L’ultimo titolo sviluppato da Paintbucket Games arriva col passo felpato in un momento delicatissimo dell’anno, quello della Shoah, la rievocazione dell’Olocausto che ha spezzato tantissime vite umane innocenti. Through the Darkest of Times parte proprio dal principio, da quel gennaio del 1933 dove a Berlino venne dichiarato “pieni poteri ad Adolf Hitler”, divenuto cancelliere della Germania, e finisce laddove possono finire solo gli orrori più indicibili – negli incubi di generazioni e generazioni che ancora mantengono vivo il ricordo. E’ un gioco che si prende sul serio, siete avvertiti, non uno strategico lieto da affrontare alla leggera.
Anni oscuri e si parla ancora di Medioevo? Seriamente?
Through the Darkest of Times è principalmente uno strategico a turni che vi lascerà affrontare gli orrori del Reich tedesco ed il lento, crescente degrado causato dai nazisti dal punto di vista di un gruppo della Resistenza con sede a Berlino. Il gioco copre l’intero arco “Hitleriano”, iniziando appunto con la presa al potere del 1933 per finire con la resa incondizionata Tedesca nel 1945. Nel mentre, dovremo pianificare accuratamente come combattere la piaga con un gruppo di cinque persone, che di certo da sole non possono combattere un esercito preparato e assetato di sangue. Cosa fare quindi? Agire in silenzio, raccogliere seguaci, ottenere il sostegno dalle persone meno coinvolte (o più capaci di giudizio) restando vivi, sgattaiolando sotto il naso della Gestapo senza finire scoperti e prigionieri, o meglio, vittime di carnefici che vi spremerebbero il cervello fino a farlo arrivare alle interiora.
Fatevi un bagno di realtà che vi fa bene
Come abbiamo già accennato, Through the Darkest of Times è uno strategico a turni, in cui dovremo assegnare ad ogni nostro compagno un’azione – o compito – volto a sabotare il Reich: dal produrre volantini allo scrivere sui muri, dal raccogliere informazioni per renderle pubbliche al puro e semplice reclutamento. Più alta sarà la difficoltà delle vostre azioni e più correrete il rischio di attirare su di voi attenzioni poco gradite. Il gioco, diviso in quattro capitoli, segue da vicino quelli che furono gli eventi reali dell’epoca, eventi inevitabili che non potrete modificare per ovvie ragioni. Quello che farete però influirà in modo percepibile sulla vostra vita, su quella dei membri del gruppo e delle persone attorno a voi, che vi aiuteranno sempre più o sempre meno in base alle premesse e allo stringersi della guerra attorno ai loro colli. I compagni sono generati in maniera casuale ad ogni partita e dispongono di personalità, schieramento politico, orientamento religioso, impiego e punti di vista molto diversi tra loro, rendendoli adatti a portare a termine determinati compiti. Quanto a noi, in quanto capo di questo sparuto gruppo di ribelli, sarà compito nostro fare scelte morali sempre più pesanti, che andranno a riflettersi sulla storia e sul morale dei compagni.
Il gioco ci permette di scegliere due modalità di approccio con un diverso livello di sfida: La Story Mode, adatta per chi si approccia al genere o vuole seguire la storia senza troppi impicci, e la Resistance Mode adatta per i giocatori hardcore, dove ogni nostra azione avrà il massimo degli impatti negativi, come allertare la Gestapo o compromettere l’umore dei nostri seguaci fino a livelli di guardia. Il prodotto è pelopiù testuale, ma il giocatore sarà sempre in grado di tenere traccia delle conseguenze grazie ad articoli di giornale, brevi sequenze animate e dialoghi accurati. All’apparenza il gioco è lineare, e la cosa in cui il prodotto riesce bene è proprio a nascondere abilmente i pochi finali inframezzandoli alle diverse scelte durante gli spezzoni illustrati. Il sistema di salvataggi è a check-point, limitante da un lato ma che lavora bene nel contesto, dove si insiste tantissimo sul peso della reciproca fiducia e sugli accadimenti: le missioni si possono difatti intraprendere liberamente e, nel caso qualcosa vada storto, è possibile scegliere di abbandonare tutto senza guadagni nè perdite, di tamponare da una parte e dall’altra o di tirare dritti a qualsiasi costo.
Parliamo un po’ di tecnica…
E’ dura parlare di un’opera che colpisce su così tanti livelli. Through the Darkest of Times ci mette davanti ad uno stile grafico noir all’apparenza, semplice da decifrare, geometrico, fatto di chiari e scuri (sopratutto scuri), dove il colore sbiadisce senza lasciare spazio alla speranza. L’unico punto focale per ovvie ragioni è il rosso – il rosso delle fiamme, delle bandiere, del sangue – dosato attentamente proprio per impregnarci sempre più in un’atmosfera di crescente violenza e pericolo. Il gioco sotto questo punto di vista riesce a darci una serie di suggestioni efficaci, tramite grafica e testo, lasciandoci comunque il compito di decifrare il vero stato d’animo dei cittadini sempre più ottusi e inscatolati nel regime. E dopo questo, proprio per sottolineare il suo valore educazionale, verremo posti davanti a cutscene dove rivivremo uno ad uno gli accadimenti, la persecuzioni delle minoranze e il dramma dei campi di concentramento, tutti visti in prima persona da noi, messi nei panni di un cittadino qualunque che vede la sua nazione sbandare e la popolazione venire accecata da una fame di guerra che la frantumerà letteralmente.
Il reparto audio di Through the Darkest of Times accompagna le immagini forti che ci verranno messe di fronte, anche nei momenti di gestione dei personaggi e durante le cutscene, facendo intuire sottilmente come finirà una missione, il responso di un’azione e via dicendo. Mormorii di sottofondo, brusii da radio statica, voci e musiche sono ben confezionate e rimandano ai tempi che furono. L’unico aspetto sotto cui il gioco è manchevole è una buona localizzazione in italiano che se ben fatta farebbe miracoli; è pur sempre possibile ripiegare sull’inglese – molto buono e comprensibile anche per i meno avezzi – tenendo conto del fatto che a volte saremo costretti a dare delle risposte a tempo.
La longevità del titolo è buona a causa di tutta una serie di imprevisti che possono accadere durante la partita grazie ai personaggi generati, ma limitata dal fatto che ad ogni capitolo ci sia un certo numero di turni di cui poter disporre. Com’è capitato, potrebbe accadere di arrivare ad una svolta (una risorsa che dovete ottenere, un quantitativo di denaro, una “forzatura” diciamo) che è impossibile da ottenere ad un certo punto per il semplice fatto di non averci lavorato prima. In assenza di queste forze, inevitabilmente il capitolo viene chiuso passivamente senza grandi guadagni o perdite: le missioni sono varie su questo, ma si intravede come difetto generale la mancanza di uno scopo finale nel gioco che non sia sopravvivere al giorno/anno. Through the Darkest of Times vuole di fatto raccontare una storia precisa, che si chiude in maniera attigua alla realtà, e sotto questo punto di vista gestisce bene il ritmo della narrazione ma non lascia spazio ad altre divagazioni.
PRO:
⦁ Storicamente impeccabile ed educativo
⦁ Scelte artistiche e sonore particolari
⦁ Ritmo serrato nella narrazione
⦁ Gameplay che si impara a gestire con facilità, ma ben sfaccettato
CONTRO:
⦁ Punta alla sopravvivenza, manca uno scopo finale alle missioni
⦁ Le missioni alla lunga risultano monotone
⦁ Probabile situazione di impasse
Piattaforma: Pc (Steam)
Pegi: /
Longevità: 6-7 ore
Sviluppatore: Paintbucket Games
Editore: HandyGames
Distributore: Steam
Lingua: inglese e tedesco (voci e sottotitoli), spagnolo, francese, giapponese, russo, cinese (sottotitoli)
Anno: 30 gennaio 2020