Proprio nelle ultime ore, vi abbiamo segnalato come all’interno dell’accordo di marketing tra Sony e Capcom per Resident Evil Village, ci sia una clausola che impedirebbe all’imminente gioco della serie, in arrivo il 7 maggio, di essere rilasciato su servizi ad abbonamento quali per esempio Xbox Game Pass e Google Stadia, per almeno un anno dal lancio del gioco, creando parecchio scalpore all’interno dell’industria per il tentativo di Sony di accordarsi con una casa di sviluppo third party per allontanare il gioco da altre piattaforme.
Secondo Daniel Ahmad, noto analista di mercato che copre molti aspetti del settore sul proprio profilo Twitter, la parte che riguarda le parità tecniche del gioco è stata interpretata male, si tratta ormai di uno standard all’interno dell’industria, e prima ci ha scherzato sopra con un’immagine di una parete colpita da un pugno/calcio in cui ironizza dicendo “ho appena scoperto che gli accordi di marketing esistono”, ed in seguito affermando:
“Contesto: le persone hanno trovato un contratto di marketing tra Sony e Capcom e lo stanno interpretando male. La formulazione non dice ciò che le persone presumono sia. Questi tipi di accordi non sono nuovi per Sony, Microsoft o Nintendo e ci sono da anni. Per esempio, ecco un contratto di licenza di pubblicazione su Xbox che ha le stesse diciture, e non si tratta nemmeno di un accordo di marketing. Per chiarire ulteriormente, nessuna di queste clausole significa “rendi la versione dell’altra console peggiore / rendi la nostra versione superiore”, non so perché le persone la stanno interpretando in questo modo, la formulazione in entrambe è molto chiara.”
Effettivamente si tratta di qualcosa di piuttosto comune ormai all’interno dell’industria, queste clausole garantiscono uguali parità nel contenuto e nelle tecnologie utilizzate anche nelle piattaforme rivali, ma le differenze di hardware sono ovviamente ammesse, per cui non c’è da preoccuparsi, Resident Evil Village non sarà né il primo, né l’ultimo caso simile.