No non mi avevano rapito gli alieni, li stavo combattendo. La recensione di Xcom 2 ha richiesto più del previsto, dato che parliamo di un titolo molto profondo, dalla rigiocabilità elevatissima e dalle meccaniche complesse. Ma ci siamo riusciti. Finalmente ho messo la parola fine alla mia prima run di XCOM 2, apprendendo con mia grande gioia e soddisfazione che tutte le sensazioni e la dipendenza del primo capitolo sono rimaste intatte, portando la fiducia nei Fireaxis alle stelle. Il gioco è un’evoluzione naturale del primo episodio, un titolo che dà sicurezza al giocatore, lo riporta nei bei anni passati quando ogni giochi che usciva era una sicurezza. XCOM 2 è questo, la possibilità di fidarsi ancora degli sviluppatori, la consapevolezza che ad un titolo eccellente ne seguirà un altro altrettanto buono o addirittura migliore. Nel caso non si fosse capito, XCOM 2 è il degno successore del reboot della serie, e adesso andremo a spiegarvi il perché.
Incontri ravvicinati del terzo tipo
Iniziamo togliendo di mezzo tutte le certezze: il genere umano non ha vinto la guerra contro gli alieni. Se nel primo episodio si riusciva a sconfiggere l’astronave madre avversaria, in questo nuovo capitolo gli stessi nemici hanno conquistato la terra, assoggettando la popolazione e costringendola in un regime che tratta il genere umano come inferiore, mentre altri cittadini si sono apertamente schiarati con gli invasori alieni. In questo scenario impersoneremo nuovamente il comandante del progetto XCOM che aveva sconfitto gli invasori 20 anni prima, stavolta però al comando di un gruppo della resistenza umana molto più esiguo, costretto a combattere contro i numeri soverchianti degli eserciti nemici. Questo espediente narrativo giustifica così l’intero gameplay del gioco molto più del primo capitolo, dando una spiegazione più logica e plausibile al perché ci siano squadre di pochi membri contro orde di nemici, o perché questi soldati possano essere difficilmente sostituiti, rendendo così la loro salvaguardia una priorità parallela al completamente della missione. Tutto questo inserito in un contesto di pericolo costante, con la minaccia nemica sempre presente e non arginabile, dove siamo costretti a lottare contro il tempo e a prendere scelte difficili per ottenere piccoli vantaggi. Il passare dei giorni sulla mappa porterà allo svolgersi di vari eventi, alcuni prevedibili altri meno, e tutte le scelte che prenderemo andranno ad influenzare l’andamento della missione, nel bene o nel male. La possibilità di ampliare la base principale, mettersi in contatto con gli altri avamposti ribelli, potenziare le proprie truppe, sviluppare nuove tecnologie o vendere le proprie risorse al mercato grigio sono solo alcune delle attività di fondo che possono essere svolte nella “world vision”, ma dovranno essere coordinate alla perfezione, dato che una serie di scelte scellerate porterà all’inevitabile game over. Gli alieni infatti avranno dalla loro, oltre al soverchiante numero di truppe, anche una serie di eventi, definiti “Dark Events” che potenzieranno i loro soldati, o il terrificante “Progetto Avatar” come arma segreta, che non farà altro che far salire la vostra tensione durante tutta la durata della campagna. Una sensazione di tensione mai vista, che vi immerge davvero nei panni di un comandante della resistenza, dalle cui scelte dipendono centinaia di vite e dove la minima esitazione significa la fine di tutto. Davvero un gioco incredibile.
Contenutisticamente parlando, a livello di tecnologie e ricerche scientifiche siamo ad un livello enormemente superiore rispetto al primo XCOM, con alcune chicche davvero spettacolari e un paio di ritorni molto graditi; per quanto riguarda i soldati, le classi sono sempre le stesse anche se chiamate in modo diverso, ma le abilità si sono evolute, aggiungendo anche molte dedicate ai combattimenti in mischia, soprattutto per la classe Ranger. Lo sblocco di tali abilità avviene sempre in seguito all’acquisizione di esperienza ed è possibile sceglier tra 2 rami diversi, in modo da differenziare nettamente l’utilizzo in battaglia di una stessa classe. Ottime anche le personalizzazioni dei vari soldati, sempre provenienti da tutte le parti del mondo e completamente modificabili a proprio piacimento, fattore che aumenta l’attaccamento alla propria squadra, fondamentale dato il numero limitato di uomini che si ha a disposizione e la necessità di portarli a casa ogni volta vivi e illesi. Per quanto riguarda le missioni da svolgere, la varietà è migliorata anche questa rispetto a XCOM, con alcune missioni rimaste pressoché identiche, come quelle di terrorismo alieno, mentre altre, soprattutto quelle a tempo, sono state inserite in misura maggiore.
Indipendance Day
Quando diciamo missioni a tempo, intendiamo ovviamente che c’è un limite ben definito di turni per portarle a termine, innalzando così la tensione e portando il giocatore a scegliere la migliore strategia in poco tempo. Questo ci porta però ad un appunto. XCOM 2 è un gioco difficile, anche più del suo predecessore, e la “battle mode” che si ha durante le battaglie contro gli alieni è studiata appositamente per la pianificazione, cosa che viene meno durante queste missioni a tempo. L’avventatezza non è assolutamente un valore in questo gioco, ma qui diviene una necessità, e il successo perfetto di queste missioni il più delle volte deve dipendere dalla fortuna e non dall’abilità del comandate. Se è vero che un’eccellente pianificazione porta alla buona riuscita della missione, qui le cose devo essere fatte alla svelta, perché il timer incombe, quindi spinge il giocatore ad essere più aggressivo, a mettere in secondo piano il posizionamento corretto della propria squadra in favore di un avanzamento più marcato. Se a questo ci aggiungiamo il fatto che il movimento dei nemici appena scoperti dalla nebbia di guerra è rimasto randomico e attivabile immediatamente una volta che questi sono operativi, ecco che le vostre strategie vanno a farsi benedire e a voi non resta che sperare che quel Muton con armi pesanti sbagli il colpo. La meccanica appena descritta spingeva il giocatore nel primo episodio ad adottare un approccio molto più difensivo, proprio per arginare tale comportano dell’IA, sempre imprevedibile. Qui però con l’aumentare delle missioni a tempo, molte volte il tutto si risolve sul filo del rasoio, su dei colpi mancati che possono garantirvi il successo o meno. Una strategia di tensione che indubbiamente giova al titolo, ma che sinceramente poteva essere gestita meglio.
Parlando del comparto tecnico, XCOM 2 ha avuto un’evolzuione notevole, risultando molto più definito e piacevole da guardare, anche se non parliamo ovviamente di miracolo. La nostra prova su PC di fascia alta ci ha lasciato molto soddisfatti, soprattutto grazie alla grande quantità di opzioni che garantiscono un’eccellente scalabilità. Buoni anche gli effetti, soprattutto quelli delle armi più avanzate, sempre soddisfacenti, con un sonoro davvero degno che accompagna il tutto. Per quanto riguarda la longevità, nulla da eccepire, siamo di fronte ad una campagna giocatore singolo che va tranquillamente sulle 30 ore e che se aggiungiamo l’elevatissima rigiocabilità dovuta alla generazione procedurale degli eventi, ecco che questa si innalza di parecchio.
PRO:
- Ottima evoluzione della serie
- Impegnativo
- Sviluppa tensione nel giocatore
- Ricchissimo di contenuti
CONTRO:
- Le missioni a tempo stonano un po’ con il gameplay tattico
- Non è il massimo del comparto tecnico