Se siete appassionati di film o masticate un po’ di produzioni horror, è probabile che conosciate la figura della Final Girl, da tempo immemore destinata ad essere “la protagonista” (ma anche co-protagonista a seconda dei casi) che esce viva da assalti di killer e agguati di malefici rituali demoniaci. Cosa rende una Final Girl così speciale? Dopotutto non è una semplice, normale sopravvissuta, ma l’ultima di un gruppo che dopo pesanti avversità è riuscita a rimanere in piedi e a farcela.
Si può fare questo stesso discorso per il ritorno di Resident Evil 4, che a breve uscirà sotto il nuovo titolo di Resident Evil 4 Remake. Nonostante il gioco sia considerato a livello generale come uno dei migliori esperimenti riusciti dell’intera serie, in pochi hanno apprezzato il personaggio di Ashley Graham, la figlia del presidente degli Stati Uniti che Leon S. Kennedy deve salvare e proteggere dalla setta dei Los Illuminados. Per fare questo discorso dobbiamo per forza di cose addentrarci nell’universo horror di RE4 Remake. Con questo articolo cerchiamo di capire l’evoluzione di Ashley nelle due versioni di Resident Evil 4 e se possiamo considerarla come una Final Girl.
La versione di Ashley nell’originale Resident Evil 4
Arrivato su Playstation 2 e a seguito su PC ed altre console con vari remaster, Resident Evil 4, di cui Capcom ha rilasciato da poco un anime anni ’70, è considerato tutt’ora uno dei migliori capitoli dell’intero brand. Sei anni dopo gli eventi di Raccoon City, ritroviamo il protagonista, Leon S. Kennedy, molto più maturo e lucido. Uscito cambiato da Resident Evil 2, anche il nostro Leon ha affrontato i pericoli e guardato in faccia alla morte e alle perdite personali. Diventato un agente segreto per il governo degli Stati Uniti, in Resident Evil 4 Remake e nella Resident Evil 4: Chainsaw Demo da poco disponibile su console e PC lo ritroviamo alle prese con il rapimento della figlia del Presidente, Ashley Graham. Seguendo le tracce della ragazza scomparsa, Leon arriva nel sud della Spagna, dove incontra un culto chiamato Los Illuminados. Questo gruppo controlla i propri adepti grazie a un parassita chiamato Las Plagas, che è in grado di piegare le menti rendendolo soggetto a chi controlla il parassita principale.
Resident Evil 4 Remake, fedele all’originale ma capace di tradire le aspettative (parola di Capcom che ha intenzione di variare sensibilmente gli eventi ed i personaggi) ci vede nei panni di un Leon forte e ben preparato che affronta le difficoltà iniziali per poi riunirsi con Ashley già nei primi minuti di gioco. La Ashley Graham di Resident Evil 4, per quanto inizialmente intollerabile in quanto fragile e frivola, è una ragazza normale e mondana, fresca di college, che è stata improvvisamente rapita durante la sua permanenza in Spagna. Come molte diciottenni non conosce bene il mondo e non si rende conto della follia che la circonda, è solo spaventata e bisognosa di cure. Il giocatore non assume mai il suo ruolo, ma a prescindere gli eventi che vive la iscrivono a tutto diritto nella categoria Final Girl.
Pensiamoci: combatte contro ogni probabilità per farcela fino in fondo? Check. E’ fragile, insicura e motivata dal bisogno di sopravvivere? Check. Affronta un’esperienza che la incoraggia ad affrontare paure e difficoltà mentre Leon combatte contro mostri e cattivi? Check. Rimane a fianco del nostro protagonista fino alla fine e arriva sana e salva a casa? Check.
Forse Ashley non sfida i tradizionali ruoli di genere, proponendosi più passiva e meno coraggiosa, essendo anche non-protagonista, ma si propone comunque di lottare per la propria salvezza anche davanti a situazioni impossibili e a probabilità di farcela prossime allo zero. In qualche modo supera, nel tempo, paure e ansie personali diventando più intraprendente al fianco di Leon, cosa che implica che la ragazza stia vivendo un percorso che la incoraggia a superare i propri limiti di adolescente relativamente turbata al pari di altre studentesse.
E anche quando il male sembra vincere e le cose vanno storte, in quanto Final Girl Ashley resiste contro ogni aspettativa alla Plaga, rappresentando un potente simbolo di speranza e forza per Leon, specie in un genere in cui i co-protagonisti tendono a ridursi a semplici vittime delle circostanze o espedienti di trama. Badare ad Ashley è responsabilizzante e non solo, lei tra tutti con la sua fragilità iniziale dimostra come alla fine si possa arrivare a trionfare sulle avversità, indipendemente dall’oscurità che ci circonda e anche senza particolari pregi.
La nuova Ashley in Resident Evil 4 Remake
Possiamo quindi vedere come il percorso di un personaggio all’apparenza così banale a cui bisogna fare da tutori, in realtà serva ad esternare e ad esemplificare coraggio, resilienza, forza d’animo e determinazione incrollabile di fronte alle forze del male. In un certo senso è un percorso che esalta anche quelli che sono tutti i pregi del protagonista, portando ad apprezzare le virtù di Leon. La sua presenza dimostra che anche quando si tratta di affrontare mostri nella nostra vita, a volte non è sempre necessaria la sola presenza di un eroe o un’eroina coraggiosa e audace: anche le persone più deboli si possono affermare per salvare la situazione.
In Resident Evil 4 Remake, di cui pare siano stati rivelati nuovi dettagli in un’intervista con gli sviluppatori, pare si sia voluto marcare su questa scelta, rendendo Ashley meno controllabile e vulnerabile ma anche più credibile e presente per Leon, che non potrà decidere dove portarla ma dovrà limitarsi solo alla distanza da tenere tra lei e i bersagli. Oltre a questo, pare che Ashley abbia scene di cooperazione più approfondite che nell’originale, dove si potrà contare sul suo intervento per liberare porte od entrate precluse al protagonista. Inoltre il suo carattere è stato rimodellato, rendendola meno stereotipata e più conforme ad una sensibile ragazza presumibilmente traumatizzata dall’aggressione e dal rapimento subiti ai danni di suo padre. Alla fine di Resident Evil 4 Remake, la storia di Ashley Graham da quella di una bambina in formazione passa a quella di un’adulta che ha affrontato un orrore inimmaginabile, ha trionfato e ne è uscita rafforzata.
Final girl nei film
La “ragazza finale” è dagli anni settanta una protagonista ricorrente, l’unica adolescente o donna sopravvissuta alla conclusione di un film horror dopo che amiche, colleghe, conoscenti e parenti sono state smembrate, schiacciate, accoltellate o uccise con un numero pressoché infinito di metodi cruenti. Dopo tutti gli ostacoli, le intemperie sul percorso e le fughe dagli orrori più o meno reali, lei è la sola sopravvissuta o l’unica donna del gruppo che ce l’ha fatta, in barba al destino. Quello della Final Girl è un classico archetipo horror originato a livello cinematografico dai film più iconici dell’orrore, ad esempio da Venerdì 13, da Chainsaw Texas Massacre, Suspiria, Alien, Halloween, A Nightmare on Elm Street e molti altri.
Lasciando da parte eventuali co-protagonisti o comparse maschili, in qualche modo il rapporto tra la Final Girl ed il killer/mostro è di connotazione morbosa, intrinseca al rapporto tra vittima ed esecutore. Una buona Final Girl deve essere resiliente ai pericoli, coraggiosa e quasi sempre avere a sua disposizione molte risorse da cui trarre beneficio, caratteristiche che servono tutte ad evitare di finire in mezzo al pericolo o a sfuggirne il più velocemente possibile. Una Final Girl filmica possiede una forza interiore tale da permetterle di evadere dalle situazioni più difficili uscendone anche vittoriosa. Non in ogni caso, ma spesso è anche di una certa stoffa morale, venendo spesso ritratta come una persona retta, giusta e forte.
Il tropo della ragazza finale si è evoluto nel corso degli anni, dalle prime ragazze più “damsel in distress” da salvare da parte dell’eroe, per arrivare a giovani più moderne che hanno maggiori probabilità di sopravvivere a causa di capacità e velocità di pensiero. In quest’ultimo caso il terrore ha uno scopo di transizione: la protagonista si ritrova all’inizio con diversi problemi da affrontare e non riesce a superarli, passa in mezzo all’orrore e viene in qualche modo mondata dalle caratteristiche che la rendono dubbiosa e fragile, rendendola una persona fortificata tramite una “prova del fuoco”.