L’essere umano vive di storie. Belle, brutte, paurose, divertenti, ognuna di queste è necessaria alla nostra crescita, al nostro intrattenimento. Raccontiamo storie dall’alba dei tempi, e non abbiamo mai smesso di inventarne di nuove. Libri, cinema, videogiochi, la stessa musica e la poesia, sono esempi di storie che abbiamo sentito e raccontato, storie necessarie. Per questo Where the Water tastes like Wine, videogioco sviluppato da Dim Bulb Games e Serenity Forge, ci è parso un omaggio adeguato al nostro essere umani. Un gioco che va oltre ogni canone classico, un’avventura originale e inaspettata che e, nonostante abbia i suoi grossi difetti, è riuscita nell’impresa di rimane impressa a lungo nella nostra mente, in un ambiente in cui i vari giochi, e le loro storie, si susseguono senza sosta.
Turn off that red light
In una fredda notte, verremo invitati a giocare a carte ad un tavolo, dove un misterioso personaggio sta vincendo su tutti. Dopo alcune mani, la partita sembra volgere in nostro favore, e quindi puntiamo sicuri tutto sull’ultima scommessa. Ma qualcosa va storto. Le nostre carte sono in mano al nostro misterioso avversario, che ora dichiara di aver vinto la nostra vita. Il mostro, perché di un lupo mannaro parliamo, doppiato egregiamente da Sting in persona, ci priva della nostra pelle e carne, condannandoci a vagare per gli stati uniti della grande depressione alla ricerca di storie da raccontate, di verità nascoste e di persone incredibili, così da ottenere indietro la nostra libertà. Inizia così il nostro viaggio per tutti gli Stati Uniti, dove ascolteremo centinaia di storie e incontreremo tutta una serie di personaggi che lasceranno il loro marchio indelebile nella nostra memoria. Le storie che raccoglieremo saranno la moneta del gioco e ne ascolteremo di ogni tipo, da quelle divertenti a quelle tristi, da quelle d’amore a racconti dell’orrore e miseria che ancora adesso ci danno i brividi. Non è semplice parlare in termini canonici di Where the Water tastes like Wine dato che di canonico non c’è nulla, ed è forse questo il suo più grande pregio, oltre ovviamente alla qualità delle storie che ascolterete, che ad oggi non hanno rivali.
The roaring ‘20s
Durante i nostri viaggi incontreremo tantissime situazioni da cui potremmo trarre storie diverse o farcele raccontare, con la possibilità di optare con scelte multiple su come procedere, scelte che molto spesso portano a storie diverse dall’inizio condiviso. Le stesse storie si evolvono con il tempo, le persone vi diranno altre sfaccettature e gli stessi raccontini finiranno in maniera del tutto inaspettata. Ecco che quindi una storia di fantasmi si rivela in realtà un racconto di due innamorati, mentre le avventure di un buffo vagabondo hanno un risvolto talmente triste da rivaleggiare con Johnny Freak di Dylan Dog. Lungo il vostro percorso incontrerete poi una serie di personaggi particolari, con cui dovrete passare la notte raccontandogli le storie che vogliono sentire. Queste specie di boss fights sono quello che farà progredire il gioco verso l’epilogo finale, dopo circa una quindicina di ore di gioco, in cui scoprirete le loro vite, miserabili o incredibili che siano. Ed è questo il vostro vero obbiettivo, mascherato però dalla voglia di procedere in lungo e in largo per il continente nord americano alla ricerca di storie di ogni tipo. Se il gioco fosse solamente questo, paradossalmente avremo tra le mani uno dei migliori esponenti di giocabilità originale che si siano mai visti. Invece dobbiamo fare i conti con l’altra metà del titolo, nella quale passerete la maggior parte del vostro tempo di gioco. Stiamo parlando ovviamente della mappa di gioco.
On the road
Per muovervi da una città all’altra Where the Water tastes like Wine vi darà il controllo di voi stessi sotto forma di scheletro vagabondo, che incidendo in maniera estremamente lenta, raggiungerà le varie città e luoghi in cerca di storie. Muoversi in un mappa di per sé è qualcosa che i giocatori tendono ad evitare il più possibile, ma se consideriamo che la mappa in questione è anche estremamente minimalista e spoglia, allora capite benissimo che forse la parte in questione non è proprio riuscitissima. Il protagonista cammina a piedi in maniera davvero lenta, quasi esasperante e nonostante ci sia la possibilità di farsi dare un passaggio tramite autostop, le macchine si muovono tutte nella stessa direzione e non è detto che tutte si fermino (caso di realismo estremo). C’è anche il modo di camminare più velocemente, a patto di tenere premuto il tasto per fischiettare e tenere costantemente il ritmo tramite un basilare qte, ma va fatto contemporaneamente alla camminata, risultando più invasivo che utile. I treni poi vanno presi con moderazione, dato che nella maggior parte dei casi verrete scoperti e linciati per il vostro status di vagabondo, lasciandovi in fin di vita. Già perché anche uno scheletro può morire, se non state attenti a tutti quegli eventi radomici che possono influenzare la vostra condizione fisica. Poco male comunque, perché la morte significherà solamente ripartire dall’ultima città visitata dopo aver raccontato al lupo mannaro le storie più interessanti che avrete raccolto. Ecco che quindi dopo le prime ore Where the Water tastes like Wine perde man mano la magia che lo avviluppava nelle prime ore, lasciandovi vagabondare con noia crescente per una mappa vuota, alla ricerca del prossimo boss da affrontare, senza alcun senso della scoperta, senza più alcuna meraviglia se non legata alle storie. E’ qui che il gioco mostra il fianco, soprattutto se consideriamo la sua non localizzazione in italiano, che preclude di fatto la sua fruibilità a molti. Dispiace tantissimo, perché consiglieremmo questo titolo a tutti, ma sappiamo benissimo che in pochi lo apprezzerebbero veramente, e non possiamo dargli torto.
Dove non ci sono proprio difetti è invece il comparto artistico del gioco, con delle illustrazioni meravigliose, tratteggiate ed inchiostrate con un sapiente uso dei chiaroscuri, per non parlare poi della spettacolare colonna sonora, che mischia blues e folk in una serie di motivetti che in breve tempo vi ritroverete a fischiettare in giro per casa. Su tutto però, dobbiamo fare i nostri complimenti ai doppiatori, che oltre a Sting, vantano un cast di attori fenomenali che hanno lavorato a tutte le produzioni maggiori degli ultimi anni. Il risultato è un mondo fatto di personaggi che raccontano storie vive, vere e vibranti, che difficilmente vi lasceranno indifferenti.
PRO:
- Un titolo come non si era mai visto
- Le storie da ascoltare sono magnifiche
- Colonna sonora superlativa
- Direzione artistica impareggiabile
CONTRO:
- Mappa spoglia e minimalista
- Gli spostamenti sono la parte più noiosa del gioco e anche la più importante
- Solamente in inglese
Versione testata: PC
Voto: 8