È trascorsa una settimana dal giorno di lancio di Google Stadia, il servizio di streaming game dell’azienda di Mountain View che vuole affiancarsi agli altri big del settore come Sony e Microsoft e proporre la propria visione di quello che probabilmente sarà l’intero settore dei videogiochi in futuro. Ciò che Google non è riuscita a fare prima del lancio della console è un’adeguata comunicazione del suo prodotto, al punto che molti potenziali utenti si sono creati delle aspettative che sono state poi disilluse nei mesi precedenti al rilascio, portando così le prevendite del Founder’s Pack a non soddisfare le previsioni dell’azienda. L’obiettivo di questo nostro speciale su Google Stadia è quello di fare due cose: la prima è di spiegare a coloro che ancora non avessero un’idea chiara cosa di fatto sia Google Stadia, la seconda è di darvi un’opinione sul prodotto così come si presenta al suo lancio.
Cos’è Google Stadia
Iniziamo mettendo in chiaro quello che Google Stadia è, o comunque ciò che fu promesso stando a quanto fu dichiarato ufficialmente da Google a partire dalla sua presentazione avvenuta nel marzo del 2019 durante la Game Developer Conference: siamo di fronte ad un servizio che ci permette di riprodurre i giochi in nostro possesso sulle blade di server dedicati distribuiti in tutto il mondo all’interno dei datacenter di Google e giocare con un’esperienza molto simile a quella che avremmo con un PC o una console dedicata, il tutto senza aver bisogno di hardware stratosferici. Come? Chi volesse giocarci sulla propria TV dovrebbe dotarsi di una Chromecast Ultra e del pad dedicato prodotto dalla stessa Google, capace di connettersi direttamente al proprio router di casa senza transitare dalla Chromecast, mentre per chi volesse giocarci sul proprio PC basterebbe scaricare Google Chrome ed accedere al sito di Google Stadia dato che per la riproduzione da computer (effettuabile da qualsiasi sistema operativo) supporta nativamente mouse e tastiera ed è compatibile con diversi pad PlayStation, Xbox e Nintendo Switch (con cavo e in alcuni casi anche via Bluetooth). Discorso a parte per i cellulari ed i tablet: per il momento il servizio è limitato ai soli device della serie Pixel dai modelli 3 e 3a in su, solo in futuro sarà reso disponibile anche il supporto per gli altri dispositivi Android e per iOS. Sì, ma cosa e come si può giocare su Stadia? Partiamo dalle formule di acquisto dei giochi: c’è da dire che Stadia nasce come una piattaforma con un suo store interno come Steam, l’eShop, il PS Store e qualsiasi modo Microsoft chiami ora il Marketplace. Questo significa che il servizio nasce per vendere i singoli giochi all’utente per poi farlo giocare sulla sua piattaforma di streaming, pertanto all’interno della percentuale intascata da Google per la vendita del gioco sono inclusi i costi di manutenzione dell’infrastruttura, limitando però la risoluzione dei giochi ad un massimo di 1080p. Sottoscrivendo l’abbonamento Pro ad un prezzo di 9,99 € al mese si potrà accedere alla risoluzione 4K ed ad una ristretta libreria di titoli, per ora limitata alla collection di Destiny 2 ed a Samurai Showdown, ma che si allargherà di mese in mese. I giochi presenti nella libreria per ora sono una trentina, ma coprono buona parte dei generi presenti sul mercato: si va dal già citato Destiny 2 agli sportivi come NBA 2K20, dalle gare di corsa di Grid alle avventure nel selvaggio west di Red Dead Redemption, passando per la trilogia reboot di Tomb Raide, Mortal Kombat 11, Rage 2 e Assassin’s Creed Odyssey.
I pro
Partiamo col dire un concetto che non dovrebbe sorprendere, ma potrebbe non essere scontato: Google Stadia funziona. Ho provato il servizio con diverse configurazioni, usando sia una linea FTTH Gigabit che una più modesta FTTC con una banda garantita da 50 Mbps, testando il suo funzionamento con una connessione al router via cavo che con un accesso point con l’antenna da 5GHz, impostando la risoluzione a 4K, a 1080p ed a 720p. Utilizzando la connessione più prestante, indipendentemente dal fatto che stessi giocando a 4K o a 1080p di risoluzione, che fossi via cavo o via wireless, non ho sofferto di problemi con il servizio che si è sempre dimostrato fluido e reattivo, garantendo un’ottima esperienza di gioco, indipendentemente dalla tipologia del gioco stesso. Con la connessione più modesta abbiamo incontrato qualche difficoltà: l’ho testato perlopiù usando la connessione tramite wireless e se a 1080p l’esperienza era ancora una volta ottima, a 4K abbiamo accusato la maggiore quantità di banda richiesta da Stadia: stando a quanto indicato dal sito di Google per la risoluzione 4K a 60fps la banda richiesta è fra i 25 ed i 35 Mbps che a ben vedere sono soddisfatti dalla banda garantita dal mio provider, ma in ambiente domestico con diversi dispositivi connessi alla propria rete locale difficilmente si ha una situazione ideale. Di conseguenza il servizio riusciva ad avviare lo streaming in 4K, ma il gioco era tempestato da freeze dell’immagine a schermo che ne minavano la fruibilità. Chiaramente queste problematiche non sono quindi da imputarsi al servizio in sé, ma ad un limite della banda casalinga. Paradossalmente ho avuto modo di provare il servizio anche in ufficio su PC e nonostante l’elevato numero di dispositivi connessi, i 100 Mbps della linea aziendali erano sufficienti a riprodurre ottimamente Destiny 2 a 1080p e 60 fps. Posso quindi affermare con una certa sicurezza che il vero nemico di Stadia è indubbilamente la banda garantita dal proprio operatore: probabilmente chi abita nei piccoli centri urbani ci ha già messo una pietra sopra, ma anche chi possiede una connessione poco superiore a quella richiesta deve valutare bene se essa sia sufficiente per poter usufruire al meglio dell’esperienza di gioco. Altro grosso punto da smarcare è l’input lag, tema a lungo discusso dopo la presentazione del servizio. Ebbene, non possiamo negare che esso sia presente, del resto per la natura stessa del servizio ci saremmo stupiti del contrario, ma si tratta di valori molto più contenuti di quanto mi aspettassi che nell’ottica complessiva dell’esperienza si fa poco notare, se non per tipologie specifiche di giochi come i picchiaduro (paradossale comunque che uno dei due giochi disponibili per gli abbonati sia Samurai Showdown). Digital Foundry ha provato a quantificare questo input lag, confrontandoli poi con le equivalenti versioni dei giochi su Xbox One, dimostrando che i maggiori valori di Stadia non vanno ad inificiare l’esperienza di gioco in streaming. Altro aspetto positivo dell’esperienza è la facilità di installazione e di attivazione dell’account: nonostante la necessità di scaricare due applicazioni sul proprio device, Google Home per configurare la Chromecast e Google Stadia per l’attivazione dell’account e la connessione del pad alla rete internet, il setup iniziale è lineare e spiegato passo per passo cosicché anche i meno avvezzi alla tecnologia non si ritrovino spaesati.
I contro
Anche qui serve una precisazione: nel momento in cui vi scrivo solo i possessori del Founder’s Pack di Stadia e chi ha ricevuto un codice Buddy Pass può accedere al servizio. Il codice incluso nel Founder’s Pack non solo dà diritto a tre mesi di abbonamento Pro, ma al momento è indispensabile per attivare Stadia sul proprio account Google, mentre la versione free sarà disponibile a partire dall’inizio del 2020, facendo sembrare questo lancio più una closed beta che un vero lancio del servizio alla quale si accede pagando. Questa scelta di Google non è neanche così sensazionalistica, anzi potrebbe quasi rappresentare un modo per ringraziare la fascia di tech enthusiasts che hanno creduto nel progetto (fra i quali il sottoscritto), rendendolo disponibile in anteprima, ma di fatto il giorno del lancio si è rivelato un lancio parziale di quello che era il servizio promesso da Google: diverse caratteristiche che avrebbero dovuto accompagnare il lancio dello streaming dei giochi al momento non sono state rese disponibili e verranno aggiunte solo in futuro, probabilmente appena prima o in contemporanea con l’apertura a tutti del servizio. Stiamo parlando di feature di vario livello, da quelle meno importanti ma comunque rilevanti in un’ottica d’insieme come trofei/obiettivi o l’Assistente di Google richiamabile dal pad Stadia o ancora l’imposizione dell’utilizzo dell’app di Stadia su smarphone per acquistare i giochi o per modificare le impostazioni, ad altre che hanno sicuramente un impatto maggiore sull’esperienza, come l’assenza del 4K reale. Sì perché sebbene Google abbia promesso un 4K per i possessori dell’abbonamento Pro, è anche vero che per il lancio questa feature non è ancora stata resa disponibile, limitandosi ad una risoluzione di 1080p upscalata a 4K: uno smacco non indifferente per chi ha sostenuto economicamente il progetto sin dal suo lancio. La mia opinione? Forse almeno per quanto riguarda i Founder sarebbe stato più corretto da parte di Google estendere il 4K per tutto il periodo dal lancio del servizio fino all’apertura della versione free. Una nota di demerito anche per quanto riguarda l’algoritmo di compressione che in risoluzione 4K lascia trasparire un po’ troppe imperfezioni dello streaming dell’immagine, soprattutto sui neri: non una cosa capace di rovinare l’esperienza di gioco, ma sicurmante un aspetto che Google deve rivedere considerando il livello qualitativo che si era ripromessa di raggiungere con Stadia.
In conclusione, Google Stadia è per ora un passo avanti verso la direzione che l’azienda californiana si era predisposta, ma ancora siamo lontani dall’obiettivo. Da acquirente della prima ora non vi posso che consigliare di attendere l’apertura delle iscrizioni a tutti gli utenti: affrontare una spesa che qualcuno potrebbe trovare non indifferente per accedere ad una piattaforma che per il momento non offre tutto ciò che era stato promesso è un’investimento alla cieca che potrebbe scoraggiare i più. La tecnologia alla base si dimostra già ottima e non potrà che migliorare, ma ciò che Google ha per il momento clamorosamente toppato è stato di non offrire sin da subito a quelli che dovrebbero essere gli ambasciatori di questo servizio un ecosistema completo che faccia sentire a suo agio l’utente, con tutte le feature promesse ed una piattaforma che sia completa e facile da usare. Non rimane che attendere l’apertura del servizio a tutti e vedere se per quella data l’azienda californiana sarà riuscita a garantire il servizio che gli utenti meritano.