Il 2020 rappresenta l’alba della nuova generazione, l’industria dei videogiochi è in fermento, Sony e Microsoft sono pronte a presentare le nuove console. Insomma, sarà un anno ricco di sorprese, arricchito ulteriormente da uscite del calibro di Cyberpunk 2077 e The Last of Us 2. Tuttavia c’è qualcosa che non torna, si respira un’aria decisamente diversa e, per la prima volta dopo tanti anni, il futuro del videogioco sembra essere incerto.
Sebbene sarà necessario aspettare fino a metà anno per scoprire quali saranno le line-up di lancio delle nuove console, analizzando il corso degli eventi e le modalità non soltanto di comunicazione ma anche di distribuzione del videogioco negli ultimi anni, ci siamo resi conto che qualcosa non quadra. Per capire bene di cosa stiamo parlando bisogna fare un passo indietro e tornare al 2016-2017 quando sul piatto delle aspettative c’erano titoli come Scalebound, Kingdom Hearts 3 e Final Fantasy VII Remake. Durante quegli anni il pubblico aveva ben chiaro quali fossero le aspettative, i titoli in arrivo nei 2 o 3 anni successivi e la cultura dell’hype imperversava suprema, capace di spostare l’ago della bilancia e di far da giudice nella battaglia infinita di annunci nelle conferenze di tutto il mondo. Bene, la cultura dell’hype ha fatto male al mondo dei videogiochi, ha visto giochi emergere in superficie dopo un periodo di sviluppo incredibilmente lungo, vittime di meccaniche e strategie funzionali al tempo dell’annuncio ma vecchie e superate al tempo del rilascio o peggio, ha visto titoli cancellati e spariti nel nulla. Il 2020 inizia dunque con un grandissimo interrogativo: cosa dobbiamo aspettarci dal futuro?
Il periodo che stiamo vivendo, fatto di annunci molto ponderati, quasi sempre di titoli prossimi all’uscita o per i quali sarà necessario aspettare poco più di un anno se non meno, rappresenta un forte contraccolpo di quella che è stata una strategia forse troppo lungimirante che non ha portato nulla al mondo dei videogiochi se non tossicità, rinvii ed un carico di stress sugli sviluppatori che ha gettato delle ombre sull’intera industria.
“Sarà pronto quando sarà pronto”, CD Projekt Red lo ha sempre ribadito nei confronti di un Cyberpunk 2077 che ha deciso di non piegarsi alla corsa all’uscita a tutti i costi. Ebbene, del 2022 ed oltre abbiamo davvero poco a cui aggrapparci, l’industria del videogioco è stata testimone di un cambiamento partito dal basso, da titoli che hanno saputo rivoluzionare il modo di comunicare con i giocatori. Titoli spesso bistrattati come Fortnite, Apex Legends o il più recente Escape From Tarkov, hanno insegnato all’industria del videogioco che è necessaria una comunicazione più diretta, capace di dare in mano al giocatore qualcosa in più di un trailer in CGI, di un logo su uno sfondo nero o un anno di uscita a fine filmato. Il mondo dei videogiochi si è dunque fermato, ha scelto di mettere da parte gli annunci stratosferici, concretizzando i risultati e lavorando su qualcosa di concreto. In questo momento ci troviamo in un limbo, un tunnel da attraversare per giungere ad una luce che farà soltanto bene ai giocatori. Gli errori, prima di ogni altra cosa, vanno però pagati e l’industria li sta pagando, lo sta facendo con un 2019 scarno di giochi particolarmente validi, fatta eccezione per qualche titolo, di uscite sottotono e di completi fallimenti. Il 2020 inizia dunque con un proposito che guarda alla rinascita, alla ricostruzione di un concetto di videogioco che va oltre l’attesa del trailer o del diario di sviluppo puntando dritto al sodo.
L’ultima generazione non ha però portato con sé soltanto errori e fallimenti, ha introdotto la retrocompatibilità, l’early access, il cross-buy e soprattutto il cross-play, unendo giocatori da diverse piattaforme sotto un’unica bandiera. In questo speciale abbiamo voluto enfatizzare quello che è stato il movimento dell’industria negli ultimi anni, non da esperti di marketing o di comunicazione ma semplicemente da giocatori che, come tutti gli altri, vengono influenzati direttamente dal modo di comunicare e di proporre i videogiochi dell’industria.
Questo non vuol dire che non verranno più annunciati titoli con larghissimo anticipo, anche in questo momento sappiamo pochissimo di titoli come The Elder Scrolls VI e Diablo 4 ma questi non rappresentano più il cavallo di battaglia dal punto di vista comunicativo bensì un lontano orizzonte che verrà concretizzato nel futuro. Siamo dunque felici che i nostri occhi siano puntati soprattutto ad uscite imminenti non perché non uscirà nulla nei prossimi anni ma perché ciò che abbiamo sotto gli occhi in questo momento è decisamente molto più interessante. Per la prima volta dopo diversi anni il mondo dei videogiochi ha smesso di guardare l’orizzonte intagibile e si è concentrato sulla strada da percorrere. Siamo sicuri che i titoli all’orizzonte, e tra questi ci mettiamo anche Beyond Good and Evil, sapranno come stupirci ma in questo momento non sono altro che rumore di fondo su uno spettacolo molto più interessante.