In molti tra pensatori, scrittori, registi e creativi di tale risma hanno immaginato in passato un futuro in cui i robot ci avrebbero sostituiti in pressoché ogni aspetto della vita; a volte nel bene, molte altre nel male. Una realtà che, a poco a poco, è andata effettivamente concretizzandosi e che evolve di anno in anno sempre più, basti pensare alla moltitudine di lavori un tempo manuali e umani che oggi sono svolti, appunto, dai robot.
Uno degli aspetti che più ci ha sempre distinto dai robot è l’emotività, infatti persino nella fantascienza quando un robot comincia a provare sentimenti spesso i guai sono dietro l’angolo. Al momento siamo ancora lontani, nella realtà, dall’esistenza di robot capaci di provare sentimenti, ma EVA, una piattaforma open source creata alla Columbia University, ha già cominciato a muovere i primi passi verso questo futuro.
Si tratta infatti di un robot, o per essere più precisi una testa robot, composta da un teschio di dimensioni adulte stampato in 3D con una faccia in gomma applicata sul viso che, azionata da 12 piccolissimi attuatori muscolosi incorporati, può replicare una miriade di espressioni facciali umane, che si tratti di gioia, disgusto, orrore, tristezza e via discorrendo. Il suo scopo, stando a quanto dichiarato dai suoi creatori newyorkesi, è quello di studiare le interazioni tra esseri umani e robot.
I piccoli attuatori muscolosi installati nel cranio funzionano infatti come dei veri e propri muscoli, atti a tirare e rilasciare una serie di cavi per replicare le emozioni. Ma c’è di più: il robot, grazie al piccolo Raspberry Pi integrato in esso, è capace di osservare le emozioni delle persone che gli stanno davanti e mapparle sfruttando i punti discreti, cosi da replicarle in modo estremamente realistico – in modo analogo a quanto avviene nelle opere CGI con il tracciamento dei movimenti.
Il progetto EVA è ancora al principio e, in futuro, potrebbe essere capace di ben di più. Si ipotizza un suo possibile utilizzo futuro per mansioni come l’educazione o l’assistenza sanitaria. Il risultato, che potete ammirare nel video presente in questo articolo, è quantomeno inquietante sotto molti punti di vista – o almeno io lo trovo tale. Voi cosa ne pensate?