Guardando il trailer di presentazione di Vesta, prodotto indipendente realizzato dallo studio spagnolo Finalboss Games, possiamo notare come il gioco venga presentato come un puzzle game (genere che vive grazie alle moltissime produzioni indipendenti) con degli elementi di platforming
Hai un amico in me
Vesta si apre con il risveglio dell’omonima ragazza che si desta da un sonno all’interno del Giardino, situato in un mondo in cui la razza umana è stata decimata e le parrebbe essere l’unica sopravvissuta: la scarsità di risorse energetiche porta Vesta ad intraprendere un viaggio all’interno dell’enorme edificio che contiene il Giardino per poter trovare fonti di energia. Ad aiutarla nell’impresa ci saranno Bot e Droid, il primo è un’intelligenza artificiale amica di Vesta che dispendierà consigli durante il corso dell’avventura, il secondo sarà un grosso robot dalla forza elevata che aiuterà la ragazza ad arrivare in posti altrimenti irraggiungibili: l’intero viaggio porterà Vesta a ricercare la Madre, un’entità superiore che governa il mondo nel quale la ragazza vive, per chiedere conto ci ciò che è successo al resto dell’umanità. In termini di gameplay la storia viene declinata in un puzzle platform nel quale potremo comandare sia Vesta che Droid lungo i 36 livelli che compongono la campagna principale: durante questi livelli ci imbatteremo in torrette automatiche, robot programmati per schiaccairci, vasche colme di acido e tutta una serie di ostacoli più o meno mortali che si frappongono fra Vesta e l’uscita che porta al livello successivo.
Vesta, avrà un raggio di azioni piuttosto limitato, ma sarà in grado di raccogliere energia grazie ad uno speciale “protozaino” per poter attivare e disattivare i macchinari, mentre Droid sarà addetto alle mansioni più dure come spostare blocchi o lanciare Vesta su piattaforme difficili da raggiungere. La pressione di un apposito tasto ci permetterà di passare da un personaggio all’altro affinché il giocatore possa usare le abilità uniche di ciascuno dei due per la risoluzione del puzzle. Già, i puzzle. Se il titolo non mi aveva particolarmente preso per la trama, vuoi per la sua narrazione un po’ troppo spensierata o perché gli eventi raccontati non sono poi così interessanti e non delineano in maniera convincente il rapporto fra i due co-protagonisti, il gameplay che avrebbe dovuto essere punto forte del gioco ha fallito nel conqueistarmi. I problemi del titolo sono riconducibili a due fattori: da una parte la mancanza di una certa originalità nella realizzazione del level design porta ad una ripetitività intrinseca della campagna che con l’avanzare sempra proporre situazioni sempre più simili, dall’altra una frustrazione nel portare a termine i suddetti livelli dato che, nonostante nella mente del giocatore la soluzione potrebbe essere chiara, la necessità di eseguire con estrema precisione determinate azioni ma soprattutto quella di dover cambiare fra Vesta e Droids con una rapidità ben poco umana rendono la velocità di esecuzione più importante delle capacità di deduzione nel completamento del gioco. Enigmi poco complessi ma che si rivelano ardui da portare a termine fanno da soggetto in un quadro nel quale ad avere problemi sono anche i dettagli che fanno da contorno: lo stile artistico è altalenante e, se gli artwork usati negli intermezzi per costruire una sorta di fumetto sono piuttosto belli da vedere, lo stesso non si può dire del comparto artistico dei livelli dove i due eroi più colorati e ricchi di dettagli cozzano con uno scenario che pecca sia nella cura per i particolari e nella ripoposizione di ambienti molto simili fra di loro, sia nell’uso di una palette di colori molto scura per contrastare con i vivaci personaggi e con gli elementi coi quali interagire (come le sfere di energia) ma che finiscono per rendere ancora più spoglio e monotono l’intera ambientazione. L’assenza di una certa premura per i dettagli la si nota anche in altri aspetti come in una gestione delle hitbox di protagonisti nemici assolutamente randomica dove è impossibile stabilire con precisione se il proprio personaggio si trova sulla linea di tiro del’avversario, non facendo che aumentare quel senso di frustrazione descritto in precedenza e costringendoci a ricominciare dall’ultimo checkpoint, il che spesso si traduce nel dover ripetere gran parte del livello.
PRO:
– Buona longevità
CONTRO:
– Enigmi ripetitivi e mal strutturati
– Gestione delle hitbox indecente
-Ambientazioni spoglie e poco ispirate
Versione testata: Nintendo Switch
Voto: 5