L’annuncio di Google alla GDC 2019 ha sicuramente scosso le fondamenta dell’industria. Google Stadia è la strada intrapresa da Google per lanciarsi nel mondo del gaming. Abbiamo deciso di analizzarne le potenzialità ma soprattutto le implicazioni sia sul piano ludico che sulle ripercussioni che una visione come quella di Google può avere sul nostro modo di concepire il gaming.
Negli ormai lontani e turbolenti anni ’90, nessuno avrebbe mai immaginato di avere l’intero repertorio musicale del proprio artista preferito nel palmo di una mano, magari accompagnato dal resto della musica proveniente da tutto il mondo. Nessuno avrebbe mai immaginato di sedersi sul divano, aprire una birra, e scegliere tranquillamente quale serie TV guardare. Il core-concept che Google, come anche Microsoft e Sony, ha voluto trasmettere con Google Stadia non è diverso da quello già messo in atto con Spotify e Netflix. Intrattenimento senza i limiti dati dalla fisicità dell’hardware e se al giorno d’oggi il mercato del digitale è sempre più sdoganato ai danni del retail, i limiti fisici del console gaming ( e quelli economici del PC gaming ) si fanno sentire in modo sempre più pressante. La curva prestazionale legata alle potenzialità dell’hardware in rapporto allo sviluppo dei videogiochi va diventando di anno in anno sempre più ripida. Se nel dal 2005 al 2013 Xbox 360 e Playstation 3 sono riuscite a “spalmare” le proprie potenzialità in un arco di quasi 8 anni, lo stesso non si può dire delle console di questa generazione. Xbox One e Playstation 4 hanno subito un declino tecnico molto più rapido risposto alla generazione passata, presentando parecchie difficoltà già dai primi anni di vita. In questo modo i grandi produttori di hardware hanno dovuto in qualche modo divincolarsi tra la pressante richiesta di un hardware più prestante e le implicazioni economiche che comportano il terminare precocemente un’intera generazione di console. Impossibilitati a presentare la nuova Playstation e la nuova Xbox, si è arrivati a quelle che vengono denominate console mid-gen , delle vere e proprie vie di mezzo tra le console base e qualcosa di più prestante che non dimentica il suo passato. Un passato che, tecnicamente parlando, può apparire come una zavorra non indifferente, pesando sullo sviluppo basato su un’architettura tutto sommato limitata che richiede sforzi enormi per essere sfruttata a dovere.
In un contesto del genere, dove Sony sta timidamente bussando alla porta del gaming in streaming e Microsoft apre le danze con Xcloud, quale sarebbe stato il ruolo di una console fisica di Google? Un ruolo marginale, facilmente dimenticabile e poco appetibile per tutti. Il colosso americano sceglie allora di entrare sul mercato aprendo le danze a quello che sarà, presto o tardi, un futuro al quale tutti si adatteranno. Concepire una console “senza console”, non è difficile ma è dannatamente pesante da digerire per tutti coloro che non amano affidarsi all’infrastruttura di internet. Come già detto in apertura, nessuno negli anni 90’ avrebbe immaginato di fruire dell’intrattenimento come musica e cinema senza alcuno sforzo, oggi accade la stessa identica cosa.
Google Stadia è una console che non ha bisogno di upgrade, non è limitata dalla fisicità “fissa” dovuta dall’acquisto ma potrà essere migliorata, ottimizzata e potenziata in base alle esigenze di mercato, avvicinandosi in questo modo alla modularità del PC gaming senza però comportare la massiccia spesa economica che ne consegue.
Sulla carta, Google Stadia è qualcosa di rivoluzionario, la possibilità di giocare qualsiasi titolo multipiattaforma da qualsiasi dispositivo, sfruttando l’infrastruttura di Google, è qualcosa di davvero straordinario. Siamo di fronte ad un cambiamento immenso che probabilmente richiederà anni di perfezionamento ma ci siamo, quello che era stato tentato anni fa, quando il pubblico e le infrastrutture non erano pronte con OnLive, può finalmente realizzarsi.
Google Stadia permette di giocare ad un titolo elaborando tutto su Cloud ed utilizzando la potenza di calcolo delle macchine virtuali presenti nei datacenter per poi trasmettere il tutto sul nostro schermo. In questo modo non avremo bisogno di una macchina che elabori fisicamente il gioco ma soltanto una connessione che ci permette di inviare comandi e ricevere output. Una delle incognite più grandi, soprattutto per noi italiani, resta quella della latenza e delle prestazioni di rete. Come molti utenti hanno già puntualizzato, forse in modo un po’ precoce, la rete italiana non è di certo la più prestante al mondo ed esistono ancora diverse zone non coperte dai servizi di rete o che comunque non riuscirebbero a sostenere il carico necessario per permettere ad un intero titolo di essere trasmesso. Sui consumi di banda, Google si lancia in un ottimistico 25Mbps necessari per giocare a 1080p 60 FPS, più alte saranno le prestazioni della nostra connessione e migliore sarà la qualità grafica del titolo fino ai 4K 60 FPS. I test svolti da Google e Digital Foundry parlano di tempi di latenza leggermente superiori a quelli di Xbox One X, il tutto però in ambiente di Test e senza passare dalla rete “pubblica”. I test in questione sono però stati svolti considerando la latenza compresa tra tempi di connessione e di trasmissione fisica ai dispositivi, sommando dunque il tempo necessario ai comandi per raggiungere il server a quello impiegato dall’Hardware per mostrarlo a schermo. Con Stadia, Google non entra nel mercato come competitor diretto di Sony e Microsoft ma punta a conquistare un concetto di “non-fisicità” anticipando i tempi e mettendo a disposizione l’enorme infrastruttura di rete che attraversa tutto il mondo. Non si è infatti parlato di esclusive, Stadia non si pone come alternativa ma come aggiunta al nostro modo di concepire un titolo. Non ci sono ancora moltissime informazioni in merito e la questione della latenza applicata alla rete internazionale resta ancora molto fumosa così come i costi di un ipotetico abbonamento, ciò che è certo è che Google ha scelto il modo migliore per entrare in un mercato competitivo come quello dei produttori, innovando con stile l’intera concezione di intrattenimento legato ai videogiochi.