In attesa di chiudere la tipologia fantasy iniziata con Warhammer, Creative Assembly ritorno sui PC degli appassionati con un nuovo capitolo ad ambientazione storica, come fu ai tempi che li resero famosi. Stavolta però l’operazione è molto più contenuto rispetto al passato, concentrando i propri sforzi bellici in una terra ristretta come può essere la Gran Britannia dell’alto medioevo, con Total War Saga: Thrones of Britannia. Diverso dai capitoli canonici, quest’ultimo mantiene comunque un’anima da vero total war, regalandoci un titolo a prezzo budget ma comunque interessante e di sicuro impatto per i fan.
Le cronache del Nord
Thrones of Britannia si ambienta in un periodo altamente instabile per l’isola di Albione, divisa tra lotte intestine dei vari clan che componevano la sua popolazione e gli assalti terribili dei Vichinghi del Nord, che con la loro brutalità rimasero per sempre impressi nella mente della popolazione. E’ esattamente qui che prenderemo le redini di una delle 5 culture differenti, tra i Regni Anglosassoni, i Gallesi, gli Irlandesi, i Vichinghi e i clan Scandinavi delle coste, tutti a loro volta divisi in due fazioni differenti. Nella gestione dei clan Thrones of Britannia si rifà molto a quella già vista in Total War Warhammer, con tutte le fazioni dotate di proprie caratteristiche peculiari, sia a livello economico che militare, con un focus speciale sugli eroi. Anche qui il lavoro dei Creative Assembly attinge a piene mani dai loro ultimi due capitoli, dato che la gestione dei singoli generali e comandanti è la stessa mutuata dalla saga di Warhammer. Tuttavia alcune novità rispetto al passato riescono ad intrigare i giocatori più navigati, soprattutto quelli che amano le complessità gestionali alla Crusader Kings. Se infatti la diplomazia rimane ancora un orpello abbastanza impreciso, si è optato per aggiungere volume per quanto riguarda le relazioni tra fazioni tramite matrimoni, intrighi di corte, doni e quant’altro, segnando di fatto una novità per la serie. Questo ha visto però la scomparsa di assassini e spie, cosa che invece nei precedenti capitoli era di fondamentale importanza per intaccare i pieni del nemico. Questo gioco di semplificazioni e aggiunte a conti fatti non modifica eccessivamente la percezione del gioco, anche se gli utenti più navigati potrebbero storcere il naso.
Innovazione nei secoli bui
La gestione della componente macro è perfettamente in linea con quanto già visto finora, dall’introduzione delle provincie in Rome Total War, così come la gestione economica e degli edifici, anche se si nota immediatamente quanto il numero di questi sia effettivamente inferiore rispetto al passato. Le novità principali riguardano però la creazione degli eserciti, ora non più limitati alla provincia o alla presenza di specifici edifici. Tutte le unità, anche quelle più potenti, potranno essere reclutate ovunque, senza alcun tipo di limite strutturale, favorendo in questo modo strategie legate alla rapidità e alle incursioni piuttosto che al logoramento. È facile intuire però che una meccanica del genere porterebbe snaturare completamente il concetto di strategia e gestionale, per questo Creative Assembly ha optato per un paio di limiti in fase di creazione dell’esercito che riportano tutto a scelte più ponderate. Innanzi tutto, le unità non vengono create nella loro interezza ma solo con pochi uomini, quindi per averle a piena potenza sarà comunque necessario tornare in una provincia apposita o accamparsi. Nel secondo caso, l’introduzione della meccanica del cibo riesce a mantenere a freno le pulsioni di swarming insite in ogni giocatore. Poco cibo, poche unità, concetto semplice, basilare, ma sempre efficacie.
La sottile arte del tradimento
Uno dei focus principali di questo Thrones of Britannia è la gestione delle relazioni tra le varie fazioni, che rendono alla perfezione il periodo storico travagliato a cui fa riferimento il gioco. L’ordine pubblico e la reputazione dei vari comandanti influenzeranno le scelte diplomatiche delle altre casate, costringendovi ad avere numerose paia di occhi dietro la testa, visto che il tradimento è dietro l’angolo. I vostri generali si rivolteranno, gli alleati vi tradiranno e via dicendo, non lasciandovi mai sedere sugli allori, ma anzi costringendovi sempre a tenere sotto controllo decine e decine di fattori, cosa che rende ogni partita unica nel suo genere. Un’aggiunta interessante, che da una parte smorza l’incomprensibilità della diplomazia tipica della serie. Anche la gestione della popolazione ha subito un upgrade, con l’introduzione della meccanica della belligeranza, ovvero la volontà del popolo di scendere in guerra o meno. Tutti piccoli fattori che possono sembrare irrilevanti, ma che in realtà modificano radicalmente il gioco dandogli ulteriore complessità che da tempo latitava.
Innovazione bellica
Anche le battaglie in tempo reale hanno subito dei miglioramenti sensibili, anche se il ritorno all’ambientazione storica ha debilitato queste ultime del fascino spettacolare e pittoresco del genere fantasy tipico della serie di Warhammer. Gli scontri sono del tutto identici a quelli delle passate edizioni, ma c’è un importante aggiornamento sulle formazioni, ora più allargate e meno caotiche, che rende la gestione in tempo reale meno caotica e più ragionata. Anche il comportamento delle unità è stato reso più verosimile e meno “artificiale”, con reazioni da parte delle truppe veritiere plausibili. Ogni fazione inoltre ha mantenuto le proprie peculiarità di combattimento, con tattiche ed unità uniche che accentuano le differenze di gameplay tra un esercito e l’altro, mantenendo in parte il feeling delle diverse razze introdotte in Warhammer. Per quanto riguarda l’estensione delle mappe, c’è stato un netto ridimensionamento rispetto a quanto visto in Rome o in Empire, con terreni più contenuti ed una immediatezza delle battaglie tale da non superare quasi mai i venti minuti di gioco. Non che sia un male chiaramente, ma l’aspetto epico ne risente parecchio.
Anche dal punto di vista tecnico non c’è una reale innovazione, con una resa grafica simile a quella già vista in Attila, ma non dettagliata e sfarzosa come in Warhammer. La mappa della Bretagna, nonostante l’area inferiore, è stata resa alla perfezione e con dettagli minuziosi, tanto da non far soffrire assolutamente la poca varietà territoriale. Come sempre, l’aspetto storico è stato curato in maniera maniacale, con illustrazioni, racconti e nozioni dell’epoca realizzate con l’aiuto di vari esperti e luminari del settore, definendo così nuovamente lo standard per i giochi ad ambientazione storica.
PRO:
- Eccellente ricostruzione storica
- Nuove aggiunte interessanti
- Prezzo competitivo
CONTRO:
- Alcune semplificazioni eccessive
- Battaglie di dimensioni ridotte
Versione testata: PC
Voto: 8