Tom Clancy’s Ghost Recon: Breakpoint è il sequel di Ghost Recon: Wildlands del 2017, un titolo che aveva aggiunto al brand un eccellente componente open world, pur peccando di poca varietà nel gameplay. Breakpoint, al di là della location e di qualche piccola e interessante aggiunta, rimane nelle basi estremamente simile al predecessore, il che da una parte regala ai giocatori che hanno apprezzato il titolo del 2017 una piacevole sensazione di familiarità; dall’altra, però, si allontana completamente dalle ottime premesse e dichiarazioni che Ubisoft ha fatto nel corso dei mesi e che facevano ben sperare. Gli sviluppatori, infatti, hanno più volte parlato di un capitolo dal gameplay più profondo, nel quale le fasi shooter erano mitigate dalle meccaniche più strategiche e survival rendendo di fatto Breakpoint più vicino alle origini del brand, che nasce come FPS dalla predominanza strategica. Il risultato si distacca molto dalle dichiarazioni, portando Breakpoint ad essere un altalenante more of the same.
Nella misteriosa Aurora
Una delle novità di Ghost Recon: Breakpoint è il cambio di location e conseguentemente di trama. Abbandonata completamente l’atmosfera tropicale di Wildlands, in questo capitolo ci spostiamo a sull’isola di Aurora, un segretissimo arcipelago dove le fonti rinnovabili, alta tecnologia e paesaggi suggestivi la fanno da padrone. Un vero e proprio paradiso, non esente però da pericoli: l’atmosfera apparentemente perfetta nasconde una vera a propria produzione di droni da guerra non solo tecnologicamente avanzati, ma anche estremamente potenti tanto da permettere all’ex Ghost Cole Walker (interpretato da Jon Bernthal) insieme al suo esercito di mercenari (i Lupi) di impadronirsi della Skell Tecnology e dell’intera isola, diventando una pericolosa e concreta minaccia per tutte le nazioni. In Breakpoint il nostro personaggio sarà Nomand (il cui aspetto sarà personalizzabile attraverso un editor dalle scarne e discutibili fattezze), un Ghost che insieme ad altri uomini verrà inviato ad Aurora, ma ovviamente la missione non andrà a buon fine: il nostro elicottero verrà abbattuto, la nostra squadra decimata e noi ci ritroveremo soli, gravemente feriti e circondati da nemici piuttosto spietati. Da qui inizia effettivamente il gameplay di Ghost Recon: Breakpoint, una situazione complessa che ci permette, però, di apprendere le meccaniche di base come le fasi shooter e l’approccio stealth e la possibilità di mimetizzarsi con il terreno. Sin dai primi minuti di gioco è chiaro che l’obiettivo primario degli sviluppatori era la realizzazione di un gameplay più complesso dove l’elemento tattico è fondamentale ed ogni azione va valutata con maggiore cautela favorendo in molti casi l’approccio stealth. Il risultato però è ben diverso, dato che le premesse risultano solo un flebile tentativo malriuscito, come apparirà chiaro purtroppo durante lo svolgimento delle missioni. I giocatori si troveranno di fronte, infatti, una campagna più interessane e scorrevole rispetto a Wildlands, ma che mantiene rispetto al suo predecessore gli stessi chiari difetti: una ripetitività nelle missioni soprattutto nelle tante (troppe) quest secondarie. Una mancanza di creatività che passò (con riserve) in secondo piano nel capitolo del 2017. In Breakpoint, invece, questi elementi si fanno ancor più evidenti tanto da rendere il gioco a tratti monotono e piatto, mettendo in evidenza un sistema e una tipologia che mostra evidenti segni di stanchezza.
Azione in solitaria
Ghost Recon: Breakpoint può essere giocato completamente in single player, senza la presenza di compagni controllati dall’intelligenza artificiale, mancanza che si sente specialmente nelle sezioni più strategiche. Le missioni in generale risultano più complesse, con elementi ben bilanciati: in Wildlands la meccanica del tiro sincronizzato permetteva di far eliminare dai nostri compagni di squadra con estrema facilità i nemici semplicemente evidenziandoli con il drone, banalizzando la conquista delle varie basi nemiche. In questo capitolo avremo a disposizione un numero limitato di droni da utilizzare, una volta terminati dovranno essere nuovamente costruiti o acquistati. Le armi a disposizione sono tante e possono, man mano che andremo avanti, essere sbloccate e potenziate così come le abilità e le quattro classi del nostro personaggio (Medico da Campo, Assalto, Pantera e Tiratore), il che rende meno complesso terminare in solitaria l’avventura. Un aspetto positivo del gioco è la possibilità di portare avanti la campagna adattandola completamente al proprio stile di gioco. Selezionando la difficoltà “Arcade” è infatti possibile eliminare tutte le meccaniche stealth e strategiche, l’unico obiettivo sarà senza fronzoli gettarsi sul campo di battaglia e lasciare una lunga scia di sangue alle spalle. Di altro stampo è la modalità “Estrema” dove la pianificazione e l’attenta osservazione del campo di battaglia mediante il drone è fondamentale, così come l’approccio stealth e il mimetismo ambientale. Nella modalità più difficile è importante avere con sè un buon equipaggiamento come per esempio siringhe curative, mine, razzi e granate, fucile da cecchino ecc. In Ghost Recon: Breakpoint sono introdotte alcune interessanti novità: meccaniche survival e RPG, evidenti nella resistenza fisica (stamina) e nelle ferite debilitanti, da curate immediatamente per evitare una perdita di mobilità. Il gioco presenta, a differenza del suo predecessore, un sistema di progressione complesso, composto dalle sopracitate classi disponibili selezionabili in qualsiasi momento. Una novità interessante, ma mai del tutto approfondita anche a causa del loot inspiegabilmente ostico e non sempre bilanciato.
Azione in coop
La modalità cooperativa in Ghost Recon: Breakpoint è disponibile unicamente online. Con un gruppo di amici non è solo possibile completare delle missioni, ma anche portare avanti la campagna. Sulla carta sarebbe sicuramente una nota divertente, peccato che l’intera esperienza sia disseminata di glitch e bug. Armi involontariamente silenziate, personaggi che compaio dal nulla (fastidioso specialmente nelle fasi in cui passare inosservati è fondamentale) e morti inspiegabili. Questi sono solo alcuni degli episodi che abbiamo riscontrato che hanno trasformato una modalità potenzialmente divertente in un’esperienza frustrante. Nota positiva è il matchmaking estremamente funzionale.
Alti e bassi
Come abbiamo detto in precedenza la storia è avvincente e interessante, ma le cutscene e tutti i mezzi necessari per raccontarla sono qualitativamente instabili. Un costante balletto tra alti e bassi: pessimo doppiaggio e audio che non rispecchia quasi mai l’azione su schermo. I filmati sono graficamente superiori rispetto a Wildlands, ma anche in questo caso bug e glitch sono sempre dietro l’angolo. Gli sviluppatori hanno fatto un ottimo lavoro per quanto riguarda l’interfaccia, semplice e intuitiva.
I 30 frame al secondo che vengono mantenuti in maniera costante, anche quando l’azione diventa concitata su schermo. Nel comparto visivo si notano evidenti fenomeni di pop-up specialmente quando esploriamo la mappa a bordo di un elicottero. Il livello qualitativo è incostante, e capita spesso di passare da così accade di passare da scenari splendidi ed evocativi, ad altri decisamente dimenticabili.
PRO
- Trama interessante
- Interfaccia utente ben confezionata
- Ottima varietà di armi
CONTRO
- Missioni ripetitive
- Alti e bassi a livello tecnico
- Poche novità
Versioni disponibili: PC, PlayStation 4, Xbox One
Versione provata: Xbox One