua dovrà sbloccare l’entrata tramite i due sigilli di Valravn, dio dei corvi e delle illusioni, e Surtr, il signore dei giganti del fuoco del regno di Muspelheim. Nella sua prima battaglia, Senua deve affrontare le illusioni di Valravn, rese più ostiche dalla sua mente, e la paura del ricordo del padre Zynbel sempre più violento, che la fece scappare anni addietro nella foresta in cui incontrò per la prima volta Dillion.
Contro Surtr, Senua è costretta a rivivere l’assalto dei Norreni che misero a ferro e fuoco il suo villaggio. Grazie ai due sigilli recuperati, in seguito Senua può cominciare a incamminarsi attraverso il ponte verso il palazzo di Hela. Quando però la dea dei morti appare, l’oscurità nella mente di Senua riemerge insieme alla paura e le voci cominciano a sopraffarla. Senua si lancia contro Hela, ma viene scagliata via e la sua spada va in frantumi. Interviene quindi Druth, il quale le indica dove trovare la leggendaria spada Gramr, che potrà ottenere superando le quattro Prove di Odino, che metteranno Senua di fronte a tutte le sue paure. Ritornata al palazzo di Hela, Senua perde la testa di Dillion in un baratro – evento che la mette in grave condizione di shock. Riprese le forze e fattasi strada in un labirinto grazie alla luce delle torce, Senua riesce a ritrovare la testa di Dillion e a sconfiggere Garm, il guardiano. Entrata nel palazzo di Hela e con davanti la stessa dea, Senua si rende conto che la voce oscura che la tormenta è una manifestazione del ricordo di suo padre che continua a perseguitarla. Scopre inoltre che il padre è l’assassino di sua madre Galena in quanto la madre non vedeva la malattia di Senua come una maledizione degli dèi ma come una sorta di “visione”, di cui anche lei era affetta.
Piena di rabbia per la verità scoperta, la paura di Senua lascia la sua mente. Tuttavia, giunta proprio davanti alla dea, Senua viene sopraffatta dal dolore e dalla disperazione, realizzando che “Hela” non è altro che un’illusione della sua mente. Tuttavia in un ultimo sforzo, le chiede di resuscitare Dillion. Hela non risponde, non potendolo fare in quanto manifestazione della sua mente. Senua le chiede allora di ucciderla. Hela la trafigge dunque con la sua stessa Gramr, e, presa la testa di Dillion, la lascia cadere una volta giunta sul bordo.
Hela si rivela però come Senua, viva e rinnovata: il viaggio compiuto, in parte distorto dalle visioni e dalle voci, l’ha aiutata a superare la morte di Dillion e a fare pace con sé stessa e il suo passato, accettando la propria malattia. Lasciandosi alle spalle l’immagine di Helheim all’orizzonte, Senua interagisce con il giocatore invitandolo a seguirlo insieme alle Furie per un’altra storia da raccontare.
Protagoniste tormentate del passato
Il personaggio di Senua parla di isolamento, abusi e violenze. Parla di attacchi di panico e di paura, rabbia e angoscia originati da diversi traumi – tra cui quello della sua prima infanzia – che si amplificano alle prime avvisaglie della malattia: una psicosi che nel suo caso si manifesta con allucinazioni uditive, visive e sensoriali. Davanti agli eventi traumatici, la psiche di Senua si frammenta ulteriormente, sopprimendo le memorie in maniera retrograda per cercare di restare una, “incollata” a forza con l’attack, a cui mancano pezzi di vita (la morte della madre a opera del padre, per dirne una). Ancora più difficile il suo rapporto con le Furie, pensieri invasivi, quelle comuni vocine della coscienza che dicono “fai quello” o “non puoi farlo” e che in generale ci tormentano con dubbi, avvertimenti e domande quando parliamo tra noi e noi. Ma di tutte le cose, Senua parla anche di una depressione profonda e del senso di colpa causato dall’essere rimasta viva quando i suoi affetti più profondi ed il suo amore, Dillion, sono morti. Una sindrome del sopravvissuto affatto rara da vedersi anche oggigiorno, che colpisce vedovi, orfani, sopravvissuti di guerra od a incidenti ed, in generale, chi è rimasto solo nella vita. Una malattia silenziosa e letale che causa un senso di impotenza senza pari e fa sentire piccoli, deboli, così deboli da non riuscire a vederne il bordo – la prospettiva di un futuro anche ad uno, due giorni di distanza. Fortunatamente Senua parla anche del viaggio verso l’accettazione di sè e delle proprie problematiche, possibile solo grazie alla determinazione senza pari della ragazza intenzionata a riuscire, a vincere in ogni modo, senza venire sopraffatta dai suoi demoni.
Ma Senua è anche l’ultima arrivata di una lunga serie di eroine tormentate, che vivono storie in cui subiscono terribili abusi: basti pensare alla distorta psiche di Alice in American McGee’s Alice, capolavoro degli anni 2000. In questo caso, la nostra Alice nel Paese delle Meraviglie ha assistito da bambina all’incendio che ha bruciato vivi i suoi genitori e la sorella, entrando in uno stato catatonico interrotto solo dopo anni di isolamento al Manicomio Rutledge dal ritorno del Bianconiglio, che la recluta per combattere la corruzione e la follia che hanno colpito gli abitanti del Paese delle Meraviglie – chissà come mai, eh? E’ a questo punto che saltano fuori i problemi, come la sopracitata sindrome del sopravvissuto, la depressione, il senso di colpa per essere rimasta viva, emozioni a cui il Paese delle Meraviglie creato dalla psiche di Alice reagisce violentemente. Ricordiamo che American McGee’s Alice è quasi sull’orlo del dimenticatoio a causa di EA, poichè reperibile solo come DLC venduto assieme al gioco nella “Complete Edition” che però non è più disponibile su Origin, ed è invece reperibile sugli store Xbox, PlayStation o attraverso chiavi esterne.
C’è poi il seguito, Alice: Madness Returns: finalmente Alice, libera dal manicomio di Rutledge, risiede presso un orfanotrofio nella Londra vittoriana dove è in cura presso il dottor Angus Bumby, psichiatra esperto in ipnosi. Lo psichiatra che tenta di curarla in realtà sta cercando di cancellare il ricordo dell’incendio in quanto fautore dello stesso per coprire le sue tracce dopo aver violentato la sorella di Alice in giovane età, Lizzie. Inoltre Bumby abusa anche dei bambini dell’orfanotrofio, prima di cancellare i loro ricordi e venderli alla prostituzione minorile. Al momento American McGee ha in lavorazione la produzione di un terzo capitolo, che può essere finanziato tramite il patreon sulla sua pagina.
Dopo Alice è il caso di parlare anche di Jeniffer, protagonista di Rule of Rose, un survival horror in terza persona uscito nel 2006 per PlayStation 2. La trama viene narrata al contrario qui: la protagonista diciannovenne è affetta da amnesia retrograda e torna all’orfanotrofio in cui aveva vissuto alcuni anni della sua vita per mettere assieme i pezzi. Così facendo si trova a rivivere il proprio passato, bullizzata dalla gerarchia autoimposta dalle bambine dell’orfanotrofio chiamata “Club degli Aristocratici del Pastello Rosso”, dove lei è ovviamente all’ultimo gradino della scala sociale, accompagnata dall’unico amico che abbia mai avuto, il labrador Brown. Attraverso tanti anneddoti sottili possiamo capire che l’unica figura parentale (il rettore dell’orfanotrofio) abusa delle ragazzine che ritiene più belle, elevandole o meno per gradimento e addirittura assegnando loro doveri in base a quali ritiene più seviziabili. Scopriamo che il tremendo Club degli Aristocratici abusa in ogni modo dei suoi sottoposti, al punto di portarli alla violenza anche fisica tra loro. Una violenza così soffocante e crudele che raggiunge anche Jennifer ed il cagnolino Brown, oggetto delle gelosie della Principessa della Rosa Rossa, che viene rinchiuso in un sacco e straziato di botte, per poi essere presentato senza vita davanti alla padroncina – alla cui vista finalmente Jennifer reagisce, sovvertendo ogni stupida regola del club e prendendo a pizze in faccia la Principessa. Ci sono molte altre cose terrificanti in Rule of Rose, presentate tramite metafore e giochi da bambini in maniera più o meno sottile, ed è forse questo che rende il titolo così spaventoso e difficile da affrontare – e digerire. Se però volete perdere punti sanità mentale praticamente non appena inserito il disco nella console – oltre a conoscere come furono raccontante le varie “Senua” alle origini della storia del videogioco – vi consiglio di provarlo, non ne resterete delusi.
Hellblade 2: Senua’s Saga
Ai tempi della sua uscita Ninja Theory definì Hellblade: Senua’s Sacrifice un gioco “AAA indipendente”, ovvero sviluppato e pubblicato indipendentemente ma con tutti i valori di qualità e di produzione di un qualsiasi gioco AAA. Ninja Theory, che nel corso degli ultimi 14 anni aveva sviluppato tre punti di forza fondamentali (combattimento dinamico, storie di personaggi forti e una visione d’arte unica), vide proprio in Hellblade la realizzazione massima di tante fatiche: l’azienda consultò esperti nel campo della neurologia nel mondo e tra le organizzazioni no-profit (come Wellcome Trust) per catturare correttamente l’esperienza della psicosi e dei suoi effetti devastanti sulla mente umana. Grazie a questa attenzione posta alla tridimensionalità caratteriale del personaggio, Senua divenne la prima eroina con una resa realistica superlativa, in cui per la prima volta dopo tanto tempo la malattia mentale trovava posto sullo schermo e tra i pensieri del personaggio, fino ad impattare sul mondo di gioco visto attraverso i suoi occhi. Tutto il gameplay danzava attorno a questo principio, e per un certo periodo si sentì anche parlare di quel famoso “permadeath” che avrebbe reso il gioco assolutamente letale – notizia poi rivelatasi falsa, ma che per i primi tempi tenne sulle spine i giocatori spaventati dal vedersi cancellare l’intero salvataggio alla morte della protagonista. Tutte queste particolarità, oltre ad un motion capture spaventoso che venne persino presentato “dal vivo” durante il GDC 2016 Event di Unreal Engine, con la produttrice video Melina Juergens che dietro le quinte interpretava la Senua vista sullo schermo davanti al palco, resero Hellblade: Senua’s Sacrifice il capolavoro a lungo termine e dal grande impatto al quale guardare per gli anni a venire.
Hellblade 2: Senua’s Saga, oltre a far intravedere un balzo generazionale spaventoso nel trailer con una gameplay che sembra una cutscene dotata di continuità, torna a parlare della nostra signorina parte di una tribù proto-celta sterminata che si pitturava di blu per nascondersi meglio nella nebbia durante le notti di guerra. Già agguerrita prima, In Hellblade 2 Senua sembra ancora più minacciosa, probabilmente anche per il fatto d’essersi trovata con altri che la vedono come un capo o addirittura un oracolo guerriero, nonostante le sue problematiche. E adesso che Senua è riuscita a costruire qualcosa, la nuova consapevolezza parla sul suo volto – personalmente, non vorrei essere nei panni degli uomini del Nord che l’affronteranno, o delle loro leggende.
Se provassimo a ricollegarci alla storia del nostro mondo (in quanto quella di Senua si colloca in maniera abbastanza accurata negli avvenimenti reali), potremmo trovarci a metà nel 9° secolo, laddove le invasioni vichinghe distrussero Northumbria, poco prima di una grande battaglia in cui uccisero il Re di Dial Riata nel 839. Appare abbastanza chiaro in Hellblade 2 che Senua sia sotto assedio da parte dei vichinghi e con a disposizione un corposo drappello di uomini dotati di torce e lance, che affrontano la minaccia che Senua percepisce essere il gigante del trailer.
Da questo particolari, probabilmente Hellblade 2 si concentrerà sia sulle tematiche del conflitto reale e storico accaduto durante la vita della protagonista, sia sulla sua percezione di tale conflitto, implementando discorsi sulla psiche di Senua. E’ molto facile che Ninja Theory sfrutti per Hellblade 2 anche il già ben collaudato ibrido tra avventura narrata e action in terza persona messo in atto in Senua’s Sacrifice, che funzionava proprio grazie ad una resa realistica, all’assenza di qualsivoglia indicatore e ad una certa libertà rivolta al giocatore nella gestione del combat system, arricchendolo ulteriormente di puzzle ambientali e di moveset senza però mai rischiare di spezzare la sospensione dell’incredulità dello spettatore con inutili barre o indicazioni a schermo. Ovviamente tutto questo verrà chiarito nei prossimi mesi, eventualmente con nuovi trailer su Hellblade 2, ma al momento queste sono le ipotesi più vicine alla realtà che ci possiamo aspettare. Che dovesse aggiungere o togliere, Hellblade 2: Senua’s Saga sembra già da ora un gioco mozzafiato che ci terrà incollati allo schermo per ore ed ore, con fiumi di parole e una resa visiva strabiliante!