Quando usci’ nel 2015, Until Dawn proponeva una rivoluzione: un gioco horror, cinque protagonisti, la possibilità di morire per qualsiasi errore di getto e molteplici finali, oltre ad una storia ben fatta che riguardava una delle leggende meno narrate nella nostra modernità, quella dei Wendigo. Ad oggi, i ragazzi di Supermassive Games dimostrano di sapere il fatto loro quando si tratta di narrativa: supportati da Bandai Namco hanno avviato un progetto ambizioso, che supera ogni più felice prospettiva. Con The Dark Pictures Anthology: Man of Medan inizia difatti una lunga collana ispirata a leggende horror metropolitane, ovviamente rivisitate, per calare il giocatore in diversi ambienti senza dimenticare l’aperture alle diverse scelte che definiva il lavoro su Until Dawn.
Ispirazioni antiche
La storia di Man of Medan inizia su una barca per immersioni in navigazione nel Pacifico meridionale, al largo della Polinesia francese. Un gruppo di giovani americani, Conrad, Brad, Alex e Julia intendono difatti trovare un presunto relitto sommerso della seconda guerra mondiale durante l’immersione, guidati dal giovane capitano Fliss. Ovviamente non tutto va come previsto e, intrappolati in una vicenda più grande di loro e nel mezzo di una tempesta, si troveranno ad esplorare un relitto fantasma dove sembra essersi scatenato il più orribile degli eventi. Loro è il compito di fuggire, possibilmente vivi e con delle spiegazioni, dalla tempesta e dall’incubo che li circonda: questo è solo l’inizio di una storia che parte tranquilla per poi prendere un ritmo sostenuto, che viene mantenuto anche da pause e intermezzi esplorativi. Anche se all’inizio non vi sembrerà così coinvolgente, il mio consiglio è di aspettare le sorprese che gli autori hanno lasciato in serbo per voi e non solo in qualità di jumpscare.
Diversi percorsi e nuove caratteristiche
The Dark Anthology: Man of Medan presenta una modalità classica in giocatore singolo, che si rifà molto a Until Dawn in quanto preserva le schermate dedicate ai personaggi e ai loro rapporti con gli altri, modificabili durante l’avventura tramite i dialoghi. I totem di until Dawn, che ci permettevano di avere una breve proiezione del futuro, qui sono presentati da immagini incorniciate che ci daranno le stesse sensazioni: trovarli è fondamentali per ricevere degli indizi su come muoversi al meglio, sperando di non premere il tasto sbagliato e non commettere l’errore fatale. Durante il gioco, oltre a muovere il personaggio designato e a compiere scelte sia di dialogo che di azione, saremo chiamati ad affrontare determinati passaggi dove mantenere la calma, che diversamente da Until Dawn che prevedeva il non muovere il pad – sfruttando il sixaxis – qui è stato “migliorato” premendo un tasto a ritmo dei battiti del cuore del protagonista. Negli intermezzi avremo il compito di guidare a turno diversi personaggi, potendo muoverci liberamente nell’ambiente di gioco, interagire, frugare e raccogliere indizi o suggerimenti dai documenti e dalle cianfrusaglie lasciate in giro. In tutto questo, Man of Medan incoraggia fortemente il giocatore all’interazione, che non prevede più il limitarsi a scegliere la risposta incrociando le dita ma spinge anche ad un’interpretazione più approfondita dei segnali. Visionare documenti e altri oggetti ci aprirà anche alla possibilità di dialoghi e scelte differenti.
Essendo un’antologia, Man of Medan è solo il primo di tanti “capitoli” guidati dalla figura misteriosa del Curatore, una sorta di raccoglitore di storie e mitologia che, rifacendosi allo psicologo di Until Dawn, terrà traccia della storia parlando direttamente con noi giocatori, talvolta offrendoci qualche suggerimento. Essendo il comune denominatore di questo e dei titoli a venire per il momento il Curatore è passivamente interessato a noi, ma ci aspettiamo di rivederlo quanto prima, sia per il carisma che emana la sua figura sia per frugare meglio tra i suoi misteri.
A casa tra amici
In The Dark Anthology: Man of Medan è disponibile anche un’intrigante modalità online e di gioco locale, che possiamo sfruttare durante le serate con gli amici. La modalità online ha un funzionamento semplice: si condivide la storia e si influenza in due le differenti diramazioni narrative, controllando personaggi a turno e giocando anche scene differenti che differenziano lo svolgersi degli eventi. Si può quindi scegliere di procedere senza accordarsi col partner, prendendo scelte a volte contrastanti o dannose per l’altro, oppure cooperare per arrivare ai propri obbiettivi.
La locale del gioco prevede invece la tipica serata con gli amici, con l’uso di un solo joypad e il controllo a turno dei cinque protagonisti. Giocando in cinque, ognuno controllerà uno dei personaggi, ma sarà possibile giocare anche solo in due smezzandosi il controllo dei ragazzi. Anche qui abbiamo le differenti diramazioni e come nel gioco base, la morte di uno dei protagonisti sarà definitiva, andando a influire sul resto della storia.
Analizzando il triangolo delle Bermuda
The Dark Anthology: Man of Medan è realizzato con l’Unreal Engine 4, un motore ben collaudato che ha permesso di portare il titolo su più piattaforme senza grossi scarti di qualità. La Supermassive Games sa usarlo e questo si vede, a partire dalle animazioni facciali realistiche, rese ottimamente anche grazie al motion capture, per passare all’ambiente e alla cura dei dettagli. Molta attenzione è stata riposta anche sull’uso di luci, effetti e tagli registici che permettono una fruizione del titolo il più vicina possibile a quella di un film, che aiutano a raccontare efficacemente la storia ma con l’ovvia libertà e interattività offerte da un videogioco. Non dover spaziare su ambienti troppo vasti ha sicuramente aiutato sia il motore grafico, che lavora benissimo, sia il team di sviluppo a concentrarsi sui dettagli. Man of Medan non manca certo di stupirci con un livello di fotorealismo quasi impressionante, che passa dalla riproduzione di targhette d’epoca ai diversi tipi di scrittura segnati sul foglio, a tessuti e materiali arrugginiti, alle luci ambientali e ai riflessi sul bagnato e molto altro.
Passando al sonoro, gli effetti risultano estremamente realistici, ottimi per tenere la tensione alta e a mantenere contemporaneamente l’attenzione sulla scena. Suoni come urla lontane, clangori metallici, il fragore delle onde sulle paratie e gli echi vengono usati efficacemente e non solo per intimorirci. Le poche tracce sonore nei momenti più tranquilli o di climax sono distribuite sapientemente, mentre il taglio horror narrativo di Man of Medan si fa sentire tutto nei lunghi silenzi che fanno fremere, lasciando sempre la paura di cosa ci sia dietro l’angolo non inquadrato dalla telecamera.
L’ottima commistione di questi elementi, unita ad un’infinità di scelte che cambiano radicalmente la presentazione di alcune scene o ne sbloccano altre, permettono al titolo una longevità che può comodamente superare le 20 ore. Una partita richiede all’incirca 4 ore per venire completata in modo rapido (e doloroso), ma i cinque personaggi, le 69 differenti tipologie di morti ed i più di dieci finali incidono molto sull’a rigiocabilità, senza contare anche le modalità cooperativa e multiplayer che allungano notevolmente la fruibilità del titolo.
In tutto questo, abbiamo riscontrato pochissimi problemi nella prova di Man of Medan, che gira fluidamente sulle PS4 di ultima generazione. Qualche problema si riscontra invece con le versioni più vecchie della console, specie nei momenti in cui l’azione si fa concitata e il gioco scatta a tratti. Questo problema è quasi inesistente nei quicktime, mentre diventa più fastidioso durante i periodi in cui bisogna allineare il battito cardiaco, mantenendo la calma del personaggio. Altro piccolo problema possono essere i quicktime, che in base al livello d’azione possono diventare molto frenetici. A differenza di produzioni come Detroit Become Human infatti non si può impostare una velocità (o un livello di difficoltà) per aiutare quelli un po’ più impacciati, e a volte non ci viene concesso più di un solo tentativo per non far morire il personaggio.
Riguardo alla localizzazione e al doppiaggio, Supermassive e Bandai hanno fatto un ricercato lavoro di traduzione, permettendoci di usufruire di sottotitoli di qualità e voci che non fanno sfigurare l’originale inglese. L’unica nota negativa per chi vuole provare il titolo in lingue originale sono proprio i sottotitoli molto piccoli, che rendono la lettura difficile se si mantiene la corretta distanza dal televisore.
PRO:
⦁ Grafica impressionante
⦁ Storia coinvolgente
⦁ Multigiocatore perfetto per una serata in compagnia
CONTRO:
⦁ Volutamente troppo corto
⦁ Il tempo di visualizzazione di un tasto è minimo e non pre-impostabile
⦁ Sottotitoli piccolissimi
⦁ Qualche lag sulle versioni PS4 più vecchie
Versione Testata: PlayStation 4
Piattaforma: Pc, Xbox One, Ps4
Pegi: 16+
Longevità: 4 ore
Sviluppatore: Supermassive Games
Editore: Bandai Namco Entertainment Europe
Lingua: Inglese, Francese, Italiano, Tedesco, Spagnolo e Russo (voci e interfaccia)
Anno: 30 agosto 2019
Tipologia: Narrative Horror
Giocatori: 1-5 offline / 2 Online