Focus Home Interactive e Spiders Games tornano sul pianeta rosso con The Technomancer. Seguendo le orme di Mars: War Logs, il team di sviluppo francese ha deciso di continuare un percorso già battuto in passato, proponendo un giusto epiologo ad un titolo che, seppur non brillante, meritava una seconda chance.
A sea of mediocrity
Le fondamenta di The Technomancer non sono di certo le più solide, considerando lo scarso successo ottenuto dal suo predecessore, Mars: War Logs, e al budget con cui è stato sviluppato il titolo. Nonostante uno sviluppo votato al risparmio e un passato non proprio brillante, The Thecnomancer è riuscito sin da subito a catturare l’attenzione del pubblico e della critica, proponendo un RPG diverso dal solito e, grazie al fascino dell’ordine dei Tecnomanti è riuscito a gettare quel velo di mistero che rende un prodotto interessante. The Technomancer riprende le vicende trattate in Mars: War Logs, abbandonandone i personaggi principali per abbracciare in una chiave più complessa il concetto di umanità su Marte. Il pianeta rosso, di sua natura inospitale, non è stato generoso con gli esseri umani e, in modo molto simile al Pianeta Delle Scimmie, l’umanità ha dimenticato le sue origini, inquadrando il pianeta terra come una sorta di paradiso sovrannaturale, venerando antiche reliquie provenienti dalla prima spedizione su Marte, come Tablet e altri oggetti di natura tecnologica che hanno assunto un valore religioso per i devoti rimasti sul pianeta. I concetti di abbandono e di adattamento sono molto forti in The Technomancer, spostando il baricentro della trama non più sulla sopravvivenza dell’individuo ma sull’evoluzione dell’intero pianeta, sia su un livello politico che sociale.
L’antico ordine dei Technomancers è visto con temuta riverenza da parte dei popoli di marte, un’antica istituzione che addestra individui con poteri speciali sin dalla prima infazia, andando a creare una sinergia tra magia e tecnologia unica nel suo genere. L’appeal mostrato dai tecnomanti è forse il motivo cardine per cui il titolo suscita un forte interesse iniziali, la sottile linea che divide la magia dalla tecnologia è spesso tracciata da coloro che non ne comprendono in pieno il suo potenziale. Nonostante la natura action del titolo di Focus Home Interactive, la politica e i dialoghi rappresentano il mezzo più potente in The Technomancer. Curate nei minimi dettagli, le relazioni con i personaggi andranno a rappresentare un punto cardine al fine dello svolgimento della trama, lasciando al giocatore alcune decisioni incisive grazie ad un sistema di Karma molto simile a quello già visto in Mass Effect.
Proprio come in Mars : War Logs, il pianeta rosso è sotto il dominio delle corporazioni dell’acqua, un bene talmente prezioso in un ambiente così ostile ed arido da rappresentare l’unica vera fonte di potere. Le guerre per la superemazia delle diverse corporazioni ha profondamente logorato il tessuto sociale instaurato nel pianeta durante i secoli dopo l’arrivo degli umani, andando a creare delle vere e proprie fazioni in netto contrasto tra loro. Un sistema sociale votato all’emarginazione dei deboli e dei mutanti, ovvero, esseri umani esposti alle radiazioni del sole che hanno subito forti mutazioni.
Il compito dei Tecnomanti è quello di mantenere l’ordine nelle varie città, collaborando con le forze dell’ordine ma senza mai perdere di vista il loro unico e vero scopo: ritornare sulla terra. La ricerca compulsiva di reliquie terrestri da parte dei Tecnomanti ha portato l’intero ordine sull’orlo della distruzione, in seguito alla scoperta di un segreto che non riveliamo per motivi legati alla trama principale.
La premessa di The Technomancer è tutt’altro che banale e analizza a fondo i rapporti umani e politici che legano i personaggi, una componente molto importante per un RPG che mira all’immersività. Tra il dire e il fare c’è però di mezzo un mare, un mare di mediocrità che purtroppo costituisce una zavorra a volte troppo pesante da sopportare.
Life on Mars
Nonostante la premessa tutt’altro che banale, l’impatto iniziale di The Technomancer in materia di gameplay non è proprio dei migliori. La legnosità delle animazioni e un editor a dir poco primitivo del personaggio fanno da preludio ad un avventura che brilla sicuramente in longevità ma che presenta fin troppe problematiche. Una delle novità più interessanti introdotte dal titolo è il sistema di classi. The Technomancer propone una scelta tra tre classi principali: il Guerriero, armato di bastone e votato ai colpi critici, il Furfante, ovvero una variante del Rogue, una classe agile e versatile che fa leva su uno stile di gioco più furtivo, armato di coltello e pistola e infine il guardiano, il Tank del gruppo armato di mazza e scudo, molto resistente ma con un basso apporto di danno. Le tre classi disponibili nel gioco fanno capo ad una macro-classe, la Tecnomanzia, ovvero la magia che scorre nelle vene dei tecnomanti che incrementa le potenzialità di ogni classe grazie ai suoi attacchi elettrici e scudi magnetici. La vera novità introdotta in The Technomancer è costituita dalla coesistenza delle tre classi principali per tutto il corso del gioco, uscendo dai classici canoni dell’RPG, il titolo propone infatti uno switch tra le varie “stance” permettendo il passaggio istantaneo da una classe all’altra con la semplice pressione di un pulsante, un elemento che gioca a favore di una versatilità atta ad allontanare la noia e la ripetitività. Il sistema di leveling purtroppo non incentiva il cambio di classe, mettendo il giocatore in condizione di scegliere una classe preferita, comportando pesanti svantaggi nel momento in cui si sceglie di cambiare, un vero peccato se si considera il cambio di stance qualcosa di simile al Warrior di World of Warcraft, un cambio dinamico che viene però scoraggiato sul nascere per colpa di meccaniche di gioco poco coerenti tra loro. In aggiunta al classico albero delle abilità, The Technomancer propone una scelta più raffinata tra talenti e statistiche di base, conferendo una personalizzazione maggiore al proprio personaggio e spingendo il giocatore a spaziare tra le varie possibilità, incentivando diversi tipi di approccio ai combattimenti.
Il sistema di combattimento di The Technomancer è forse il punto più critico dell’intera produzione. Un sistema poco preciso e ripetitivo che risulta logorante per il giocatore, limitando l’intera esperienza di gioco ad uno “schiva-colpisci” privo di qualsiasi sfida a causa di un sistema di collisioni impreciso, una IA prevedibile e una varietà di combinazioni decisamente limitata. Il titolo non propone una gamma soddisfacente di nemici, limitandosi a schierare contro il protagonista truppe di soldati appartenenti alle tre classi sopracitate e una timida serie di bestie che non andranno mai a costituire un vero problema, l’impossibilità di saltare annulla la verticalità del titolo, riservando i movimenti verticali del personaggio solo in alcune transizioni tra i livelli. La ripetitività dei combattimenti unita ad un backtracking estenuante, che andremo ad approfondire più avanti, rendono l’esperienza di gioco tediante e logorante. Ad un abbozzato sistema di combattimento va ad affiancarsi un altrettanto timido sistema di crafting mirato a potenziare alcuni oggetti con l’aggiunta di statistiche offensive nel caso delle armi o difensive nel caso dell’armatura. Il sistema di crafting limitato non è altro che la conferma di una generale carenza di varietà in armi e armature che accompagna il giocatore per tutta l’avventura, mettendolo di fronte ad una scelta limitata tra pochi oggetti.
Houston, abbiamo un problema
Come già anticipato, sebbene la vera natura di The Technomancer risieda nei combattimenti, le opzioni di dialogo costituiscono uno degli elementi più importanti del titolo, questo rende il carisma del personaggio principale molto importante ai fini della storia e ci permette di evitare diversi combattimenti con un saggio uso delle parole. La presenza quasi asfissiante dei dialoghi riesce comunque a dare spazio ai combattimenti, sopratutto dopo una prima fase iniziale molto lenta e noiosa che sfocia poi in qualcosa di più grande, andando a delineare i contorni di un’avventura ben concepita ma realizzata con scarsa cura.
Una parvenza di varietà appare nel momento in cui entra in gioco una funzione proveniente direttamente dall’universo di Mass Effect e Dragon Age. La possibilità di formare una squadra composta da alcuni NPC incontrati durante la storia alleggerisce quello che sarebbe stata un’esperienza molto pesante per il giocatore, fornendo quella parvenza di varietà e personalizzazione utile a rendere l’intera avventura più sopportabile. La composizione della squadra e la gestione dei suoi componenti richiama fortemente le produzioni di Bioware, sebbene siamo molto lontani da una tale caratura, riprendendone anche i rapporti e le missioni personali. Ogni personaggio ha i propri ideali, spesso in contrasto con altri componenti del team, bisogna dunque scegliere saggiamente le proprie azioni in modo da non scontentare nessuno. Le motivazioni politiche e razziali di alcuni personaggi ci metteranno spesso di fronte ad una scelta determinante, restando sempre coerenti con la trama sebbene in alcuni casi l’influenza politica possa risultare noiosa e abbastanza pesante da digerire. Sebbene la quest principale non sia lunghissima, la presenza di numerose quest secondarie legate sia ai personaggi della propria squadra che ad altri NPC in giro per le città, offrono degli spunti interessanti ai fini della longevità generale del titolo. Alcune quest secondarie andranno ad approfondire le relazioni con i personaggi della squadra, altre invece risultano anonime e poco stimolanti. La presenza di numerose quest secondarie non copre la mancanza di varietà negli ambienti, il giocatore si ritroverà spesso a girovagare per la città parlando con vari personaggi, aumentando quell’effetto di ripetitività che tanto colpisce l’esperienza di gioco di The Technomancer
Le ambientazioni di The Technomancer rispecchiano alla perfezione l’idea che il titolo da di se dopo alcune ore. L’intera avventura si svolge infatti in ambienti chiusi costituiti in più livelli disposti in micro-zone separate da caricamenti estenuanti. Le aspettative in The Technomancer erano quelle di un mondo più aperto, più selvaggio, la realtà dei fatti spinge la produzione verso un risultato più chiuso e ripetitivo, basta considerare che l’intera prima parte del gioco si svolge dentro una città, senza possibilità di uscirne. La mobilità del personaggio è forse l’handicap più grande in termini di esplorazione, in aggiunta alle animazioni legnose e allo scarso controllo del protagonista, gli ambienti risultano passivi con una totale assenza di interazione. La progressione generale della trama obbliga il giocatore a tornare costantemente nelle zone iniziali, costringendolo ad affrontare sempre gli stessi nemici ed a percorrere le stesse strade fino alla fine del gioco, un backtracking noioso, estenuante e poco stimolante che cerca di coprire la scarsa varietà degli ambienti distribuiti nella ventina di ore necessarie per completare il gioco. In termini di level design, The Technomancer si distingue in poche zone, una tra tutte è Noctis, la città dei mercanti, realizzata con grande cura sia dal punto di vista artistico che strutturale, un bagliore nell’oscurità che purtroppo non riesce a compensare le numerose mancanze del titolo.
The eye in the sky
Passando a questioni più techiche, The Technomancer riescea fornire un paio di spunti piacevoli in termini di direzione artistica quando ci si trova in luoghi più aperti e incontaminati, proponendo di contro lo stesso pattern di edifici per l’intera città principale unito ad una qualità poligonale discutibile ad al fastidioso pop-up di alcune textures. Il titolo offre alcune soddisfazioni in termini di illuminazione ben realizzata, come già accennato in precedenza il massimo spunto del titolo è concentrato a Noctis, una pittoresca città in stile arabo che collima in pieno con la cultura e l’etnia della città. In termini di doppiaggio, l’assenza di un parlato in italiano incentiva l’utilizzo dei sottotitoli senza però perdere qualità grazie ad un doppiaggio inglese ben realizzato che riesce ad individuare gli accenti dei vari personaggi in base alla loro provenienza con coerenza e precisione. Le critiche alla qualità tecnica di un titolo come The Technomancer passano in secondo piano se si pensa al budget con il quale è stato realizzato il titolo in combinazione con il prezzo proposto, bisogna dunque ammettere che, tutto sommato, il lavoro svolto dal punto di vista tecnico va condannato con termini troppo pesanti. L’utilizzo degli effetti particellari non è il massimo ma risulta comunque soddisfacente nelle fasi più spettacolari e l’effetto generato dall’utilizzo dei poteri ne aumenta notevolmente la spettacolarità. In termini generali la qualità tecnica di The Technomancer è più che sufficente, non si tratta di un miracolo della grafica ma offre comunque degli spunti interessanti.
PRO:
- Trama avvincente
- Dialoghi ben realizzati
- Sistema di classi interessante
CONTRO
- Sistema di combattimento poco preciso
- Animazioni legnose
- Poca varietà nelle secondarie
- Ambienti chiusi e ripetitivi