Come su PS4, anche su PS5 i DLC e le microtransazioni continueranno verosimilmente ad occupare una parte importante del business di Sony PlayStation, considerando che dai dati diffusi nelle ore scorse questi elementi compongono quasi un terzo dei ricavi generali della divisione.
Come messo in evidenza da PushSquare, i risultati finanziari della compagnia nipponica dimostrano anche come le vendite digitali non legate alla vendita di giochi completi siano una parte importante dei ricavi: il 29% di questi deriva dalla vendita di DLC, pacchetti vari e microtransazioni su PlayStation Store.
Si tratta, inoltre, di un incremento del 47,1% rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente, per un totale di 2,45 miliardi di dollari per il trimestre preso in esame. Si parla di più dei ricavi ottenuti dalla vendita di software completi o di hardware, a quanto pare, per mettere le cose in prospettiva, almeno secondo i dati raccolti dal sito in questione.
Non è una novità: nel mercato videoludico moderno le microtransazioni e gli acquisti in-app di vario tipo (riferiti anche a DLC, espansioni e season pass) rappresentano da tempo una delle maggiori fonti di guadagno se non la maggiore in assoluto.
La questione può particolarmente far discutere con l’avvento della next gen visto che si è parlato a lungo dell’aumento di prezzo dei giochi, che su PS5 in particolare sono arrivati allo standard di 80 euro, come necessità di compensare i costi di produzione crescenti, costi di produzione crescenti che potrebbero essere armotizzati attraverso, per l’appunto, le microtrasazioni, pacchetti vari e DLC che le compagnia già usano all’interno dei loro giochi.
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