E’ praticamente impossibile non aver mai sentito parlare del famoso Devil May Cry almeno una volta nella vita. A tutti sarà capitato quell’amico dalla spinta particolarmente metal o action, che parlandone con passione (o magari un pizzico di nostalgia) ne abbia elencato pregi, difetti, vita-morte-e-miracoli facendoci salire un’irrefrenabile voglia di menare le mani. Dopo una scalata al successo ed un reboot particolarmente sfortunato, finalmente Capcom, già editrice di Resident Evil, ha deciso di tornare con una delle sue pietre miliari, che ha fondato e riplasmato l’intero genere Hack and Slash a partire dalle sue origini, e ci propone il suo quinto capitolo in uscita l’8 marzo 2019. Quale migliore occasione per ripercorrere la storia di Dante?
DEVIL MAY CRY 1: Quando i demoni piangono
Tanti tanti anni fa, quando ancora correva l’anno 1999, il direttore artistico Hideki Kamiya – futuro papà della serie Bayonetta – tentava di ridare i fasti ad una serie che aveva un estremo bisogno di rinnovarsi dopo il terzo capitolo.
Nel tentativo di rendere più veloce e fruibile quello che sarebbe stato a noi noto come Resident Evil 4 (Biohazard in Giappone), quest’uomo diede una spinta in più che non fosse una telecamera dinamica al genere del survival horror. La nuova creazione si allontanò tanto dai canoni da convincere il produttore Shinji Mikami e tutto quanto il team di sviluppo a creare un nuovo videogioco con un nuovo nome che avrebbe stravolto il futuro dei videogame.
Partendo dalle origini, la storia avrebbe dovuto svilupparsi attorno al personaggio di “Tony Redgrave”, un uomo astuto e praticamente invincibile dotato di abilità sovraumane donate dalla biotecnologia – un aspirante al ruolo di Wesker. Già dai vari set fotografici utilizzati per la creazione degli ambienti ci si rese conto del cambio di rotta del titolo. Il protagonista venne allora rinominato Dante e le sue abilità trasformate in poteri dati dalla linea di sangue demoniaca, ed il gioco in lavorazione venne rinominato “Karniva”, in futuro “Devil May Cry”.
La storia di Dante parte dalla sua famiglia, o per meglio dire da suo padre Sparda, un demone traditore noto anche come “il Cavaliere Nero” messosi a difesa della razza umana. Sparda era eguagliato per potenza solo da Mundus, Re dei Demoni, contro il quale si era battuto molti anni prima sigillandolo e salvando gli umani da un destino di terrore e malvagità. In costante contatto con gli esseri che aveva salvato, Sparda incontrò Eva, splendida donna dai capelli dorati, avendone due figli gemelli. A loro la madre avrebbe consegnato metà della collana del padre: un simbolo di unione tra le due razze e l’unico modo per ottenere la leggendaria Force Edge, la spada di Sparda, collegando i due frammenti. Purtroppo Eva morì per mano dei demoni di Mundus ed il fratello Vergil si perse con loro. Con Sparda sparito nel nulla, tutto ciò che rimaneva a Dante era affrontare le forze demoniache da solo.
E’ dall’agenzia creata da Dante per sterminarli, la Devil May Cry, che parte il primo videogioco, introducendo fin da subito il carattere impertinente e sicuro del protagonista. Dante si mostra alle volte incredibilmente arrogante e senza paura, arrivando a schernire anche gli avversari più potenti, e non esita a mostrare le sue capacità in ogni occasione possibile – tratti che lo hanno reso iconico e impareggiabile per ogni fan che si rispetti. Come voluto dal creatore Kamiya, il suo design ruotava attorno a tre punti chiave: un lungo soprabito che avrebbe reso il protagonista appariscente, un aspetto tutto sommato “british” da uomo duro ed il fatto che fosse troppo figo per i vizi. Il punto, come fece notare Kamiya dalle interviste, era di creare un personaggio talmente ostentato da renderlo un’icona, un eroe dal cappotto rosso e dai capelli bianchi.
A questo punto l’arrivo di Trish sconvolgerà la sua esistenza: la ragazza, identica a sua madre, lo metterà sulle tracce del redivivo Mundus, spingendolo ad accettare la missione su Mallet Island. Quest’isola, culla del male che ribolle di mostri, trasformerà il suo tranquillo viaggetto nella continua battaglia al confine della sopravvivenza che tutti i fan ben conoscono, condita da veloci combattimenti acrobatici e da combo frenetiche a mezz’aria tra le sue pistole, Ebony e Ivory, e le spade demoniache a sua disposizione. Lascio a voi scoprire come finirà con Mundus e con Trish, e il perchè delle iconiche parole di Dante “Le lacrime sono un dono che solo gli umani possiedono”.
In quanto primo capitolo della saga, Devil May Cry introduceva diversi elementi ancora acerbi ma che sarebbero divenuti dei cardini del genere, primi tra tutti i Rank che misuravano le prestazioni del giocatore in combattimento e la trama divisa in Missioni – valutate separatamente in base ai danni inflitti, subiti e alla quantità di Orbi guadagnati. Le combo furono un’idea resa realizzabile da un bug di Onimusha Warlords (altro progetto Capcom), mentre qualitativamente al posto dei fondali renderizzati di Resident Evil presentava degli ambienti esplorabili composti da texture, permettendo alla telecamera di muoversi liberamente. Inoltre Devil May Cry è noto per l’attinenza al livello di difficoltà scelto: il gioco non perdona
Devil May Cry nasce su Playstation 2 nel 2001, ma recentemente è stata pubblicata la HD Collection che lo rende disponibile su Playstation 4, Xbox One e PC assieme agli altri capitoli della saga.
DEVIL MAY CRY 2 – Quando i demoni piangono perchè si.
Nonostante il successo del primo, il seguito Devil May Cry 2 arrivato su Playstation 2 nel 2003 non godette della stessa fortuna. Una delle motivazioni evidenti fu la produzione non più sotto la direzione di Kamiya, a cui subentrò Hideaki Itsuno con un compito esagerato: dare un seguito ad un esordio esplosivo e non da meno, ad un protagonista caratteristico e sfaccettato. Quella di Kamiya non si rivelò una scelta, in quanto si disse sorpreso fin dall’inizio di non essere stato chiamato per la sua produzione, che in fondo rimaneva una sua “creatura”. Inviata al suo posto, la nuova produzione enfatizzò subito quelli che avrebbero dovuto essere i punti forti del sequel: aree di gioco più grandi, puzzle più complessi, una telecamera gestita meglio e un secondo personaggio giocabile, in risposta ai giocatori che si erano lamentati dell’impossibilità di usare Trish nel titolo precedente.
In Devil May Cry 2 Dante torna alla ribalta contro Arius, un importante affarista umano intenzionato ad usare il potere dei demoni per conquistare il mondo, stavolta aiutato dall’ardimentosa Lucia, combattente dai capelli rosso fuoco. I due sono uniti per sconfiggere i demoni presenti a Dumary Island e ovviamente si aiuteranno a vicenda permettendo così al giocatore di cambiare personaggio.
Oltre a vantare una programmazione dei controlli piuttosto diversa, il gioco introduceva un pulsante di schivata che permetteva non solo di rotolare via dagli attacchi nemici, ma anche di correre lungo i muri. Altra introduzione importante a livello di meccaniche fu un tasto per il cambio dell’arma, che permetteva di passare da un’arma da fuoco all’altra senza passare dall’inventario, e l’introduzione dei già citati elementi puzzle e di esplorazione.
Devil May Cry 2 nonostante l’alto numero di vendite deluse ampiamente critica e fan. Questo fu dovuto sia al suo finale lasciato nel dubbio, sia per la sua facilità rispetto al predecessore, sia per la collaborazione con la compagnia di jeans italiana Diesel, conosciuta per aver disegnato i costumi sbloccabili e che fece di Dante il suo testimonial. I giocatori parvero non gradire questa “commercializzazione” a discapito di molti aspetti del primo capitolo: l’IA non convinceva, il prodotto non presentava una vera sfida, il protagonista più tosto e carismatico al mondo era stato declassato a pezzo di legno privo di espressioni e la trama ripercorreva troppo da vicino i punti salienti. Più di un fan si lamentò e a tutt’oggi il titolo è considerato l’anello debole della serie. Fortunatamente Capcom seppe fare tesoro di quelle lamentele.
DEVIL MAY CRY 3: Dante’s awakening – I demoni giovani spaccano
Molti anni prima del primo Devil May Cry, Dante era un giovane esuberante – nonchè rovina delle pizzerie del vicinato – che cercava di aprire la partita IVA per la sua agenzia ancora senza nome. Nel frattempo il suo fratello perduto Vergil, avido di potere e aiutato da un individuo chiamato Arkham, fa emergere la torre Temen-ni-gru per riaprire il portale verso il regno dei Demoni – ed è a questo punto che invita il suo consanguineo ad un’estenuante scalata per raggiungerlo, dove tra i tanti comprimari incontrerà anche la famosa Lady, il cui obbiettivo è eliminare Arkham. La fine del gioco, che si conclude con una perdita importante per il nostro Dante e la sua prima lacrima, decreta anche il nome della sua agenzia e il suo futuro. Devil May Cry 3 era stato creato per essere un sequel del 2, ma è a tutti gli effetti un prequel, ispirato dai tre volumi del manga incompiuto omonimo (due pubblicati in Italia) editi da J-Pop e seguito dalla serie animata del 2007 che si inserisce tra Devil May Cry e Devil May Cry 2, creata da Studio Madhouse.
Con Itsuno di nuovo alla direzione, più scafato che in precedenza, tutto il gioco riacquista il senso perso in un solo colpo. Riappaiono le diverse difficoltà, che perdonano anche meno che in precedenza, e compaiono gli stili di combattimento che permettono al giocatore di trovare il suo approccio ideale al gioco. Con l’arrivo della Special Edition arriva anche l’avventura nei panni di Vergil e l’aggiunta del Bloody palace, con i suoi 9999 piani di pura agonia e inferno.
DEVIL MAY CRY 4 – La nuova aria che tira
Con Devil May Cry 3 finiva la trilogia di Dante, che lo vedeva come aperto protagonista di tutti gli episodi. Devil May Cry 4 si apre invece con una novità: un nuovo personaggio principale chiamato Nero, un giovane nell’aspetto molto simile al nostro solito mezzo-demone che in quanto membro dell’Ordine della Spada (un culto in onore di Sparda) si affretta tra le strade di Fortuna, cercando di raggiungere la sua amica Kyrie che nel frattempo sta aprendo una cerimonia con una melodiosa canzone. Nonostante il cambiamento di protagonista, la trama si dipana trasversalmente introducendo più tardi un Dante chiamato da Lady ad indagare, relegato ad un ruolo più marginale di quanto si vorrebbe ma invecchiato come un vino di lusso e più spumeggiante che mai, che proseguirà le sue vicende parallelamente (e a volte in contatto) con Nero. Viene fatto capire ma mai esplicato che quest’ultimo è forse, realisticamente in quanto possessore ad un certo punto della Yamato, figlio di Vergil, appartenendo a sua volta alla stirpe demoniaca degli Sparda.
Devil May Cry 4 venne annunciato per Playstation 3, Xbox 360 e poi per PC, e pubblicato nel 2008, sviluppato dalla Capcom Production 4 – la stessa creatrice dell’originale Devil May Cry – sempre sotto la direzione di Itsuno e la produzione di Hiroyuki Kobayashi. L’introduzione di Nero aggiunge altre novità nel gameplay: prima tra tutte il Devil Bringer, il braccio demoniaco di Nero con una consistente rosa di mosse, che permette di continuare senza interruzione le combo afferrando i nemici sbalzati via senza riazzerare l’indicatore dello stile ed il conteggio di queste ultime. Anche le armi di Nero cambiano discretamente rispetto a quelle di Dante: come spada usa la Red Queen, un’arma con l’impugnatura da motociclo che può essere caricata, e come pistola (stavolta a doppia canna) la Blue Rose, da usare con un braccio solo. Ci furono anche aggiunte negative: nonostante la fanbase morisse dalla voglia di rivedere il suo beniamino, Dante venne usato perlopiù per aumentare la longevità del gioco, facendogli percorrere in senso inverso i livelli di Nero. Questo salta subito al naso come un becero trucchetto per allungare la storia, ma comunque non inficia nella qualità complessiva del gioco che rimane buona. La Special Edition di Devil May Cry 4 esce nel 2015 come versione rimasterizzata per Playstation 4, Xbox One e PC, comprendendo tutti i DLC del gioco e rendendo giocabili anche Vergil, Lady e Trish.
DMC – Cos’è?!
DmC: Devil May Cry inizia e finisce, cadendo su sè stesso, come rilancio annunciato durante il Tokyo Game Show del 2010, affidato alle cure della Ninja Theory nota per titoli come Heavenly Sword, Enslaved e ora Hellblade: Senua’s Sacrifice.
Quando DmC esce, si scatena il putiferio per la fanbase: il radicale cambio – meglio dire assenza – dei tratti caratteriali che avevano fatto tanto apprezzare il Dante originale furono tali da portarlo ad essere definito “Dante Emo” da una community così offesa da essere letteralmente infuriata per questa virata. L’ironia, i modi da bullo e la “giocosità” del personaggio scomparirono per lasciare un teppistello strafottente ma privo di stile, del tutto compiacente del suo arrivare a rompere fondoschiena a manbassa.
Non funzionò neanche la spiegazione, da alcuni vista come una grossa giustificazione, dell’essere ambientato in un universo parallelo dove il nostro mezzo-demone è un giovane pischello ancora immaturo e coi capelli neri, inconsapevole della sua vera natura. Il cambiamento doveva essere inizialmente minore e il personaggio più simile a quello classico, ma Capcom ai tempi che furono si impose con la Ninja Theory per avere qualcosa di diverso – consapevole che avrebbe ricevuto una risposta negativa. Le critiche più aspre però riguardarono non tanto il disegno di Dante, ma il fatto che tutto il mondo di gioco e gli stessi personaggi con le loro personalità si fossero allontanati troppo dai precedenti titoli. Molti si sentirono urtati dalla mancanza di una vera personalità di DmC, e anche i piani di sostituirlo all’attuale brand ovviamente fallirono.
L’incipit parte col potente proprietario di una multinazionale che è riuscito a dominare Limbo City, divenendone signore insieme alla sua donna, Lilith. Quest’uomo è in realtà Mundus, un demone giunto nella dimensione umana attraverso un portale aperto secoli prima, che domina le menti degli uomini attraverso le comodità della vita quotidiana. Dante, che non ricorda del suo passato, abita in una roulotte fatiscente ed è l’unico in grado di percepire i demoni celati nella società (facendo molto il bambino del Sesto Senso). Una mattina il giovane viene trascinato in una realtà parallela chiamata “limbo” da un demone cacciatore, che riesce a sconfiggere grazie all’aiuto di Kat, una ragazza corsa in suo aiuto.
In realtà il titolo è qualitativamente buono, sia a livello di grafica che di trama, anche se si distanzia di molto da tutto il resto della saga. Il design del protagonista cambia completamente, con tratti facciali diversi, un fisico più atletico, l’introduzione dei capelli neri e un cappotto più nero che rosso. Dante combatte con la sua classica Rebellion, che però adesso può assumere diverse forme, con un cambio arma simile a quello di Devil May Cry 4. Non paghi delle modifiche, il nuovo Dante non è più mezzo-demone ma un Nephilim, un mezzo-angelo e mezzo-demone. Anche il design classico dei livelli cambia, dove si intersecano azione e piacevoli tratti platform che variano il gioco, e dove le varie realtà del mondo reale e del limbo si scontrano in un blob di oscure presenze demoniache che distorcono ogni forma di vita o non vita vicina. Puntando ad un’azione continua e senza interruzioni se non date dalle cutscene, si sente molto la mancanza di approfondimento caratteriale di un Dante acerbo che si sviluppa in maniera troppo veloce durante la storia. Nonostante questo, la storia ha una regia ben preparata che la fa risultare entusiasmante e gradevole, specie per chi non si lascia influenzare troppo dal passato del brand.
Nel 2013 esce la Definitive Edition per Playstation 4 e Xbox One, comprendente tutti i DLC, con una grafica migliorata e una velocità di gioco decisamente adeguata a 60fps.
DEVIL MAY CRY 5 – Quando i demoni evolvono e diventano più fighi
A breve in uscita, Devil May Cry 5 riprenderà la saga là dove l’avevamo lasciata con Nero e con la sua solida natura da hack ‘n slash. Il sonoro classico, il comodo tracciamento visuale, la possibilità di combo automatiche o meno e la presenza di Nero, Dante e il misterioso V come protagonisti vi ributteranno appieno nell’anima della serie. Anche la presenza di Nico, che ci permetterà di acquistare i vari potenziamenti, non è a caso: Nicoletta Goldstein e difatti la nipote della creatrice di Ebony e Ivory, le due pistole di Dante. Dalla demo il gioco genera buone aspettative, anche se ancora mancano all’appello vari pezzi che verranno inseriti poi, come la prova delle varie abilità prima dell’acquisto o i canonici oggetti da portarsi dietro per la cura o la rianimazione istantanea. Nuovissimi elementi di gioco sono il Devil Breaker, un braccio meccanico che ha sostituito quello demoniaco di Nero, e V, un potente stregone con un bastone e strani tatuaggi capace di sottomettere dei demoni per i suoi scopi, che sembra molto più lento delle sue controparti e permetterà (almeno si spera) di introdurre diverse meccaniche, dando nuova aria ad un gameplay già affermato. Per ora molte delle aspettative restano puntate sulla storia, su che fine avranno fatto Lady e Trish e se finalmente verranno svelate le origini di Nero, e sul mistero che circonda ancora il destino di Vergil.