Data la massiccia presenza di tie-in provenienti direttamente da grandi produzioni cinematografiche, la domanda che ci siamo posti è: come mai ci sono così tanti videogiochi tratti dai film ma così pochi tratti dai libri? La letteratura è un mondo eterno ed affascinante, troppo spesso discriminato a favore di un intrattenimento più immediato come il cinema o la TV. Ecco quindi i cinque videogiochi tratti dai libri che vorremmo vedere.
Nel mezzo del cammin di nostra vita
Nel corso della storia dei videogiochi abbiamo assistito ad innumerevoli trasposizioni dal mondo cinematografico. Quasi ogni film di successo ha ormai il suo videogioco dedicato, da Avatar a King Kong, tali trasposizioni non sempre hanno brillato in termini di qualità spesso a causa dell’eccessiva pressione da parte dei produttori cinematografici che vedono nel videogioco un altro modo per promuovere il proprio film. Sebbene il cinema sia, di fatto, il media che più si avvicina all’esperienza videoludica, il potenziale narrativo espresso nella letteratura è enorme e, purtroppo, poco sfruttato. Basti pensare che le grandi saghe cinematografiche moderne come Harry Potter, Il Signore degli Anelli e Le Cronache di Narnia siano tratte da libri, molto spesso scritti decenni prima, per arrivare ad una conclusione abbastanza ovvia: Per raccontare una buona storia, è necessario un libro. Uno degli esempi più lampanti di quanto un universo nato dalla penna ()e non dalla cinepresa ) possa adattarsi in modo coerente ed efficiente alle meccaniche di un videogioco è il “recente” The Witcher, la cui trama è tratta direttamente dai romanzi di Andrzej Sapkowski.
Dopo l’arrivo del terzo capitolo, la saga di The Witcher ha assunto delle proporzioni quasi sacre agli occhi di molti giocatori che, innamorati follemente di Geralt di Rivia e delle sue gesta, sono corsi in libreria a cercare l’originale storia del proprio eroe preferito.Leggere apre la mente, stimola l’immaginazione e, sebbene l’utenza più giovane vada pian piano abbandonanto una fonte di conoscenza e intrattenimento tanto antica e potente, anche i videogiochi più famosi traggono tantissimo dalla letteratura, trasmettendo al giocatore nient’altro che un frammento della bellezza che è possibile trovare in fondo ad una pagina.
A questo punto, armati di tanta fantasia e di un pizzico di nostalgia, ci siamo chiesti: Quali sono i videogiochi tratti dai libri che vorremmo vedere?
Viaggio al centro della terra
Il fantasy come lo conosciamo oggi non sarebbe esistito senza la penna di Jules Verne. Lo scrittore francese dell’800 ha dato vita a racconti come Viaggio al centro della terra, Ventimila leghe sotto il mare e Il giro del mondo in 80 Giorni, rivoluzionando i racconti d’avventura, portando al mondo una fantasia unica nel suo genere destinata a riecheggiare nel tempo. Abbiamo immaginato un videogioco ispirato ad una delle sue opere più importanti: Viaggio al centro della terra. L’avventura di Otto Lindenbrock nelle viscere del nostro pianeta ha ispirato tantissime opere d’avventura, affermandosi come capolavoro indiscusso della letteratura moderna. Abbiamo immaginato l’opera di Jules Verne come un Action-Adventure in stile Uncharted/Tomb Raider, un titolo fatto di azione e meraviglia, frenetico quando serve. Un videogioco tratto da Viaggio al centro della terra è sicuramente il più gettonato nelle nostre fantasie proprio perchè gli eventi narrati nel libro andrebbero ad adattarsi perfettamente con le dinamiche di un action-adventure, sia in termini di ritmo narrativo che di esplorazione. Basta immaginare come sarebbe navigare l’oceano sotterraneo, esplorare la vegetazione per poi finire in una rocambolesca corsa contro il tempo per uscire dalla bocca di un vulcano, ed è subito pelle d’oca.
1984
Sebbene il pensiero di George Orwell abbia già influenzato più di una produzione, sia cinematografica che videoludica, manca ancora un videogioco direttamente ispirato alla sua opera più importante: 1984. Titoli come Bioshock, Inside e l’imminente We Happy Few gridano a gran voce il nome dello scrittore britannico. Un’eterna lotta contro il Totalitarismo porta la nostra immaginazione verso lidi più tetri. 1984 è un’opera desinata all’eternità, un romanzo capace di cambiare il modo di pensare, di aprire gli occhi ma sopratutto di far riflettere. Il titolo che abbiamo immaginato è ambientato in un futuro distopico dove una società oppressa dal proprio governo ha perso ogni cognizione della realtà. Un titolo in pieno stile Bioshock ma con meno azione e più riflessione, capace di trasmettere le emozioni provate da Winston Smith. Un videogioco ispirato direttamente a 1984 non è facile da immaginare in termini di meccaniche proprio perchè, a differenza di Viaggio al centro della terra, lo stile narrativo di Orwell non si presta moltissimo alla natura di un videogioco, sebbene ne abbia ispirati alcuni. Nonostante ciò, il romanzo spinge a riflettere, a pensare con la propria testa, mostrando un futuro che non è poi così lontano dalla realtà.
La guida galattica per autostoppisti
Siamo arrivati ad un punto in cui il cuore, i ricordi e l’infanzia vengono alla luce. Con un pizzico di nostalgia e tanta, tantissima immaginazione, un videogioco ispirato alle vicende di Arthur Dent e Ford Prefect è d’obbligo. La trilogia in cinque parti di Douglas Adams è sicuramente la saga più amata da tutti coloro che negli anni ’90 venivano definiti “nerd”, non in senso dispregiativo, intendiamoci. La guida galattica per autostoppisti è un’opera di immensa caratura, divertente, affascinante ed appassionante. Le opere di Douglas Adams hanno uno stile proprio, non seguono alcuna regola e spesso risultano quasi demenziali ma hanno un fascino naturale capace di attrarre il lettore in modo permanente. Umorismo inglese e fantascienza vanno a creare una formula del successo mai replicata, unica nel suo genere. Un videogioco dedicato a tali opere può assumere svariate forme e, proprio come con il film, ha una possibilità di fallimento altissima. La guida galattica per autostoppisti gode infatti di un’alchimia fuori dai canoni del mondo, basta pochissimo per alterare la formula e far sprofondare l’intera opera nel baratro. Il pensiero di poter mettere le mani su un videogioco capace di trasmettere le stesse senzazioni del libro è però troppo allettante per pensare alle conseguenze. Un action sci-fi fatto di umorismo ed avventura con il proprio asciugamano sempre a portata di mano, il sogno di ogni giocatore.
Odissea
Si, forse ci siamo spinti un po’ troppo indietro, eppure è doveroso portare anche in un articolo del genere l’opera massima di Omero. L’odissea potrebbe rievocare alcuni brutti ricordi legati al Liceo, eppure, a mente fredda, le avventure di Ulisse vanno a costituire una colonna portante nella letteratura occidentale. Immaginare un videogioco ispirato alle vicende dell’Odissea sembra quasi dissacrare quella che è, a tutti gli effetti, un’opera sacra, portando nella nostra modernità qualcosa che dovrebbe rimanere legata al passato, ma pazienza, in fondo God of War ci è piaciuto. Proprio per questo l’immaginazione ci ha portato a disegnare l’odissea videoludica come qualcosa che si discosta dall’opera omerica, protando l’ipotetico titolo più sulle corde di Dante’s Inferno che su quelle della trasposizione letteraria. Un action-adventure con le meccaniche simili a quelle di God of War, sostituendo Ulisse a Kratos al fine di superare tutte gli ostacoli, per mezzo della forza o dell’astuzia, per giungere al nostro obiettivo. In fondo, se titoli come Assassin’s Creed sono riusciti a far amare la storia agli studenti, magari un titolo dedicato ad Ulisse riuscirebbe a fargli amare anche l’epica.
Flatlandia
Siamo giunti alla fine del nostro viaggio e vogliamo chiudere con un vero e proprio estratto di fantasia. L’opera fantastica di Edwin Abbott narra di un mondo fatto di due dimensioni e alle leggi che lo regolano, spingendo il lettore a riflettere sul concetto di punto di vista, su quello che siamo capaci di percepire e dell’assolutismo che la nostra mente impiega nel mantenere i confini della logica. Flatlandia è un racconto di fantasia che mira ad avere un impatto nella realtà, narrando di come una società sia ciecamente fedele a ciò che crede e di quanto sia riluttante nell’accettare qualcosa di diverso. Abbandonando ogni discorso complesso e riflessione filosofica, un titolo dedicato a Flatlandia dovrebbe innanzitutto rispecchiare la natura sobria del romanzo, puntando a divertire il giocatore e provocando in modo indiretto una riflessione. Flatlandia potrebbe benissimo essere un Platform in 2D con una trama ben definita, qualche elemento rpg e la possibilità di cambiare il numero di dimensioni che regolano il mondo, un titolo ideale per uno sviluppo indipendente che non richiede uno sforzo tecnico immenso per essere realizzato, facendo della semplicità il suo punto forte. Un titolo dedicato a Flatlandia avrebbe il vantaggio di poter puntare al gameplay per spiegare le leggi che regolano il mondo, lasciando che il racconto vada avanti seguendo una via slegata dal gameplay.
Siamo arrivati alla fine di questo insolito speciale, l’invito ovviamente è quello di leggere, leggere, leggere.
“Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è un’immortalità all’indietro.”
-Umberto Eco